Tassi e inflazione, a che punto siamo? La risposta di Lagarde

Violetta Silvestri

24 Novembre 2023 - 15:37

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Lotta all’inflazione e rialzi tassi di interesse, cosa accadrà? Lagarde ha spiegato cosa deve fare adesso la Bce per evitare brutte sorprese su prezzi e crescita economica.

Tassi e inflazione, a che punto siamo? La risposta di Lagarde

Lagarde torna a parlare di inflazione e di tassi di interesse dopo la pubblicazione dei verbali Bce del 23 novembre.

Secondo la governatrice della Banca centrale europea, l’Eurozona in questo momento è in uno stato di attesa nel quale capire quanto la politica monetaria dei rialzi dei tassi stia davvero funzionando.

Nello specifico, Lagarde ha sottolineato che la Bce è ora a un punto in cui può fermarsi e valutare l’impatto del suo inasprimento. Nel mirino dell’Eurotower ci sono in primis l’inflazione, ma anche i salari, la capacità di acquisto dei consumatori, la crescita della regione europea, la produzione industriale. In bilico tra recessione e ripresa, l’Eurozona sembra cominciare e subire gli impatti dei tassi elevati.

La Bce dovrà intuire se questi effetti già visibili dell’aumento del costo del denaro senza precedenti aiuteranno l’inflazione a tornare al target del 2% o se occorrerà intervenire ancora con nuovi rialzi. Questo è il dilemma per Lagarde e per i Governi dell’Eurozona.

Tassi di interesse e inflazione: il punto di Lagarde

Secondo le ultime dichiarazioni di Lagarde, la Bce ha fatto molto finora per l’elevata inflazione e adessp è il tempo dell’osservazione attenta del contesto economico.

“Data la quantità di munizioni che abbiamo utilizzato, possiamo osservare con molta attenzione le componenti della nostra vita come gli stipendi, i profitti, gli sviluppi fiscali, geopolitici e certamente il modo in cui le nostre munizioni influenzano la nostra vita economica per decidere quanto tempo dobbiamo rimanere lì e quale decisione dobbiamo prendere: su o giù”, ha spiegato la governatrice. Il riferimento è ovviamente ai tassi di interesse, oggi al 4,5%.

La convinzione diffusa nei mercati è che restino su quel livello ancora per un po’, secondo la strategia “più alti, più a lungo”. Solo in un secondo momento, in base a cosa indicheranno i dati, si deciderà se alzare o tagliare il costo del denaro.

La Bce ha mantenuto i tassi di interesse invariati il ​​mese scorso, affermando che ora sono a un livello che aiuterà a riportare l’inflazione al target del 2% se mantenuto abbastanza a lungo.

Nel frattempo, i segnali che l’inasprimento funziona iniziano a palesarsi nell’economia. La produzione nei 20 paesi dell’area euro si è ridotta dello 0,1% nel terzo trimestre, anche se la Commissione Europea ha dichiarato la scorsa settimana che probabilmente eviterà una recessione. Il miglioramento del potere d’acquisto dei consumatori determinerà, infatti, una modesta ripresa.

Dopo un’inflazione del 2,9% in ottobre, questo mese probabilmente mostrerà un altro rallentamento, ma i funzionari hanno avvertito che potrebbe riprendersi nel breve termine a causa di effetti statistici. Si prevede che raggiungerà l’obiettivo della Bce solo nella seconda metà del 2025.

Per questo, emerge ancora molta cautela nelle parole di Lagarde: “la battaglia non è finita e certamente non dichiareremo la vittoria”, ha detto venerdì 24 novembre durante un evento giovanile della Bundesbank a Francoforte.

Bce in bilico tra recessione e lotta ai prezzi

Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha espresso cautela giovedì e ha sottolineato che sarebbe “un errore” iniziare ad allentare la politica monetaria troppo presto. Allo stesso modo, il membro del Consiglio direttivo Gabriel Makhlouf ha lasciato intendere di non escludere un altro rialzo e che è prematuro parlare di tagli dei tassi.

Il mercato non è d’accordo e scommette su una riduzione dei tassi già ad aprile. Per concretizzarsi questa svolta, però, probabilmente dovrebbe registrarsi una profonda recessione nell’economia dell’area euro.

La Bce vuole restare prudente in questo finale di anno. Il 2023 è stato dominato dalla politica monetaria aggressiva, con una serie di eventi imprevedibili - come la guerra in Medio Oriente - che possono ancora colpire l’inflazione. Ora, in attesa del 2024 e di nuovi e incoraggianti dati economici, è tempo di riflessione a Francoforte.

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