Terremoto in arrivo per i Treasury e anche BTP? Attenti al fattore carry trade dal Giappone

Laura Naka Antonelli

17 Giugno 2025 - 16:03

C’è chi paventa un Armageddon finanziario globale. Dopo scossa al carry trade nel 2024, nuovi pericoli in vista? La Bank of Japan cerca di tamponare la minaccia.

Terremoto in arrivo per i Treasury e anche BTP? Attenti al fattore carry trade dal Giappone

È già da un po’ che uno spettro aleggia in tutto il mondo finanziario, che in realtà nel 2024 si è già fatto realtà: è la crisi del carry trade sullo yen, strategia di investimento che per tanto tempo, grazie ai tassi del Giappone a valori a dir poco stracciati, ha portato acqua al mulino di diversi asset finanziari, Treasury USA, ma anche BTP e diversi altri titoli di Stato di tutto il mondo.

Il tema del futuro di questa strategia di investimento, di cui si è parlato molto già nell’estate del 2024, quando si sono manifestati diversi episodi di liquidazioni carry trade finanziato dallo yen, con tanto di scosse sui mercati finanziari globali, è quanto mai attuale.

Tassi e Titoli di Stato JBG, gli annunci della Bank of Japan

Si torna a guardare con un interesse misto a paura ai Titoli di Stato del Giappone, più semplicemente ai JGB (Japanese Government Bonds), a seguito della carrellata di annunci arrivata dalla Bank of Japan che, nella giornata di oggi martedì 17 giugno, ha confermato i tassi di interesse allo 0,5%.

Non è tanto questa la decisione, tuttavia, a cui gli investitori di tutto il mondo guardano. I riflettori sono accesi infatti piuttosto sulla presentazione della tabella di marcia del tapering dei bond sovrani giapponesi di cui tuttora la BOJ fa incetta.

Una tabella di marcia, quella illustrata oggi, in realtà meno severa rispetto a quanto temuto in precedenza, in quanto il governatore della Bank of Japan Kazuo Ueda ha ammesso che esistono rischi al ribasso più significativi che incombono sull’economia del Giappone, a causa del contesto di elevata incertezza per il destino dell’economia globale (praticamente per l’impatto, ancora impossibile da calcolare, dei dazi decisi dal presidente americano Donald Trump).

In evidenza il trend dei Titoli di Stato del Giappone. Focus sui rendimenti a 10 anni, che oggi salgono di 3 punti base all’1,45%. Il trend YTD, dunque dall’inizio del 2025, è di uno scatto di 53 punti base.

L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione odierna in rialzo dello 0,59%, a quota 38.536,74 punti.

Tapering bond Bank of Japan, Kazuo Ueda mette il freno

Per quest’anno, la BOJ non ha annunciato alcuna variazione al piano esistente di acquisti di bond, che comporta una riduzione degli acquisti di JGB, da parte dell’istituzione, pari a 400 miliardi di yen al trimestre (l’equivalente di 2,76 miliardi di dollari), finalizzata a far scendere gli acquisti mensili dei Titoli alla cifra di 3 trilioni di yen entro il marzo del 2026.

La novità è rappresentata da quanto ha deciso di fare la Bank of Japan nell’anno fiscale 2026.

Stando al piano di QT- Quantitative tightening presentato oggi, la banca centrale continuerà a ridurre i suoi acquisti di JGB, ma in misura inferiore, dimezzando l’ammontare dei tagli, così da far scendere la quantità di shopping di bond giapponesi a 2 trilioni di yen al mese entro il marzo del 2027.

Il tapering continuerà dunque ad andare avanti, ma a un ritmo dimezzato.

Il motivo di questa decisione, che l’economista senior di Mizuho Research & Technologies Saisuke Sakai ha definito “market friendly”, è da individuare nelle richieste che diversi operatori di mercato hanno inoltrato alla stessa BOJ, temendo evidentemente scossoni troppo importanti a danno dei Titoli di Stato del Giappone.

Interpellata dalla Reuters, Sakai ha detto infatti che, “nell’allentare il ritmo del tapering, (la banca centrale) farà in modo che i rendimenti di lungo periodo non salgano troppo ”.

Bank of Japan meno hawkish blinderà strategia carry trade?

Basterà però questa mossa a blindare la strategia del carry trade, il cui destino appare tutto fuorché sicuro?

Va ricordato che, già agli inizi di agosto del 2024, i mercati sono stati assaltati da una carica di sell, che hanno azzannato bond e azioni di tutto il mondo, a causa del collasso del carry trade sullo yen.

Vale la pena di ricordare in cosa consiste questa strategia di investimento, o anche di arbitraggio.

Si tratta di un modus operandi che vede gli investitori indebitarsi in una valuta come lo yen o in qualsiasi altra moneta emessa da un’economia caratterizzata da tassi di interesse particolarmente bassi, per acquistare asset o altre monete che presentano rendimenti più elevati.

Il carry trade sullo yen è andato avanti indisturbato per un periodo di tempo piuttosto lungo, blindato dai tassi di interesse che, in Giappone, sono stati lasciati a livelli attorno allo zero se non anche al di sotto, per diversi anni. Fino a quando anche la Bank of Japan si è dovuta dare una scrollata e a iniziare a drenare liquidità dai mercati iniziando ad alzare i tassi.

Quelle aste andate male in Giappone per la paura del debito

Il cambio di rotta è avvenuto il 19 marzo 2024, giorno storico per la Banca centrale del Giappone, che ha messo la parola punto alla sua politica monetaria incentrata sui tassi negativi, alzando i tassi benchmark dal -0,1% a un range compreso tra lo 0% e lo 0,1%.

Si è trattato solo del primo atto, visto che oggi i tassi viaggiano attorno allo 0,5%, sulla scia di altre strette monetarie che la BOJ ha poi varato. Valore, quello dello 0,5%, che oscilla ancora attorno allo zero, ma che tuttavia non è bastato più a rassicurare i più convinti sostenitori del carry trade e, anche, diversi esperti.

Motivo: il rialzo dei rendimenti dei Titoli di Stato del Giappone, che è stato scatenato in queste ultime settimane, in particolare negli ultimi giorni di maggio, non solo da una Bank of Japan meno presente sui mercati, a causa del tapering degli acquisti di JGB, ma anche per i timori intensificatisi, relativi al mostruoso debito-PIL del Giappone. Non è un caso che una recente asta di Titoli di Stato a 20 anni si sia confermata la peggiore dal 2012.

Molto male è andata anche l’asta che ha avuto per oggetto lo scorso 28 maggio Titoli di Stato con scadenza a 40 anni, con la domanda che è crollata al livello più basso dal luglio del 2024.

L’ennesimo episodio di asta caratterizzata da pochi buyer ha fatto schizzare i rendimenti dei JGB al rialzo, con quelli a 40 anni che si sono impennati al massimo di sempre, ovvero al 3,689%, in crescita di 70 punti base circa YTD.

A quel punto, la paura di nuovi episodi di liquidazioni di carry trade è tornata a esplodere, tanto che Albert Edwards, strategist del mercato globale di Societe Generale Corporate & Investment Banking, ha avvertito che, nel caso in cui i rendimenti dei Titoli di Stato del Giappone dovessero continuare a salire, si potrebbe verificare addirittura “un Armageddon sui mercati finanziari”.

Investitori giapponesi tornano a casa. Quel forte sell off sui Bund mentre l’America trema

Il timore degli esperti non è soltanto per la possibile ritirata degli investitori giapponesi dai Treasury americani, che già stanno vivendo un periodo di crisi di fiducia, sulla scia del forte peggioramento del sentiment che ha investito il dollaro USA, ma per gli stessi Titoli di Stato dell’area euro, già da un po’ mollati dal Giappone.

All’inizio di quest’anno, un articolo del Financial Times aveva già messo in evidenza la metamorfosi in atto, indicando come, in un contesto di rialzi dei tassi di interesse che vede da più di un anno all’opera la Bank of Japan, gli investitori locali stessero iniziando a scaricare i bond stranieri.

Inoltre, agli inizi di giugno si è appreso che, nel mese di aprile, gli investitori giapponesi hanno venduto Bund tedeschi al ritmo più forte dal 2014, mollando stando ai dati pubblicati dal Ministero delle Finanze del Giappone e riportati da Reuters, “quasi 1,5 trilioni di yen (10,4 miliardi di dollari) di titoli al netto degli acquisti, il volume più elevato dal 2014 secondo Commerzbank ”.

Nel rallentare il ritmo del tapering dei suoi acquisti di JGB a partire dal prossimo anno, la Bank of Japan ha agito oggi per impedire eventuali ondate di smobilizzi che finiscano per far volare ulteriormente i rendimenti dei Titoli di Stato del Giappone: di per sé, si tratta di una mossa che potrebbe sedare l’ansia, che monta già da un po’, di episodi violenti di liquidazioni del carry trade.

L’appello del governo di Tokyo in stile governo Meloni

Rimane il fatto che, per un arco di tempo decisamente molto lungo, gli investitori giapponesi, alle prese con Titoli di Stato di casa che presentavano rendimenti decisamente risicati, avevano guardato con grande interesse ai bond sovrani esteri, facendo shopping in misura importante non solo di Treasury ma anche di Titoli di Stato dell’area euro.

Ora la situazione, tuttavia, è cambiata: con i rendimenti dei bond giapponesi destinati a salire in vista di nuovi rialzi dei tassi in Giappone che la Bank of Japan ha per ora messo solo in pausa, è molto probabile che l’uscita dai bond stranieri per i Titoli di Stato made in Japan continuerà, in quanto gli investitori giapponesi troveranno appetibile la soluzione di tornare anche a casa e fare incetta di JGB.

A promuovere il ritorno a casa degli investitori è lo stesso governo di Tokyo che, con un appello che in Italia fa pensare anche ai ripetuti auspici rilanciati più volte dal governo Meloni, ha di recente incitato i giapponesi a fare shopping di Titoli di debito. “Dobbiamo continuare a portare avanti gli sforzi volti a promuovere ulteriormente la partecipazione domestica ai bond governativi, al fine di evitare balzi dei rendimenti di lungo termine provocati da squilibri tra la domanda e l’offerta”. In questa situazione, a tremare di più è soprattutto l’America di Donald Trump, visto che il Giappone detiene Titoli di Stato Usa, ergo Treasury, per un valore di ben $1,13 trilioni.

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