Tegola per debito Italia? L’effetto dei tassi Bce al 3,5%

Violetta Silvestri

16/03/2023

20/03/2023 - 11:35

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Con i tassi di interesse Bce arrivati al 3,5%, quale impatto sul debito italainno? Conseguenze ce ne saranno e il nostro Paese, altamente indebitato, resta osservato speciale. I motivi.

Tegola per debito Italia? L’effetto dei tassi Bce al 3,5%

Rialzo tassi Bce al 3,5%, quale effetto sul debito? È tempo di un bilancio nel post-riunione, soprattutto per l’Italia.

L’Eurotower continua nella sua determinata lotta all’inflazione, con un ulteriore aumento di 50 punti base nella riunione di marzo. Sul fronte obbligazionario, non si è assistito al balzo allarmante dello spread o dei rendimenti del Btp decennale, che comunque viaggiano ancora su percentuali elevate, oltre il 4%.

La politica monetaria aggressiva della banca centrale europea, comunque, non sarà priva di conseguenze negative, o comunque preoccupanti, per l’andamento economico dell’Eurozona e per i conti pubblici dell’Italia.

Lagarde ha insistito su prezzi ancora alti che vanno rallentati e d’altronde il nostro Paese stesso presenta un carrello della spesa in accelerazione ancora a febbraio. Il tutto, però, in un contesto finanziario globale allarmato dopo i fallimenti delle banche Usa e le turbolenze di Credit Suisse.

L’Italia, con il fardello del debito, rischia dinanzi a maggiore incertezza e tassi sempre più alti?

Tassi Bce al 3,5%: cosa aspettarsi sul debito dell’Italia?

Il Btp decennale rende il 4,15% dopo la decisione di marzo della Bce. Rispetto al balzo al 4,7%, ovvero appena sotto la soglia allarmante del 5%, l’Italia può stare più tranquilla. Tuttavia, lo scenario che si va delineando dopo la riunione Bce che ha portato i tassi di interesse al 3,5% non è affatto privo di insidie.

Parole di critica e di invito alla cautela nei confronti di Lagarde e del suo board sono emerse più volte in questi mesi da parte di funzionari del Governo Meloni.

Il debito italiano rimane in primo piano. Innanzitutto perché è elevato - 2.756,5 miliardi di euro a febbraio, in lieve flessione - e le previsioni Bce di prezzi core ancora in crescita significano che i Governi, come quello targato Meloni, sono sotto pressione e a loro viene anche richiesto di eliminare sussidi non necessari poiché possono pesare sui conti pubblici.

Poi, occorre considerare che la Bce è intervenuta già sul programma di acquisto del debito degli Stati, tagliandolo. Considerando che l’Italia, stando a stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio sulle prospettive della finanza pubblica, nel 2023 dovrebbe emettere nuove obbligazioni per 42 miliardi di euro, occorre trovare compratori sul mercato diversi dalla banca centrale.

Il tutto, tenendo sempre presente lo spread Btp-Bund, sensibile a impennate se dovesse peggiorare la crisi energetica, l’effetto guerra, l’inflazione, le crisi bancarie e in caso di passi falsi italiani sul Pnrr o di una contrazione economica, in grado di smorzare la fiducia degli investitori nel nostro Paese.

Se lo spread sale e i rendimenti schizzano, l’Italia dovrà sborsare più soldi per pagare gli oneri del debito ed è quello che sta accadendo.

Una simulazione dell’Osservatorio dei Conti pubblici ha evidenziato che con un aumento di 1 punto percentuale dei tassi di interesse sui titoli di Stato, persistente e uniforme lungo la curva per scadenze, la spesa per interessi crescerebbe di 3 miliardi nei successivi 12 mesi (e di 39,4 miliardi nei successivi 5 anni).

Il rialzo dei tassi Bce, con la catena di effetti che esso produce, può quindi incidere sul debito italiano.

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