Gli Stati Uniti impongono tariffe a sorpresa sui lingotti d’oro

Ilena D’Errico

8 Agosto 2025 - 22:10

Non finiscono le sorprese statunitensi, con i lingotti d’oro inclusi nei dazi reciproci (a danno della Svizzera).

Gli Stati Uniti impongono tariffe a sorpresa sui lingotti d’oro

Donald Trump non finisce di stupire. Dopo l’accordo con l’Ue per i dazi e preoccupanti dichiarazioni riguardo al commercio dei farmaci, ecco arrivare tariffe a sorpresa sui lingotti d’oro. È quanto emerge da un’esclusiva del Financial Times, che ha visionato una lettera dell’agenzia Customs border protection (Cbp, la principale tra le forze dell’ordine statunitensi per la sicurezza alle frontiere e il controllo doganale). In particolare, pare che l’amministrazione statunitense abbia deciso di imporre i dazi sulle importazioni di lingotto da un chilo, la forma più comune scambiata sul Comex (il principale mercato di metalli preziosi).

L’ennesimo episodio della guerra commerciale, che vede ora un attacco diretto alla Svizzera. Quest’ultima, colpita da tariffe doganali Usa al 39%, commercia circa la metà dell’oro mondiale e teme ora grandi conseguenze a causa dell’inclusione dei lingotti nei dazi. L’export verso gli Stati Uniti non sarà più sostenibile, provocando una grande riduzione delle entrate di Berna ma anche l’impossibilità di soddisfare il fabbisogno di Washington. Una situazione che preoccupa tutto il mondo, anche se l’Ue è principalmente alle prese con altri beni minati dalle tariffe e dalla mancanza di fiducia reciproca con gli Usa.

Tariffe a sorpresa sui lingotti d’oro

I dazi sui lingotti d’oro sono arrivati come un fulmine a ciel sereno, senza un vero e proprio annuncio che spiegasse in modo trasparente le tariffe per il metallo prezioso. A fare chiarezza è stata proprio l’agenzia doganale statunitense, che ha spiegato nel dettaglio la classificazione dei lingotti d’oro, nel dettaglio quelli da un chilo e 100 oz (non soltanto la forma più scambiata sul Comex ma anche la maggior parte delle esportazioni dalla Svizzera agli Stati Uniti). Come dichiarato dalla Cbp, questi lingotti rientrano nel codice doganale 7108.13.5500, che non è presente nell’elenco di beni esonerati dai dazi reciproci allegati all’ordine esecutivo statunitense.

Questo significa che l’esportazione di lingotti d’oro verso gli Stati Uniti è sottoposta alle tariffe doganali per tutti i Paesi che hanno dazi Usa, in base alla percentuale stabilita dal tycoon. Per la Svizzera ciò equivale al 39%, come annunciato da Trump pressoché una settimana fa, compromettendo ulteriormente i rapporti con il Paese.

L’aumento dei dazi alla Svizzera e l’inclusione dei lingotti, annunciati rispettivamente dal presidente Usa e dalla Cbp, hanno allarmato notevolmente le associazioni svizzere di settore, a partire dall’Associazione svizzera dei fabbricanti e commercianti di metalli preziosi (Asfcmp). Quest’ultima ha infatti pubblicato una nota in cui esprime la propria preoccupazione per la sostenibilità del commercio di oro, dichiarando quanto segue:

In quanto sostenitrice di lunga data dell’approvvigionamento responsabile, della trasparenza nella catena di approvvigionamento e della conformità al commercio internazionale, l’ASFCMP sostiene gli sforzi volti a migliorare la chiarezza normativa. Tuttavia, l’Associazione esprime preoccupazione per il fatto che questo specifico chiarimento possa avere un impatto negativo sul flusso internazionale di oro fisico.

L’Associazione sta lavorando insieme alle autorità svizzere e statunitensi per risolvere il problema. Il presidente Christoph Wild ha espresso i propri timori anche al Financial Times, spiegando che secondo l’opinione comune i lingotti d’oro sarebbero stati esentati dalle tariffe statunitensi.

Un duro colpo alla Svizzera

La Svizzera ha un ruolo fondamentale nella domanda di oro statunitense. Basti pensare che nel periodo tra giugno 2024 e giugno 2025 ha esportato in Usa oro per un valore di 61,5 miliardi di dollari (47,9 miliardi di franchi). La tassazione su questo volume arriverebbe quindi ad almeno 24 miliardi di dollari, applicando l’aliquota del 39% stabilita dagli Stati Uniti. I rapporti tra la Svizzera e gli Stati Uniti risultano così ancora più indeboliti. Uno scenario in cui la Banca nazionale svizzera non potrebbe adottare tassi negativi per scoraggiare la deflazione, indebolendo ulteriormente la stabilità politica della Confederazione.

Quest’ultima sta ovviamente cercando delle trattative, puntando soprattutto sull’impegno all’acquisto di gas statunitense, con una strategia simile a quella adottata dall’Ue. Nel frattempo, però, è tornato il caos nei mercati, che all’inizio dell’anno hanno fatto schizzare alle stelle l’avanzo commerciale della Svizzera con gli Stati Uniti. Proprio per il timore delle tariffe, infatti, la domanda è aumentata esponenzialmente e nonostante ciò Berna viene comunque ammonita con misure commerciali severe. Nel frattempo, l’oro tocca ancora prezzi record, fino a 3.354 dollari l’oncia.

Argomenti

# Oro
# Dazi

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.