Snap crolla: al Nasdaq tremano social media e player della pubblicità online

Claudia Cervi

25/05/2022

25/05/2022 - 12:10

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Snap crolla pesantemente del 43% dopo il profit warning. Si innesca una reazione a catena che affonda il Nasdaq e le azioni dei social media e dei player della pubblicità online.

Snap crolla: al Nasdaq tremano social media e player della pubblicità online

Il mondo della pubblicità online è cambiato già da quale tempo e in peggio. L’inflazione restringe i margini delle aziende, il rallentamento dell’economia frena la spesa degli inserzionisti: «un contesto macroeconomico» scrive Snap in un deposito alla Sec «che si sta deteriorando più velocemente del previsto».

Ecco cosa c’è dietro al crollo di Snap, social media conosciuto per la App «SnapChat», che martedì ha perso oltre il 43%, innescando una brutale reazione a catena che ha coinvolto altre big tech che dipendono fortemente dalle entrate pubblicitarie. Twitter, Alphabet (Google), Meta Platforms e Pinterest hanno perso tra il 3,0% e il 24,8%.

Pessimisti anche gli analisti di Morgan Stanley che considerano la pubblicità ciclica: «Ci aspettiamo che tutte le piattaforme pubblicitarie online risentano dell’impatto di un significativo ritiro dei consumatori».

Snap crolla sotto al prezzo Opa

Nel documento che Snap ha depositato alla Sec si legge che i ricavi e gli utili ante imposte rettificati per il secondo trimestre saranno inferiori a quelli previsti dalla società appena un mese fa. Tanto è bastato per far piombare il valore a 12,79 dollari, ben al di sotto del livello di 17 dollari dell’Opa del 2017.

Com’è possibile che un alert su Snap, società relativamente piccola rispetto a giganti del web come Meta, Twitter o Google, abbia innescato il sell off sul Nasdaq?

«In un certo senso, è incredibile che una società relativamente piccola e perennemente non redditizia riesca a trascinare al ribasso l’intero comparto ma, considerata la sensibilità del comparto stesso (quello hi-tech), Snap è capace di esercitare una maggiore influenza», spiega Adam Crisafulli, fondatore di Vital Knowledge dopo anni di esperienza in JPMorgan.

Snap crolla sul livello più basso aprile 2020

Da un punto di vista grafico, Snap ha raggiunto a 12,80 circa un livello che non si vedeva da aprile 2020, intercettando la trend line disegnata dai bottom di dicembre 2018. L’arrivo in quest’area ha comportato la ricopertura del gap del 22 aprile 2020 a 13,04 dollari, spingendo in zona estrema di ipervenduto i principali oscillatori grafici. Le condizioni sono dunque favorevoli a un rimbalzo (tecnico) verso 16,40, ed eventualmente in direzione dei 20 dollari, avvalorate anche dalla formazione di una divergenza rialzista tra il grafico dei prezzi e l’Rsi a 14 sedute. Sul fronte dei supporti, discese sotto il minimo di ieri a 12,55 dollari alimenterebbe nuove vendite in direzione di area 10/10,30 almeno.

Google a ridosso di supporti critici

Nella seduta di ieri Google ha perso quasi 5 punti percentuali, contribuendo a un ribasso cumulativo del 34% dai record di febbraio toccati a circa 3000 dollari. I prezzi sono tornati a muoversi a ridosso dei 2000 dollari, area di accumulazione disegnata tra febbraio e marzo 2021, livello significativo che dovrà rimanere intatto per scongiurare un affondo verso 1785 dollari, in corrispondenza del 61,8% di ritracciamento (di Fibonacci) calcolato sul rialzo partito dai bottom del 2020. Per intravedere i primi segnali di ripresa, Google dovrà risalire oltre 2240 dollari e andare all’attacco della resistenza di breve termine a 2350 circa.

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