I soldi prestati dall’ex coniuge vanno restituiti dopo la separazione?

Ilena D’Errico

22 Giugno 2023 - 21:18

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Prestito durante il matrimonio, cosa succede? Ecco quando vanno restituiti dopo la separazione i soldi prestati dall’ex coniuge.

I soldi prestati dall’ex coniuge vanno restituiti dopo la separazione?

Prestarsi dei soldi fra marito e moglie è molto comune, anche perché spesso il denaro viene poi utilizzato per esigenze familiari. È però vero che in seguito alla separazione la maggior parte delle liti verte sull’aspetto economico-patrimoniale e, soprattutto quando si tratta di somme ingenti, ci si chiede se i soldi prestati dall’ex coniuge debbano essere restituiti dopo la separazione.

La questione non è affatto semplice come si potrebbe immaginare. Se è certo che un prestito va restituito, non è altrettanto facile stabilire che ciò che è avvenuto tra i due coniugi fosse effettivamente un prestito e non una donazione. Ciò deriva proprio dai particolari rapporti che rilevano fra i coniugi (e fra le parti delle unioni civili), per cui non esiste una risposta universale.

Soldi prestati dall’ex coniuge, quando vanno restituiti dopo la separazione

Non è così automatica la definizione di prestito – tecnicamente si parla di mutuo – per i trasferimenti di denaro tra marito e moglie. Ci sono, infatti, due aspetti essenziali che li riguardano e derivano per l’appunto dall’unione matrimoniale. In primo luogo, esistono doveri reciproci fra i coniugi, tra cui l’obbligo di contribuzione.

In particolare, secondo l’articolo 143 del Codice civile, i coniugi sono tenuti a contribuire alle esigenze familiari, tenendo conto delle rispettive capacità di lavoro, sia esso professionale o casalingo. Pagare per delle necessità comuni alla famiglia o per il mantenimento non può quindi essere considerato un prestito fatto all’altro coniuge e come tale non va restituito.

C’è poi da considerare che nel nostro ordinamento vige la presunzione di gratuità sui trasferimenti di denaro fra coniugi, in virtù del dovere di solidarietà reciproca. Nel concreto questo significa che quando uno dei coniugi dà una somma di denaro all’altro, si presume che lo abbia fatto a titolo di donazione, come un regalo che quindi non deve essere restituito.

Allo stesso tempo, la legge non vieta il prestito tra coniugi, che resta possibile per finalità estranee ai bisogni familiari. Altrimenti, avrebbe carattere di donazione o adempimento dell’obbligo di contribuzione, perciò sarebbe impossibile chiederne la restituzione dopo la separazione. Quando il prestito è servito per esigenze diverse da quelle familiari o dal mantenimento, allora deve essere restituito.

In particolare, i crediti tra coniugi iniziano a prescriversi – con un termine pari a 10 anni – soltanto dopo la separazione. Durante il matrimonio, infatti, la prescrizione dei crediti si considera sospesa, proprio perché difficilmente l’esigenza di ottenere la restituzione è così sentita, ma soprattutto in ragione dei turbamenti nell’equilibrio familiare che sarebbero causati da eventuali azioni legali.

Quando si può ottenere la restituzione del prestito dall’ex coniuge

Se uno dei coniugi dà dei soldi all’altro per motivi diversi da quelli obbligati nel rapporto matrimoniale il trasferimento si considera un prestito, di conseguenza dopo la separazione deve essere restituito. Non è però sempre facile dimostrare questa circostanza, proprio in virtù della citata presunzione di gratuità.

Naturalmente, la soluzione più semplice per ovviare a questa problematica è rappresentata dal contratto scritto, anche se una semplice scrittura privata. Questo metodo deve però essere utilizzato preventivamente, cosa che raramente avviene considerando il rapporto affettivo.

Provare l’esistenza di un prestito non è comunque impossibile, dato che la giurisprudenza considera a riguardo, oltre alla finalità, anche l’entità della somma in questione e il suo rapporto con le disponibilità economiche degli ex coniugi. Di regola, è l’ex coniuge che chiede la restituzione a dover provare l’esistenza del prestito, ma esistono delle eccezioni.

La Corte di cassazione, con ordinanza n. 11664/2023, ha infatti ricordato che lo spostamento dell’onere della prova sul coniuge che richiede la restituzione corre in parallelo con un altro principio cardine dell’ordinamento civile italiano: chi riceve del denaro altrui non è autorizzato a tenerlo senza un valido motivo e non può presumere di non doverlo rendere.

Ne consegue, quindi, che le prove (anche delle testimonianze) sono estremamente utili per dimostrare la natura di un trasferimento economico tra coniugi, ma il caso specifico è comunque sottoposto alla valutazione del tribunale. La sentenza citata, oltretutto, riguarda una fattispecie piuttosto chiara. Il prestito era infatti avvenuto in un momento di crisi coniugale precedente alla separazione, riguardava una cifra elevata e sicuramente non proporzionale alle condizioni delle parti ed era stata utilizzata poi per l’acquisto di un’auto personale.

È stato quindi piuttosto semplice superare la presunzione di gratuità, che per l’appunto può essere vinta da qualsiasi prova contraria. Ne consegue che dopo la separazione vanno sempre restituiti i soldi prestati dall’ex coniuge, purché non afferenti a esigenze familiari.

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