È terminato il peggior trimestre di Borsa da due anni. Cosa ci aspetta ora?

Roberto Donzelli

2 Aprile 2022 - 18:00

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Le azioni americane hanno archiviato il peggior trimestre da due anni a questa parte. Cosa ci aspetta ora?

È terminato il peggior trimestre di Borsa da due anni. Cosa ci aspetta ora?

L’S&P500 ha chiuso il primo trimestre dell’anno con una correzione del 4,90%.
Forse non uno dei cali trimestrali più grandi della storia, ma sicuramente una discesa importante. Discesa che ha accelerato nell’ultimo mese.

Il Nasdaq ha perso addirittura il 9,1% in questi primi tre mesi dell’anno.

Si tratta del peggior trimestre da due anni a questa parte. Per ritrovare un calo così importante per S&P500 e Nasdaq, bisogna tornare ai primi tre mesi del 2020, quando l’arrivo del Covid portò a una forte e rapidissima correzione degli indici azionari globali. Allora, però, il calo trimestrale dell’S&P500 fu addirittura del 20%.

Perché un trimestre così negativo?

Non c’è dubbio che ci siano stati mille motivi per un calo così importante come quello visto in questo primo trimestre. La guerra tra Russia e Ucraina è il motivo che è sotto gli occhi di tutti, ma sarebbe sbagliato pensare che dipenda solo da questo.

Abbiamo, infatti, l’inflazione in forte crescita. La guerra ha sicuramente spinto i prezzi ancora di più verso l’alto, ma la dinamica inflattiva era già in atto da mesi.

Ancora, abbiamo le Banche Centrali che per combattere questo aumento dei prezzi prima che diventi incontrollabile, stanno iniziando a perseguire politiche monetarie restrittive. La BCE per ora si è limitata ad annunciare il progressivo ritiro del piano di stimoli, mentre la Fed è andata già ben oltre, con il primo aumento dei tassi. Vari analisti si aspettano addirittura sette aumenti complessivi nel corso del 2022.

Insomma, le notizie negative per le azioni non mancano.

Quali prospettive all’orizzonte?

Ovviamente c’è da dire che non tutto è negativo. Certo, la situazione generale non è delle migliori. Ma la guerra potrebbe risolversi entro qualche mese. I colloqui di pace per ora non hanno prodotto nulla di eclatante, ma si intravede qualche spiraglio.

La cosa più importante, però, è che ora i prezzi delle azioni sono mediamente più economici. Molte grandi società, molti dei vincitori del 2020/2021, ora hanno prezzi molto scontati.

Qualche esempio? Nonostante i recenti rialzi, Microsoft quota ancora -10% dall’ultimo massimo, Amazon -14%, Nvidia -17%, Fb/Meta -41%, Tesla -12%. Anche nell’economia tradizionale ci sono nomi con prezzi ancora sotto i più recenti massimi. Procter & Gamble -7%, Nike -24%, Disney -27%, Pfizer -12%.

Certo, ci sono anche titoli sui massimi ed è il caso di molti petroliferi ed energetici.

Questo ci dice due cose. Da un lato, che ci sono settori e grandi aziende ora più economiche rispetto a qualche anno fa, per le quali non è detto che il business sia necessariamente peggiorato. Ad esempio, Nike ha recentemente presentato una buona trimestrale, in crescita e sopra le stime degli analisti. Se i business restano buoni, allora prezzi più bassi significano delle occasioni migliori.

Il secondo aspetto da considerare è che il mercato azionario non è tutto uguale. C’è una naturale rotazione settoriale e ora ci sono comparti che stanno guadagnando da questa mutata situazione generale.

Cosa può fare un investitore comune?

I prezzi più bassi sono un’occasione e si può comprare? Forse sì, ma senza correre.
La cosa importante è non perdere di vista la propria strategia. Il concetto di strategia è di lungo termine. Si possono fare aggiustamenti tattici di breve periodo, ma le mutate condizioni generali non dovrebbero modificare troppo ciò che hai deciso di fare per il lungo periodo.

Quando io penso alla strategia, penso in primis all’asset allocation, che ognuno dovrebbe definire in base al proprio profilo di rischio.

Il recente andamento dei mercati dovrebbe aver modificato un po’ l’allocazione dei portafogli rispetto al target. Probabilmente la componente azionaria ha perso un po’ peso sul totale a causa dei recenti ribassi. Prima di pensare a correre a comprare, occorre quindi fare gli acquisti necessari per riportare l’allocazione a quelle che sono le percentuali target.

Solo successivamente si può valutare di incrementare la quota azionaria. Ma anche in questo caso occorre farlo con saggezza e senza allontanarsi troppo dal’idea iniziale di asset allocation.

Perché altrimenti si fa presto a raggiungere un’allocazione che non è più coerente con il profilo di rischio e magari non sostenibile emotivamente qualora dovesse arrivare una nuova correzione.

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