Terre rare e oro, cosa si può recuperare da un vecchio cellulare?

Luna Luciano

25 Aprile 2023 - 09:30

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Le Terre Rare supereranno per valore petrolio e gas, ma non è così semplice trovarle. Eppure i cellulari possono diventare una fonte preziosa: quali e quante Terre rare possono essere recuperate?

Terre rare e oro, cosa si può recuperare da un vecchio cellulare?

Negli ultimi anni si è sempre più spesso sentito parlare delle Terre Rare, ossia ben 17 tipologie di metalli rari che per le loro caratteristiche risultano essere essenziali per le attuali e future tecnologie e che potrebbero essere fondamentali in futuro per la transizione ecologica.

Per potersi aggiudicare questi metalli preziosi, che ben presto potrebbero diventare il nuovo combustibile della rivoluzione tech-green, sono nate diverse tensioni geopolitiche, in quanto è raro trovare questi metalli in una concentrazione tale da supportare un’estrazione profittevole. Basti pensare che fino al 2010 la Cina possedeva il monopolio sull’estrazione e la lavorazione.

Diversamente dai paesi che possiedono grandi giacimenti di Terre Rare, al primo posto troviamo la Cina con 44 milioni di tonnellate (il 60% del totale) e a seguire Vietnam (22 milioni di tonnellate) e Brasile (22 milioni di tonnellate), l’Europa e in particolare l’Italia sono territori giovani, benché sia possibile trovare dei giacimenti di Terre rare e la Svezia ne è una prova.

Ma c’è una risorsa di Terre Rare che in molti non hanno considerato: i vecchi cellulari. In questi è presente anche uno dei metalli più pregiati al mondo: l’oro. Infatti questi metalli sono stati - e sono tuttora - essenziali per l’industria elettronica nella produzione dei nuovi smartphone. Riciclare quelli vecchi potrebbe essere una valida alternativa per poter ricavare le famose Terre rare. Ecco quali e quanti grammi si trovano in uno smartphone.

Terre rare: cosa sono e a cosa servono

Le Terre Rare o Ree (Rare Earth Elements) sono 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici in ordine: Scandio (Sc), Ittrio (Y), Lantanio (La), Cerio (Ce), Praseodimio (Pr), Neodimio (Nd), Promezio (Pm), Samario (Sm), Europio (Eu), Gadolinio (Gd), Terbio (Tb), Disprosio (Dy), Olmio (Ho), Erbio (Er), Tulio (Tm), Itterbio (Yb), Lutezio (Lu).

Questi elementi chimici posseggono straordinarie proprietà magnetiche e conduttive, fondamentali quindi per l’industria elettronica e tecnologica e per quella aereonautica e militare. Ad esempio, possiamo trovare le Terre rare all’interno degli smartphone, nei touchscreen, negli hard disk dei computer, ma anche in fibre ottiche e laser, e in molte apparecchiature mediche, fino alle batterie per le auto elettriche.

Le Terre rare oltre a essere indispensabili oggi per molti settori dell’industria globale, sono fondamentali anche per la transizione ecologica, in quanto possono costituire magneti permanenti, sensori elettrici, convertitori catalitici indispensabili per la produzione di tecnologie green come turbine eoliche e pannelli fotovoltaici. Paradossalmente però l’estrazione ha un impatto ambientale non indifferente.

Terre rare e oro, cosa si può recuperare da un vecchio cellulare?

Come anticipato, le Terre rare sono state (e lo sono ancora oggi) fondamentali per progettare e realizzare gli smartphone. È così che i vecchi cellulari potrebbero diventare una risorsa da cui estrarre quelle Terre rare, di cui l’Italia ha bisogno, così da non dipendere totalmente dall’importazione. E non solo. Basti pensare che un solo dispositivo può contenere più di 60 metalli diversi, tra cui l’oro.

Ma per poter estrarre grandi quantità di Terre rare e oro sono necessarie tonnellate di vecchi smartphone. Infatti, stando a uno studio di E-waste Lab di Remedia, in collaborazione con il Politecnico di Milano, la composizione media di un solo cellulare è di: 9 grammi di rame, 11 grammi di ferro, 250 milligrammi di argento, 24 milligrammi di oro, 9 milligrammi di palladio, 65 grammi di plastica, 1 grammo di Terre rare. Ancora la batteria al litio del cellulare contiene a sua volta 3,5 grammi di cobalto e 1 grammo di Terre rare.

Ecco, quindi, che se si hanno a disposizioni tonnellate di vecchi cellulari è possibile recuperare ben 2,7 chili di materiali preziosi e riciclabili per ogni tonnellata di smartphone. Recuperare tali materiali preziosi e metalli rari dai cellulari a fine vita è l’obiettivo del progetto Portent, co-finanziato dalla Regione Lazio e coordinato da Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). Un lavoro più che possibile se si pensa che solo nel 2020 la raccolta dei Raee (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) in Italia ha superato le 78 mila tonnellate.

Nel processo di estrazione i ricercatori Enea utilizzeranno tecnologie idrometallurgiche con bassi consumi energetici, e ridotte emissioni, facilmente replicabili in ogni industria. È quindi possibile ipotizzare un futuro in cui l’Italia riesca a rendersi almeno in parte autonoma per l’ottenimento di queste materie prime così preziose.

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