Una errata valutazione di Warren Buffett potrebbe avere conseguenze negative per il mercato azionario mondiale. L’oracolo di Omaha si è sbagliato?
Warren Buffett può essere considerato come uno degli investitori più brillanti del secolo.
La sua fama lo precede e i suoi successi gli sono valsi il soprannome di “oracolo di Omaha”, con riferimento alla sua città natale ma soprattutto al suo incredibile fiuto per gli affari. Si pensi soltanto alla mossa di inizio anno sulle azioni Apple che ha sbalordito i mercati internazionali e gli ha permesso di guadagnare un miliardo di dollari nel giro di qualche mese.
Qualche settimana fa Warren Buffett ha tranquillizzato i teorici di una bolla speculativa sull’azionario affermando come le valutazioni dei titoli (giudicate spesso eccessive) siano invece consone all’attuale ambiente di tassi di interesse ai minimi storici.
Ma se si sbagliasse? Cosa accadrebbe se le tanto adorate valutazioni di Warren Buffett si rivelassero inesatte?
La teoria confutata
A discutere delle lacune della teoria di Buffett è stato John Hussman, presidente dell’Hussman Investment Trust nonché ex professore di economia. Se da un lato l’esperto ha confermato che tassi di interesse così bassi migliorano intrinsecamente i flussi di cassa futuri, dall’altro ha fatto notare come tutto ciò dovrebbe essere andare di pari passo con una crescita marcata che gli USA non stanno osservando.
In altre parole la teoria di Warren Buffett sarebbe esatta, ma solo a metà. Hussman ha tuonato affermando che, considerare i tassi bassi l’unica causa delle valutazioni elevate, fornisce alle persone una sicurezza falsa. Insomma, dietro l’azionario c’è molto di più e il discorso è meno semplicistico di quel che si crede, per l’esperto.
Quali conseguenze?
Cosa accadrebbe nel caso in cui la teoria di Buffett si rivelasse incorretta? Per Hussman investire e muovere il proprio denaro basandosi soltanto sui tassi di interesse è una scelta pessima che potrebbe determinare “uno dei maggiori disastri nella storia del mercato azionario statunitense”, per dirla con le sue stesse parole.
Secondo le analisi dell’ex professore, le valutazioni di Wall Street eccedono i valori storici del 175%, mentre secondo le sue previsioni l’S&P 500 viaggerà in un territorio negativo (-60%) nei prossimi 10 o 12 anni. Il motivo sarà sempre quello: un’economia mai abbastanza in crescita.
“Se i tassi di interesse sono bassi perché anche i tassi di crescita sono bassi, nessun premium di valutazione è giustificato”,
ha affermato Hussman. Il tasso di rendimento a lungo termine, ha poi aggiunto, continuerà a mantenersi basso senza premium, cosa che si ripercuoterà sull’intero mercato azionario statunitense.
Le previsioni
Hussman ha previsto che nel breve termine gli investitori continueranno ad essere guidati da comportamenti più o meno impulsivi, avvalendosi comunque di strumenti protettivi, in grado di limitare i danni derivanti da una potenziale fase ribassista (vicina, secondo le sue stime). Il suo pessimismo è tangibile e derivante dalla sopravvalutazione dei titoli di Wall Street, ben oltre i livelli del 1929 e del 2000.
Buffett contro Hussman. Ottimismo contro pessimismo. A chi darà ragione il futuro andamento del mercato azionario USA?
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