Come si calcola lo stipendio part-time? Ecco le regole e gli esempi pratici per non commettere errori.
In un mercato del lavoro sempre più frammentato e flessibile, cresce il numero di persone che scelgono - o sono costrette ad accettare - un impiego part-time, a tempo parziale quindi.
Secondo gli ultimi dati aggiornati al 2024, in Italia sono oltre 4,2 milioni i lavoratori con un contratto part-time, una quota che rappresenta circa un sesto del totale degli occupati, pari a quasi 25 milioni.
Non sempre, però, si tratta di una scelta volontaria: più della metà di chi lavora part-time dichiara, infatti, che preferirebbe un impiego a tempo pieno, ma si adatta a orari ridotti per mancanza di alternative. Ci sono poi coloro che invece optano consapevolmente per questa formula, spesso per conciliare meglio gli impegni familiari, la formazione o altre attività professionali.
In ogni caso, capire come si calcola lo stipendio part-time è essenziale per conoscere i propri diritti e per interpretare correttamente le voci della busta paga.
Sebbene il principio generale sia semplice - meno ore lavorate equivalgono a una retribuzione proporzionalmente più bassa - il calcolo effettivo richiede di considerare diversi fattori: la retribuzione lorda prevista dal contratto, le ore settimanali pattuite, le trattenute fiscali e previdenziali e le detrazioni Irpef che incidono sul reddito netto.
A tal proporito, nelle prossime sezioni spiegheremo in modo chiaro e pratico come si determina la retribuzione di un lavoratore part-time, dalla composizione del contratto alle formule di calcolo, fino agli esempi reali di stipendio per chi lavora 20, 24, 30 o 36 ore settimanali.
Come si calcola lo stipendio part-time: il metodo generale
Per comprendere come calcolare lo stipendio part-time è necessario partire da un principio fondamentale: la retribuzione del lavoratore a tempo parziale deve essere proporzionata alle ore effettivamente lavorate rispetto a quelle previste per un contratto a tempo pieno.
In altre parole, il calcolo si basa su una semplice proporzione tra orario full-time e orario part-time. Il metodo corretto consiste quindi nell’individuare la retribuzione lorda mensile del full-time e moltiplicarla per il rapporto tra le ore di lavoro settimanali previste dal contratto part-time e quelle del tempo pieno.
Retribuzione part-time = Retribuzione full-time × (Ore part-time / Ore full-time)
Ad esempio, se un lavoratore a tempo pieno guadagna 1.800 euro lordi al mese per 40 ore settimanali, chi lavora 30 ore avrà:
1.800 × (30/40) = 1.350 euro lordi mensili
Tale importo rappresenta la base su cui vengono poi calcolate le trattenute previdenziali (Inps) e le imposte fiscali (Irpef e addizionali), fino ad arrivare allo stipendio netto in busta paga. È importante ricordare che il datore di lavoro agisce da sostituto d’imposta, ossia trattiene direttamente le imposte dovute e le versa allo Stato per conto del dipendente.
Inoltre, a parità di qualifica e mansioni, il lavoratore part-time non può ricevere un trattamento economico o normativo meno favorevole rispetto al collega a tempo pieno, fatta eccezione per il naturale riproporzionamento della retribuzione in base alla minore entità della prestazione.
Detto questo, facciamo un passo indietro e vediamo come funziona il contratto di lavoro part-time, e qual è la struttura, così da capire meglio come funziona il calcolo.
Contratto di lavoro part-time: l’orario di lavoro
In Italia la legge prevede che l’orario di lavoro ordinario sia pari a 40 ore settimanali (d. lgs. n. 66 del 2003), a meno che non sussistano differenti previsioni dei CCNL le quali possono comportare un orario di lavoro standard minore rispetto a quello previsto dalla legge.
In linea generale, è sufficiente che l’orario pattuito nella lettera di assunzione sia inferiore anche di una sola ora rispetto a quello ordinario per rientrare nel campo dei contratti di lavoro a tempo parziale.
Un contratto di lavoro part-time di conseguenza si caratterizza per un orario di lavoro ridotto rispetto a quello previsto per il contratto di lavoro a tempo pieno.
A riguardo esistono tre tipologie di lavoro part-time.
- Orizzontale: lavorare tutti i giorni ma con un orario ridotto, per esempio 4 ore per 5 giorni alla settimana.
- Verticale: lavorare 8 ore al giorno ma solo in alcuni giorni della settimana.
- Misto: orizzontale e verticale alternati.
Sempre in merito all’orario di lavoro, nel contratto possono essere presenti eventuali clausole di flessibilità o elasticità, che consentono al datore di lavoro di modificare gli orari o aumentare le ore lavorate, sempre nel rispetto delle regole previste dalla normativa e dai contratti collettivi.
Infine occorre ricordare che nell’ambito dello svolgimento di un rapporto di lavoro part-time è sempre ammessa la facoltà di trasformare il contratto di lavoro in un tempo pieno, ma è altresì sempre doveroso il consenso di entrambe le parti che deve essere messo nero su bianco con un accordo scritto.
La struttura del contratto di lavoro part-time
Nel contratto di lavoro part-time, come nella generalità dei contratti di lavoro, sono riportati gli elementi essenziali di un rapporto lavorativo. Tra essi abbiamo:
- il luogo di lavoro;
- la qualifica e le mansioni che il lavoratore andrà a svolgere;
- la retribuzione;
- l’eventuale durata del rapporto (se è a tempo determinato);
- il periodo di prova.
In particolare, nei contratti di lavoro part-time sono inclusi due elementi essenziali tipici che devono essere sempre nitidamente indicati:
- la durata della prestazione di lavoro;
- la collocazione temporale dell’orario di lavoro, con riferimento al giorno, alla settimana, al mese e all’anno.
D’altronde, il lavoratore part-time deve essere messo in condizione di poter organizzare i propri tempi di lavoro, in modo da individuare, eventualmente, un’altra occupazione che gli permetta, nel complesso, di lavorare a tempo pieno e di conseguire così una retribuzione più corposa.
In tema di contratto di lavoro part-time, un interessante particolare da notare è che la collocazione temporale della prestazione e la sua durata non possono essere modificate unilateralmente dall’azienda o datore di lavoro, tranne per quanto attiene alla possibilità di apporre le cd. clausole di elasticità, come previsto dall’articolo 6, comma 4 del D.Lgs 81/2015.
In virtù di dette clausole, il datore di lavoro potrà chiedere al lavoratore di fare un maggior numero di ore di lavoro rispetto all’orario di lavoro stabilito nel contratto individuale in forma scritta. Non solo: potrà altresì richiedere che la prestazione sia svolta in un spazio temporale differente.
Busta paga part-time: le voci più importanti
La busta paga di un lavoratore part-time include diverse voci fondamentali, che sono essenziali per comprendere il compenso percepito e le relative trattenute.
Dati anagrafici e contrattuali
- Nome e cognome del lavoratore.
- Posizione e qualifica: livello di inquadramento secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato.
- Tipo di contratto: indicazione che si tratta di un contratto part-time.
- Ore lavorate e orario contrattuale: numero di ore settimanali previste rispetto a quelle full-time.
Retribuzione lorda
- Paga base o minimo contrattuale: stabilito dal CCNL di riferimento in base alla qualifica e al livello.
- Scatti di anzianità (se presenti): aumenti periodici previsti dal contratto.
- Indennità o premi: eventuali compensi aggiuntivi come indennità di turno, notturno, festivo, ecc.
- Straordinari o supplementari: ore lavorate oltre l’orario part-time concordato, pagate con maggiorazioni.
Trattenute fiscali e previdenziali
- Contributi previdenziali: quota trattenuta per INPS (pensione, disoccupazione, maternità, ecc.).
- IRPEF: imposta sul reddito delle persone fisiche, calcolata sul reddito imponibile.
- Detrazioni fiscali: per lavoro dipendente o familiari a carico, che riducono l’imposta dovuta.
- Addizionali regionali e comunali: tasse locali applicate in base alla residenza.
Netto in busta
- Netto da pagare: somma effettivamente corrisposta al lavoratore, ovvero il lordo meno le trattenute.
Altri elementi
- TFR (Trattamento di Fine Rapporto): quota accantonata per la liquidazione, non versata mensilmente ma indicata nella busta paga come accantonamento.
- Rimborsi spese o indennità di trasferta (se previsti).
- Codice fiscale e dati aziendali.
Come calcolare lo stipendio part-time
Per quanto riguarda lo stipendio, la legge prevede che il lavoratore part-time non possa conseguire, complessivamente, un trattamento meno favorevole rispetto al lavoratore a tempo pieno assunto con lo stesso inquadramento e per lo svolgimento delle stesse mansioni.
Ma è chiaro che sullo stipendio del lavoratore part-time influisce il numero ridotto di ore di lavoro svolto. Infatti, il trattamento economico e normativo del lavoratore part-time è riproporzionato in considerazione della minore entità della prestazione lavorativa.
Detto questo possiamo focalizzarci sulla questione con cui abbiamo aperto l’articolo, ossia come effettuare il calcolo dello stipendio part-time a 20, 24, 30 o 36 ore?
Si potrebbe pensare subito a fare una proporzione rispetto alla retribuzione di un full time, a partire dal netto. Ma si tratta di un’operazione imprecisa: infatti è necessario impostare una proporzione partendo dal lordo, ma considerando altresì l’eventuale più basso scaglione Irpef che andrebbe a influire sul reddito.
Ricordiamo, infatti, che in caso di lavoro dipendente, vi sono le trattenute Irpef direttamente in busta paga. Ciò si verifica giacché il datore di lavoro agisce come sostituto d’imposta. In breve, si occupa, di trattenere l’Irpef che il lavoratore deve versare allo Stato e si impegna a versarla a nome e per conto del lavoratore stesso.
Esempi per calcolare lo stipendio part-time
Per comprendere davvero quanto si guadagna con un contratto part-time è necessario partire sempre dal lordo, ossia dalla somma indicata nel contratto prima delle trattenute fiscali e previdenziali.
In mancanza di un’indicazione mensile, è sufficiente dividere la retribuzione annua lorda (Ral) per il numero di mensilità previste - generalmente 14 nel settore privato e 13 nel pubblico impiego - per ottenere il lordo mensile di riferimento.
Su questa cifra si applicano poi le trattenute previdenziali (circa il 9,19% per i dipendenti privati) e le imposte Irpef, calcolate in base agli scaglioni di reddito, oltre alle addizionali regionali e comunali. Il risultato finale è lo stipendio netto, cioè la somma effettivamente percepita in busta paga.
Per rendere il tutto più chiaro, vediamo alcuni esempi pratici, calcolati prendendo come base una retribuzione full-time di 1.800 euro lordi al mese per 40 ore settimanali, corrispondente a un inquadramento medio del settore privato.
Stipendio part-time a 20 ore settimanali (50% del tempo pieno)
È la formula più classica del part-time orizzontale: metà orario e metà paga rispetto al full-time. Applicando la proporzione, il calcolo sarà:
1.800 × (20/40) = 900 euro lordi mensili
Da qui vanno sottratti i contributi Inps (circa 9,19%) e l’Irpef del 23%, al netto delle detrazioni spettanti. Il risultato è un netto mensile di circa 470–500 euro, che può variare leggermente in base alle addizionali regionali e comunali.
In termini annuali, lo stipendio si aggira intorno ai 6.500–7.000 euro netti per 14 mensilità. Si tratta della soluzione più diffusa tra studenti, lavoratori del commercio e personale impiegato nei servizi, dove è richiesta una presenza quotidiana ma ridotta.
Stipendio part-time a 24 ore settimanali (60% del tempo pieno)
Un orario di 24 ore settimanali rappresenta una via di mezzo tra il tempo pieno e il part-time ridotto, molto diffuso nei contratti di segreteria, amministrazione o vendita al dettaglio. Il calcolo sarà:
1.800 × (24/40) = 1.080 euro lordi mensili
Dopo le trattenute previdenziali e fiscali, il netto mensile si attesta intorno a 750–800 euro. A parità di mansioni, il lavoratore part-time conserva gli stessi diritti del full-time (ferie, tredicesima, Tfr, permessi), ma in misura proporzionata alle ore lavorate.
Stipendio part-time a 30 ore settimanali (75% del tempo pieno)
È la formula più vicina al tempo pieno e una delle più richieste da chi cerca un equilibrio tra vita privata e lavoro. In questo caso:
1.800 × (30/40) = 1.350 euro lordi mensili
Dopo le trattenute contributive e fiscali, il netto in busta paga sarà di circa 980–1.000 euro al mese. Pur lavorando tre quarti del tempo, il reddito resta sufficientemente stabile e garantisce la piena maturazione dei contributi previdenziali, che sono calcolati in proporzione all’orario.
Stipendio part-time a 36 ore settimanali (90% del tempo pieno)
In molte aziende e pubbliche amministrazioni, 36 ore settimanali sono considerate di fatto un “quasi full-time”. Il calcolo è il seguente:
1.800 × (36/40) = 1.620 euro lordi mensili
Dopo le trattenute, lo stipendio netto si colloca attorno a 1.180–1.200 euro.
In questo caso, il lavoratore percepisce quasi lo stesso importo di un tempo pieno, ma può godere di una lieve riduzione oraria che spesso permette una migliore conciliazione vita-lavoro.
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