Gli Stati Uniti non difenderanno più questi Paesi europei

Ilena D’Errico

22 Settembre 2025 - 20:49

Gli Stati Uniti smettono di difendere alcuni Paesi europei, nel momento più sbagliato che potesse esistere.

Gli Stati Uniti non difenderanno più questi Paesi europei

Sono momenti di forte tensione internazionale questi. Ancora non sono state chiarite le dinamiche per cui i Mig-31 russi hanno invaso lo spazio aereo estone, una violazione che la Russia nega e il resto della comunità internazionale segue con allarme. Una preoccupazione condivisa anche da Trump, secondo cui “potrebbe essere un grande problema”. Intanto, però, gli Stati uniti annunciano lo stop dell’assistenza ai Paesi baltici. Lettonia, Lituania ed Estonia, confinanti proprio con la Russia, non riceveranno più molte armi da Washington.

Così, gli Stati Uniti smettono di difendere questi Paesi europei proprio nel momento più delicato. Un passo indietro per la coesione e la credibilità della Nato, che però ha poco a che vedere con il contesto geopolitico e tutto con le strategie fortemente nazionaliste di Trump. L’America deve venire prima, perciò il Pentagono dovrà occuparsi di rifornire le proprie scorte prima di poter proseguire le vendite.

L’ennesimo segnale che invita l’Europa a un’indipendenza difficilmente raggiungibile nel breve periodo, aumentandone la vulnerabilità in una fase estremamente delicata. Certo, le truppe Nato continuano a svolgere i propri compiti di difesa e le esercitazioni con il contributo di tutti i Paesi alleati, ma tagliare le armi ai Paesi baltici di questo periodo non è affatto rassicurante.

Gli Stati Uniti smettono di difendere i Paesi baltici

Secondo le fonti dei principali media statunitensi il Pentagono avrebbe annunciato un cambio di rotta ai diplomatici europei. Si comincia eliminando l’assistenza di sicurezza a Lettonia, Lituania ed Estonia, i Paesi baltici che confinando con la Russia rappresentano molto di più della sola identità nazionale. Non che un attacco a queste Repubbliche sarebbe meno grave in caso contrario, ma la loro posizione strategica ne fa un punto di confine, simbolico e territoriale, con la Nato.

Non a caso la loro territorialità deve essere protetta in maniera puntuale secondo gli analisti dell’alleanza, che cercano in ogni modo di prevedere possibili pericoli di questi punti caldi. Proprio in questo momento ridurre l’invio di armi non può che apparire come una scelta profondamente controversa, che forse poteva essere gestita in maniera più prudente. Secondo quanto riportato da funzionari del Pentagono a testate come Reuters le nuove politiche sarebbero alla base delle mire di Trump per la crescita degli Stati Uniti e il loro isolazionismo rispetto all’Europa e i vari Paesi amici, spesso giudicati da Washington come approfittatori più che alleati.

Di fatto, pare che la difesa americana sia carente, in base alle soglie fissate per le proprie scorte, di alcune armi e che abbia conseguentemente richiesto una rimodulazione delle esportazioni. Nessuno può davvero biasimare una nazione che cerca di conservare la propria sicurezza e forza prima di pensare alla cooperazione, ma un annuncio del genere di questi tempi non può che essere giudicato infelice.

Un annuncio pericoloso, per tutti

Per quanto la pausa delle vendite di alcune armi all’Europa, partendo dalla Danimarca e poi arrivando ai Paesi baltici, sia determinata da difficoltà logistiche non fa che lanciare un messaggio pericoloso. Lituania, Lettonia e soprattutto Estonia rischiano di sentirsi abbandonate, trascinando lo sconforto in tutta l’Europa. La Russia, invece, non coglie altro che l’ennesima dichiarazione di vicinanza e la prontezza delle esercitazioni. Mosca nega di aver violato lo spazio aereo estone, il che è rilevante per individuare una violazione internazionale ma decisamente superfluo per valutare gli sviluppi diplomatici.

Indipendentemente da tutto l’Estonia si dichiara sicura dell’infrazione e per questo la sua risposta, e in particolar modo quella della Nato cui si è rivolta, è determinante. L’appoggio statunitense in questo contesto sarebbe fondamentale per garantire un’effettiva deterrenza alle piccole Repubbliche baltiche, senza necessariamente richiedere passi falsi o più grossi del dovuto. L’aiuto all’Ucraina insegna proprio questo, ma sembra proprio che gli Stati Uniti preferiscano un approccio singolare all’ennesima provocazione russa.

A prescindere dalle precise circostanze, infatti, i caccia russi erano diretti verso Kaliningrad, che anche i profani sanno essere un avamposto strategico per Mosca e una falla nel sistema di sicurezza della Nato. Di conseguenza, la stessa Washington rischia di essere penalizzata da un’immagine meno unita e sicura. Non resta quindi che scoprire come si smuoveranno i rapporti internazionali a seguito dell’annuncio statunitense.

Iscriviti a Money.it