Meno tasse per stipendi e pensioni? Il taglio dell’Irpef sarà in legge di Bilancio 2026. Ecco quanti soldi spettano in più grazie a questa misura.
In queste ore si è tornati a parlare con insistenza del taglio dell’Irpef, dal momento che il governo ha ribadito la necessità di rivedere il peso fiscale per chi ha un reddito non superiore ai 50.000 euro.
Secondo le stime del viceministro all’Economia Maurizio Leo, si tratta di un totale di 13 milioni di persone. Tuttavia, lo stesso Leo ha dato anche una notizia spiacevole a chi sperava in una platea più ampia: il taglio, con il conseguente risparmio sul reddito netto, non si applicherà a coloro che guadagnano più di 60.000 euro, o perlomeno laddove non dovessero esserci delle ulteriori risorse da poter utilizzare.
Come accade spesso in questi casi, complice anche la complessità del sistema di tassazione, la maggior parte delle persone ha il bisogno di scoprire quanti soldi in più si avranno realmente grazie a questa operazione. Del resto, anche per via delle risorse che verranno stanziate, è molto probabile che questa misura sarà centrale nella prossima legge di Bilancio, limitando allo stesso tempo la possibilità di introdurre altri bonus e agevolazioni.
Proprio per questo, considerando che dovrebbe essere l’unico intervento volto a garantire un aumento per un gran numero di contribuenti, vediamo chiaramente quanti soldi spettano con il taglio dell’Irpef ai soggetti coinvolti (non soltanto i lavoratori, ma anche i pensionati).
Come funziona il taglio dell’Irpef
Capiamo la complessità, specialmente per chi non ha dimestichezza con questi temi, di comprendere come funziona il sistema di tassazione sui redditi e per questo motivo cercheremo di semplificare il più possibile come funziona oggi il calcolo dell’Irpef e quali potrebbero essere le conseguenze del taglio annunciato dal governo.
Nel dettaglio, il nostro sistema è progressivo: ciò significa che non si applica una percentuale unica sull’intero reddito, poiché questo viene suddiviso in fasce ognuna con la propria aliquota. Dopo la riforma del 2024 gli scaglioni sono tre. Fino a 28.000 euro si paga il 23%, mentre sulla parte che va da 28.001 a 50.000 euro l’aliquota sale al 35%. Oltre i 50.000 euro scatta invece il 43%: e non solo perché sopra questa soglia viene anche ridotta una detrazione per lavoro dipendente di 260 euro che annulla di fatto i vantaggi del precedente taglio Irpef.
Alcuni esempi potrebbero aiutare a capire chi è ancora in confusione.
Chi ha un reddito di 25.000 euro paga sempre il 23%, perché resta interamente nel primo scaglione. Se invece il reddito è di 40.000 euro, i primi 28.000 euro restano tassati al 23% mentre i restanti 12.000 passano al 35%. Ancora diverso il caso di chi guadagna 55.000 euro: in questo caso si applica il 23% fino a 28.000 euro, il 35 per cento da 28.001 a 50.000 e infine il 43% sui 5.000 euro eccedenti.
Cosa cambierebbe con il taglio dell’Irpef
Ora che abbiamo visto come funziona oggi il sistema, possiamo capire meglio cosa significherebbe abbassare l’aliquota del secondo scaglione.
L’idea del governo è semplice: ridurre dal 35% al 33% la tassazione sulla parte di reddito che va dai 28.000 ai 50.000 euro. Si tratta quindi di un vantaggio riservato a chi supera i 28.000 euro di reddito annuo, perché solo oltre quella soglia si entra nel secondo scaglione.
Il risparmio, e quindi il guadagno per il contribuente, sarebbe proporzionale alla distanza da questa cifra: chi guadagna poco sopra i 28.000 euro noterebbe appena la differenza, mentre chi si avvicina ai 50.000 avrebbe un beneficio più evidente.
Per fare un esempio, con un reddito di 30.000 euro la riduzione si applicherebbe soltanto a 2.000 euro, garantendo un vantaggio di circa 40 euro in un anno. Con 40.000 euro, invece, lo sconto salirebbe a circa 240 euro. Il risparmio massimo si otterrebbe con 50.000 euro di reddito, pari a poco più di 440 euro annui, che tradotti significano poco meno di 34 euro in più ogni mese.
A tal proposito, ecco una tabella con gli importi completi a seconda del reddito percepito:
Reddito annuo lordo | Reddito mensile lordo | Importo tassato con l’aliquota del secondo scaglione | Risparmio annuo con aliquota del 33% | Risparmio mensile con aliquota del 33% |
---|---|---|---|---|
28.000 | 2.153,85 | 0 | 0,00 | 0,00 |
30.000 | 2.307,69 | 2.000 | 40,00 | 3,08 |
32.000 | 2.461,54 | 4.000 | 80,00 | 6,15 |
34.000 | 2.615,38 | 6.000 | 120,00 | 9,23 |
36.000 | 2.769,23 | 8.000 | 160,00 | 12,31 |
38.000 | 2.923,08 | 10.000 | 200,00 | 15,38 |
40.000 | 3.076,92 | 12.000 | 240,00 | 18,46 |
42.000 | 3.230,77 | 14.000 | 280,00 | 21,54 |
44.000 | 3.384,62 | 16.000 | 320,00 | 24,62 |
46.000 | 3.538,46 | 18.000 | 360,00 | 27,69 |
48.000 | 3.692,31 | 20.000 | 400,00 | 30,77 |
50.000 | 3.846,15 | 22.000 | 440,00 | 33,85 |
L’ipotesi dell’estensione a 60.000 euro
Nelle ultime settimane si è parlato anche della possibilità di alzare l’asticella del secondo scaglione, portandone il limite da 50.000 a 60.000 euro. In questo caso - di “difficile realizzazione” secondo quanto spiegato da Maurizio Leo - non cambierebbe l’aliquota per chi sta sotto i 50.000, ma verrebbe allargata la fascia di reddito soggetta al 33%, permettendo anche a chi guadagna un po’ di più di beneficiare dello sconto.
Il meccanismo resterebbe identico: sulla parte di reddito che eccede i 28.000 euro si applicherebbe il 33 per cento, ma invece di fermarsi a 50.000 si arriverebbe fino a 60.000. In pratica, per chi si colloca tra 50.000 e 60.000 euro, ci sarebbe un vantaggio ulteriore rispetto alla normativa attuale.
Facciamo un esempio. Con un reddito di 55.000 euro, oggi i primi 28.000 euro sono tassati al 23%, i successivi 22.000 al 35% e i restanti 5.000 al 43%. Se venisse introdotto il nuovo sistema, invece, quei 5.000 euro non verrebbero più tassati al 43% ma al 33%, con un risparmio di circa 500 euro. Chi si trova esattamente al limite dei 60.000 arriverebbe così a un beneficio massimo vicino ai 640 euro l’anno, quasi 200 euro in più rispetto al vantaggio massimo calcolato con la soglia ferma a 50.000.
Si tratterebbe quindi di un ulteriore passo in avanti per alleggerire la pressione fiscale anche su una parte di contribuenti che oggi, superata la soglia dei 50.000 euro, si trova immediatamente a fare i conti con un’aliquota più pesante e con la riduzione delle detrazioni. Resta però da capire se davvero ci saranno le risorse necessarie per spingersi così oltre, visto che l’estensione a 60.000 euro comporterebbe un costo ancora più elevato per le casse dello Stato.
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