Stress per troppo lavoro: quando è riconosciuta la causa di servizio

Simone Micocci

19 Ottobre 2017 - 13:12

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Il lavoro può essere la causa principale dello stress, il quale a sua volta può comportare dei danni molto gravi per la salute psico-fisica. Ecco quando, secondo la Corte di Cassazione, è riconosciuta la causa di servizio per lo stress.

Stress per troppo lavoro: quando è riconosciuta la causa di servizio

Quando il troppo lavoro è causa di stress?

Lo stress è lo stato di tensione fisica e mentale alla quale è soggetta una persona in determinati periodi, specialmente quando bisogna adattarsi ad un qualche cambiamento di tipo psichico o fisico.

Il cambiamento delle abitudini di vita, così come l’instabilità, è un fattore che influenza fortemente i fattori stressanti, portando il sistema nervoso dell’individuo a generare una sensazione estrema di timore e ansietà.

Un altro fattore che può portare allo stress è il troppo lavoro; lo ha riconosciuto la stessa Corte di Cassazione con la sentenza n° 24361/2017 pubblicata lo scorso 16 ottobre. Una sentenza molto importante dal momento che la Suprema Corte oltre a riconoscere la causa di servizio per lo stress conferma la possibilità che questo possa comportare gravi danni alla salute del dipendente.

Di conseguenza il lavoratore stressato - tutelato dall’assicurazione obbligatoria sul lavoro - ha diritto all’indennità INAIL per malattia professionale.

Nonostante si tratti di una sentenza molto importante non è la prima volta che la Corte di Cassazione parla dello stress legato al troppo lavoro. Negli ultimi anni infatti ci sono state diverse sentenze nei quali i giudici del Palazzo di Giustizia hanno fatto chiarezza su un tema così delicato.

Stress per troppo lavoro: quando sussiste la causa di servizio

Con la sentenza n°24361 del 2017 la Corte di Cassazione ha riconosciuto la causa di servizio ad un dipendente pubblico - appena trentaseienne - sottoposto ad un eccessivo stress lavorativo.

Uno stress che gli ha comportato gravi danni sulla salute, poiché ha fatto sì che il dipendente riscontrasse una malattia coronarica. Secondo i giudici della Cassazione la causa scatenante la malattia cardiovascolare è lo stress, dovuto all’eccessivo carico di lavoro e di responsabilità al quale era sottoposto giornalmente.

I giudici sono arrivati a questa conclusione una volta verificata l’assenza di concause: l’uomo oltre ad essere molto giovane non è un fumatore e non è solito all’uso di sostanze alcoliche.

L’assenza di familiarità con le malattie cardiovascolari non ha fatto che confermare l’ipotesi iniziale: è lo stress la causa scatenante dei suoi problemi cardiaci. Stress derivato dalla mansione da lui ricoperta, la quale prevedeva un carico di lavoro eccessivo da sostenere.

Ecco perché al lavoratore è stata riconosciuta la causa di servizio e il suo diritto a percepire l’indennità di malattia INPS.

Quando il troppo lavoro è causa di stress?

La Corte di Cassazione ha precisato che non è sufficiente l’eccessivo carico di lavoro per giustificare lo stress. È necessario infatti che concorrano altri fattori, quali:

  • inadeguatezza della programmazione delle attività aziendali;
  • pressioni psicologiche ed eccessivi - e immotivati - rimproveri;
  • ambiente di lavoro conflittuale.

Anche il demansionamento, talvolta, può essere riconosciuto come fattore scatenenante dello stress del lavoratore. Bisogna però fare chiarezza su un concetto molto importante: non basta essere stressati per rivolgersi al giudice e chiedere il risarcimento o - eventualmente - il riconoscimento della causa di servizio.

Come indicato dalla stessa Corte di Cassazione nella sentenza n. 5590/2016 del 22 marzo del 2016, può essere risarcito solo il lavoratore che a causa dello stress ha comportato un danno dimostrabile - “attraverso semplici indizi” - davanti al giudice. La causa dello stress quindi deve essere facilmente individuabile e spetta al lavoratore l’onere di provare la causa di servizio.

Il lavoratore quindi dovrà portare le prove che dimostrano una violazione delle clausole contrattuali da parte del datore di lavoro, o una sua negligenza verso le regole generali di correttezza e buona fede.

Il datore di lavoro ha diritto a difendersi dimostrando a sua volta di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno. Qualora al lavoratore venisse riconosciuta la causa di servizio, il danno da stress - inscrivibile nella categoria del danno non patrimoniale - andrebbe risarcito dallo stesso datore di lavoro.

Insomma, il dipendente che per colpa dell’ambiente di lavoro diviene stressato comportando dei danni sulla propria salute psico-fisica ha diritto non solo all’indennità INAIL, ma anche al risarcimento per il danno non patrimoniale.

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