Se la Russia decidesse di attaccare davvero la Nato questo sarebbe tra i primi obiettivi delle forze armate. Gli avvenimenti di questi giorni non sono affatto casuali.
L’aumento delle tensioni con la Russia e l’invocazione dell’articolo 4 del Trattato atlantico da parte della Polonia e dell’Estonia hanno inasprito gli accesi timori già presenti. Le violazioni dello spazio aereo estone sono infatti più preoccupanti di quanto si potrebbe immaginare, perché proprio la piccola Repubblica baltica è la frontiera tra la Russia e la Nato, un territorio strategico altamente sensibile. Non stiamo dicendo che stia per accadere ora, ma se la Russia volesse attaccare la Nato il primo obiettivo sarebbe l’isola estone di Hiiumaa con molte probabilità.
È la seconda isola più grande dell’arcipelago ma comunque un territorio a dir poco contenuto, ospita a malapena 9.000 abitanti e nonostante ciò ha un ruolo cruciale nel contesto geopolitico. Si trova proprio tra il Golfo di Riga e l’ingresso del Golfo di Finlandia, un punto caldo al pari del corridoio di Suwałki che separa la Polonia e la Lituania da nord a sud e la Bielorussia dall’exclave russa di Kaliningrad da est a ovest. La posizione territoriale di Hiiumaa offrirebbe un punto di sbarco tattico alle truppe russe, consentendo loro di attaccare la Nato a sorpresa. Uno scenario a cui l’Alleanza prova a prepararsi da tempo, non a caso le esercitazioni di difesa sono in corso già da tempo e i residenti informati, ma non è facile avere sicurezze in un simile contesto.
Russia contro la Nato, in Estonia il primo obiettivo
Ci troviamo ora in una situazione ancora più instabile di prima, con violazioni che non solo si ripetono ma addirittura aumentano di gravità. La minaccia russa sui territori Nato appare sempre più vicina, anche se resta per ora sul piano dell’intimidazione. Lo spazio aereo estone è stato sorvolato da 3 jet russi, dei Mig 31 per la precisione, scatenando l’allarme in Europa e negli Stati Uniti, violando la zona di sicurezza su una piattaforma petrolifera nel Mar Baltico.
Non droni come era accaduto in Polonia e Romania o come accaduto in Estonia nelle volte precedenti, ma veri e propri caccia da guerra in grado di trasportare i nuovi missili ipersonici Kinzhal e, almeno secondo alcuni analisti, diretti verso la capitale. Naturalmente i Mig non sono mai arrivati a Tallinn, venendo respinti peraltro dai caccia F-35 italiani, la prima linea di difesa aerea dell’isola. Un avvenimento, che precisiamo il Cremlino nega fermamente, che ha scatenato l’indignazione di tutti i leader europei e Usa.
L’Estonia ospita uno tra i punti più caldi in caso di conflitto, motivo per cui gli spazi aerei baltici sono controllati e difesi proprio dai membri della Nato. In tal senso, l’isola di Hiiumaa assume un ruolo centrale per assicurare i confini Nato e lanciare un messaggio alla Russia.
La Nato reagisce, ma l’Estonia è pronta a tutto
Il segretario generale della Nato Mark Rutte si è consultato con il primo ministro estone, mentre la Nato ha dato il via all’esercitazione militare “Lampo” che accompagna l’operazione «Sentinella dell’Est», già in corso per la difesa del fianco orientale. La provocazione russa, perché di questo pare trattarsi, sta avendo una risposta pronta, per quanto misurata, ma non si può ignorare la gravità di quanto accaduto. Occupando la piccola isola, infatti, Mosca potrebbe facilmente ostacolare la rotta marittima dei Paesi baltici con gli alleati Nato, dividendo l’alleanza in territori frammentati e più facili da sovrastare.
Un’eventualità a cui le forze armate estoni sono pronte a rispondere con grande forza, compensando laddove possibile le carenze della difesa con una dedizione impareggiabile. Non che basti solo l’impegno, ma tra i punti forti della Difesa estone c’è proprio la profonda conoscenza del territorio stesso e una strategia pensata con cura. Dal comando militare estone sono arrivate parole forti in queste ore, insieme a un’amara consapevolezza della rilevanza strategica del proprio territorio.
L’Estonia conta sulla difesa Nato dello spazio aereo e marittimo, concentrandosi piuttosto per farsi trovare pronta in caso di ingresso dei russi. Un’operazione che le forze armate estoni intendono attirare nelle foreste, evitando le complessità delle spiagge e sfruttando al meglio la conoscenza dell’ambiente. Una strategia che la Russia stessa ha fatto propria negli anni, seppur in modo diametralmente opposto nei territori sovietici.
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