Spread BTP-Bund in caduta libera YTD, bucano anche la soglia di 90 punti base. Da motivo di ansia a motivo di orgoglio per il governo Meloni.
Lo spread BTP-Bund a 10 anni capitola sotto la soglia psicologica di 90 punti base, scivolando ai minimi degli ultimi 15 anni. Una bella vittoria per il governo Meloni, e per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha fatto da tempo dello spread un motivo di orgoglio.
Spread BTP-Bund a 10 anni al minimo in 15 anni, i trader sostengono Meloni
“Italy’s Bond Spread Falls to 15-Year Low as Traders Back Meloni”, scrive oggi Bloomberg, in un articolo che mette in evidenza la traiettoria discendente del differenziale che un tempo, più che motivo di vanto, era motivo di ansia per i governi italiani di turno.
A onor di cronaca va ricordato che lo spread BTP-Bund ha già bucato la soglia di 90 punti base qualche giorno fa, quando è precipitato al valore più basso dall’aprile del 2010 nella sessione di giovedì scorso.
Nelle sessioni successive, il differenziale tra i rendimenti dei BTP e dei Bund a 10 anni ha oscillato nei pressi della soglia psicologica, per poi chiudere a quota 89 punti base nella seduta di ieri di lunedì 30 giugno, complice il calo dei rendimenti italiani, dal 3,51% al 3,49%, rispetto al rialzo invece dei rendimenti dei Bund tedeschi, saliti dal 2,5% al 2,6%.
Per quanto diversi siano gli economisti e gli esperti che stiano facendo notare da un bel po’ che lo spread Italia-Germania non riveste più quella importanza che aveva un tempo, quando veniva considerato un termometro del rischio dell’Italia, ed espressione del mal di testa cronico rappresentato dall’elevato debito pubblico del Paese, sia in termini assoluti che in rapporto al PIL, la traiettoria ribassista dell’indicatore, secondo quanto riporta Bloomberg, conferma il sostegno che il mercato continua a dare a Meloni.
I BTP continuano insomma a piacere, come dimostra, oltre allo spread, il rendimento dei Titoli di Stato italiani.
Basta pensare, stando alle rilevazioni di Bloomberg, che nell’ultimo mese il Buy Italia ha portato i rendimenti a scendere di 5 punti base, al 3,43%.
YTD, ovvero dall’inizio del 2025, il trend è stato di un crollo di 68 punti base.
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Facendo un paragone con gli altri debiti sovrani dell’area euro, e ricordando sempre la relazione inversamente proporzionale che esiste tra i rendimenti e i prezzi delle obbligazioni, i BTP hanno fatto meglio di tutti nell’ultimo mese e anche su base annua. Occhio infatti alle seguenti performance.
I rendimenti dei Bund, ovvero dei Titoli di Stato tedeschi, sono saliti di 5 punti base nell’ultimo mese, al 2,55% scendendo di appena 5 punti base YTD.
I rendimenti degli OAT, Titoli di Stato francesi, sono saliti di 7 pb nell’ultimo mese al 3,24%, segnando un calo di 11 pb dall’inizio dell’anno.
I rendimenti dei Bonos, Titoli di Stato della Spagna, al 3,20%, sono balzati di 10 punti base nell’ultimo mese, riportando una flessione di 28 punti base YTD.
I rendimenti dei bond portoghesi, al 3%, sono saliti di 3 punti base nell’ultimo mese di contrattazioni, cedendo anch’essi 28 punti base dall’inizio del 2025, come è accaduto nel caso dei Bonos.
I rendimenti dei Titoli di Stato della Grecia, al 3,25%, sono avanzati di 2 punti base, scivolando di 52 punti base YTD.
I rendimenti dei BTP rimangono dunque quelli che hanno segnato il ribasso più significativo, sia su base mensile, -5 pb, che su base annua, con un crollo per l’appunto di -68 punti base, a dimostrazione della fiducia che il mercato continua a riporre nei confronti della carta italiana.
Occhio, però: i rendimenti italiani, al 3,43%, rimangono i più alti tra i rendimenti di tutti i principali Titoli di Stato dell’Eurozona, viaggiando ai livelli più elevati non solo rispetto ai bond del Paese tuttora considerato virtuoso nell’area euro (la Germania), e rispetto ai Titoli di quello che virtuoso lo era stato un tempo (Francia).
I rendimenti dei BTP rimangono più alti anche di quelli dei bond greci, portoghesi e spagnoli, se si fa un paragone con i cosiddetti Paesi ex PIIGS ai tempi della crisi dei debiti sovrani. Il che significa che i Titoli di Stato italiani comunque continuano a essere percepiti dal mercato più rischiosi di quelli non solo di Germania e Francia, ma anche di Spagna, Portogallo e della stessa Grecia.
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