Stablecoin, quell’alert di Bankitalia. Come una crisi rischierebbe di infettare i bond (e non solo)

Laura Naka Antonelli

30 Aprile 2025 - 17:23

La Banca d’Italia ha spiegato con una analisi ad hoc in che modo le stablecoin potrebbero infettare il mercato dei bond.

Stablecoin, quell’alert di Bankitalia. Come una crisi rischierebbe di infettare i bond (e non solo)

Stablecoin: una minaccia per la stabilità finanziaria mondiale, in particolare per i bond?

Il campanello di allarme è stato suonato da Bankitalia che, nel suo Rapporto sulla Stabilità finanziaria appena pubblicato, ha dedicato un’analisi a questa fetta di mercato, che attrae molti potenziali investitori, spaventando al contempo le autorità dei mercati.

Via Nazionale ha ricordato come, a seguito dell’“insediamento della nuova amministrazione negli Stati Uniti” di Donald Trump, così come a seguito di alcuni annunci che hanno confermato l’intenzione della Casa Bianca di promuovere l’utilizzo dei crypto asset, si è assistito “a un temporaneo ma forte incremento delle quotazioni del mercato globale di questi prodotti, compresi quelli altamente speculativi ”.

Questi forti movimenti non sono sfuggiti all’occhio attento della Banca d’Italia, che ha fatto notare che “un maggiore legame di tali strumenti con il sistema finanziario tradizionale potrebbe ampliare le vulnerabilità cui sono esposti i mercati e gli intermediari ”.

Una spiegazione più puntuale su come la performance delle criptoattività possa rappresentare un rischio per gli stessi asset tradizionali, in primis i bond, è stata data da Palazzo Koch con la pubblicazione dell’analisi “L’evoluzione del mercato delle criptoattività e i rischi per la stabilità finanziaria”, con cui l’accento è stato posto in particolare sulla relazione tossica che potrebbe venirsi a creare tra le stablecoin e, in particolare, i bond.

In che modo?

La Banca d’Italia ha ricordato che “il comparto degli stablecoins si mantiene contenuto e fortemente concentrato in due specifici strumenti”, che sono il Tether e lo USD Coin. Si tratta di strumenti che sono “ ancorati al dollaro statunitense attraverso la detenzione da parte dei soggetti emittenti di riserve denominate nella medesima valuta”.

Stablecoin legati al dollaro, l’alert di Bankitalia per i bond

Proprio il legame tra gli stablecoin e il dollaro USA ha fatto scattare l’attenti di Via Nazionale, che ha lanciato il seguente alert:

Uno scenario in cui gli stablecoins legati alla valuta americana assumessero dimensione sistemica potrebbe determinare un’eccezionale domanda di titoli pubblici degli Stati Uniti, utilizzati come attività di riserva dagli emittenti. In caso di dissesto di uno di questi ultimi si potrebbe verificare una corsa ai rimborsi, con un repentino aumento delle richieste di liquidazione da parte dei detentori e con la vendita forzata delle attività di riserva; ciò provocherebbe tensioni sui mercati dei titoli pubblici americani e ripercussioni su altri comparti del sistema finanziario globale”.

In gioco, ha avvertito la Banca d’Italia - che, con il suo Rapporto sulla stabilità finanziaria, ha lanciato l’attenti anche sulle banche italiane - c’è tra l’altro la stessa sovranità monetaria dell’area euro.

Nell’analisi si legge infatti che, “nell’area euro, l’eventuale diffusione su larga scala di strumenti e servizi di pagamento basati su stablecoins in euro offerti da aziende o da banche americane, che potrebbero sostituire gli attuali strumenti al dettaglio paneuropei, potrebbe avere implicazioni anche per il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento e per la stessa sovranità monetaria ”.

Ad avere paura degli stablecoin è anche la BCE

L’alert di Bankitalia sul ruolo delle stablecoin ha fatto seguito a un altro avvertimento che su questi prodotti è stato lanciato l’altro ieri dal vicepresidente della BCE, Luis de Guindos.

Visto l’utilizzo diffuso delle carte di pagamenti degli Stati Uniti da parte dell’Europa, ha avvertito il numero due della Banca centrale europea e vice della presidente Christine Lagarde, “nel caso in cui in questo momento si finisse con il dare una ulteriore spinta all’utilizzo di stablecoin basate sul dollaro ” gli stessi sistemi di pagamento potrebbero correre il rischio di vedere erosi la loro autonoma e la loro indipendenza.

de Guindos ha fatto riferimento alla presenza, in Europa, della regolamentazione, nota con la siglia di MIcA, che va tuttavia rivista: “Secondo il parere della BCE, dovremmo rivederla”, ha detto il banchiere, sottolineando la necessità che l’Europa sia “estremamente cauta” nei confronti dell’utilizzo delle stablecoin in dollari. Il timore è che si manifesti un “qualche tipo di squilibrio che andrebbe a discapito” del continente.

Le iniziative di Trump pro-crypto. Quanto vale il mercato delle criptoattività

Tornando all’analisi di Bankitalia, il senior economist Andrea Nobili, autore dello studio, ha ripercorso il trend recente del valore di mercato dei crypto asset che, già reduce da una fase positiva nel corso del 2024, ha riportato un ulteriore scatto a seguito delle “elezioni presidenziali negli Stati Uniti e l’annuncio di iniziative volte a rafforzare l’adozione di strumenti digitali denominati in dollari da parte della nuova amministrazione”.

Iniziative che hanno portato dunque la firma del presidente Donald Trump e che si sono sostanziate, ha ricordato Nobili, nell’ordine esecutivo che ha introdotto iniziative per promuovere gli stablecoins in dollari su scala globale, firmato lo scorso gennaio da Trump e, più di recente, nell’“istituzione ufficiale di una riserva strategica federale in Bitcoin (Strategic Bitcoin Reserve) ”, così come di “un’ulteriore riserva costituita da altre criptoattività ritenute strategiche (Digital Asset Stockpile) ”.

Non solo: “lo scorso 7 marzo l’agenzia statunitense Office of the Comptroller of the Currency (OCC) ha annunciato che le banche nazionali e le associazioni di risparmio federali sono autorizzate a svolgere operazioni in attività digitali senza dover necessariamente ricevere un parere preventivo dell’autorità, come previsto in precedenza”, ha scritto l’economista.

Tornando alla questione dei prezzi, dopo quel rally imponente successivo alla notizia della vittoria di Donald Trump alle elezioni USA, Nobili ha ricordato che il valore del Bitcoin e di altri asset crypto è poi sceso, portandosi alla fine di marzo a 2,75 trilioni di dollari, una somma comunque imponente, così presentata: “ Oltre il 60 per cento del mercato è rappresentato da Bitcoin e il 30 da altre criptoattività non garantite da attività sottostanti (unbacked crypto-assets); solo il 9 per cento è costituito da attività digitali emesse da entità che ne ancorano il prezzo a valute tradizionali di riferimento (stablecoins)”, si legge nel report, che ha rimarcato più volte il rischio generale che la presenza di queste attività comporta per i mercati e per la loro stessa stabilità finanziaria:

La forte espansione di Bitcoin e delle altre criptoattività caratterizzate da un’elevata volatilità delle quotazioni comporta rischi non solo per gli investitori, ma potenzialmente anche per la stabilità finanziaria, alla luce delle crescenti interconnessioni tra l’ecosistema di queste attività, il settore finanziario tradizionale e l’economia reale ”.

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