Sondaggi, cosa succede alle elezioni e chi vince se cade il governo Draghi e si va subito al voto

Giacomo Andreoli

16 Luglio 2022 - 15:45

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Se il governo Draghi cadesse davvero e non si trovassero ulteriori soluzioni Mattarella dovrebbe mandare l’Italia al voto: ecco chi vincerebbe considerando gli attuali sondaggi e la legge elettorale.

Sondaggi, cosa succede alle elezioni e chi vince se cade il governo Draghi e si va subito al voto

Man mano che le ore passano la via del Draghi bis si fa sempre più impervia. L’attuale presidente del Consiglio pare non ne voglia sapere di costruire una maggioranza di governo senza i 5 Stelle, perfino se questi dovessero ulteriormente scindersi e una parte lo continuasse a sostenere. Anche se continua il pressing soft del Quirinale e quello più intenso delle cancellerie europee e di Washington per non cambiare l’inquilino di Palazzo Chigi, l’opzione del voto si fa più calda.

Senza Mario Draghi, infatti, sembra difficile trovare un’altra figura che possa unire un Parlamento così frammentato. Difficile che lo stesso Sergio Mattarella, nonostante il momento di crisi economica e geopolitica, cerchi con forza un’altro presidente del Consiglio: sarebbe il quarto governo in quattro anni, obiettivamente troppo anche se ci sono state importanti emergenze.

Senza soluzioni alternative, allora, il capo dello Stato dovrebbe sciogliere le Camere e indire, assieme al ministero dell’Interno, le prossime elezioni. Da Costituzione servono almeno 60 giorni tra la pubblicazione del decreto presidenziale e la chiamata alle urne. Calendario alla mano nulla potrebbe essere fatto prima del 25 settembre o, più probabilmente, inizio ottobre.

Elezioni anticipate, con quale legge si vota?

In caso di elezioni anticipate chi vincerebbe? E soprattutto: si riuscirebbe a formare una maggioranza stabile di governo? Innanzitutto bisogna chiarire che, vista la mancanza di tempo per votare un sistema diverso, si tornerebbe al voto con il Rosatellum, una legge elettorale per due terzi proporzionale e per un terzo maggioritaria. Fu varata nel 2017 pensando ad un Parlamento con 945 membri, mentre, dopo la riforma costituzionale del 2019, dalla prossima legislatura in poi ci saranno 400 deputati e 200 senatori (in tutto 600).

I collegi previsti dalla legge elettorale sono stati rivisti, quindi tecnicamente, nonostante nessuno dica di ritenere particolarmente efficace questo sistema (perfino lo stesso Ettore Rosato, ex Pd e ora Italia Viva, che ne fu il primo firmatario), si può tornare subito al voto.

Il rischio, però, è che la legge elettorale non garantisca una maggioranza certa di governo e contemporaneamente sia poco rappresentativa delle forze politiche più deboli e delle minoranze, visto anche il taglio di 345 parlamentari.

Centrodestra favorito alle urne

Sondaggi alla mano, il centrodestra parte avvantaggiato, ma avrà comunque la vita difficile per raggiungere la soglia dei 201 deputati e quella dei 101 senatori. Tutto, infatti, dipende dalle coalizioni che si presenteranno unite nei collegi uninominali, che come detto contano un terzo dei seggi secondo quanto previsto dal Rosatellum.

Youtrend e Nando Pagnoncelli hanno quindi elaborato una serie di simulazioni che si possono riassumere in quattro scenari: 1) Movimento 5 Stelle da solo contro centrosinistra e centrodestra; 2) “Campo largo” contro centrodestra unito; 3) Pd+M5s contro centrodestra e partiti di centro da soli; 4) Polo sovranista contro centrosinistra e grande centro in solitaria.

Cosa succede se il M5s va da solo alle elezioni

Se il campo largo fosse del tutto abbandonato e il M5s si presentasse da solo alle elezioni otterrebbe 31 seggi alla Camera e 15 al Senato. In questo caso il centrodestra unito (con Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e centristi) vincerebbe largamente le elezioni e otterrebbe un stabile maggioranza in entrambi i rami del Parlamento: 240 deputati e 122 senatori. Il centrosinistra, con Pd, sinistra e partiti liberali-progressisti (come Azione/+Europa e Italia Viva) si fermerebbe invece a 118 deputati e 56 senatori.

L’ipotesi campo largo contro centrodestra

L’ipotesi di un campo larghissimo con Pd, M5s, sinistra e anche i partiti di Matteo Renzi e Carlo Calenda vedrebbe sulla carta la situazione più incerta. La coalizione, infatti, sarebbe molto competitiva rispetto al centrodestra e con molta probabilità gli eviterebbe di raggiungere la maggioranza. Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia si fermerebbero infatti a circa 198-202 deputati e 99 senatori: troppo poco per andare al governo. Ecco che si dovrebbe tornare alle larghe intese.

La simulazione in caso di divisione tra centrosinistra e Renzi-Calenda

L’opzione più probabile fino a poco tempo fa, prima dello strappo grillino, vedrebbe invece il centrosinistra allargato ai 5 Stelle sfidare il centrodestra e un centro liberal-democratico (formato da Italia Viva, Azione e +Europa). Quest’ultima formazione otterrebbe 19 deputati e 9 senatori, contro i 149 deputati e 76 senatori del campo largo.

In uno scenario del genere, quindi, vincerebbe ancora il centrodestra, ma con numeri risicati al Senato, dove avrebbe tra i 106 e i 108 seggi, di poco sopra alla maggioranza assoluta. Numeri più larghi alla Camera, dove la coalizione otterrebbe 221 deputati.

Che succede se si dividono sovranisti e Forza Italia

L’ultima ipotesi, poco probabile, ma non impossibile, è che si formi un “grande centro” allargato a Forza Italia, a sfidare il polo sovranista Meloni-Salvini da una parte e l’alleanza Pd-M5s dall’altra. In questo caso la destra otterrebbe 160 deputati e 78 senatori, contro i 187 deputati e 93 senatori del campo largo. Allora il centro, con i suoi 39 seggi alla Camera e 19 al Senato, risulterebbe decisivo per un governo con l’una o l’altra parte.

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