Salario minimo in Europa (e in Italia): a che punto siamo?

Giorgia Bonamoneta

1 Maggio 2023 - 22:45

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È già finito il dibattito sul salario minimo, il governo Meloni è categorico: non si farà. In Europa però l’Italia è uno dei pochi Paesi a non averlo introdotto. A che punto siamo?

Salario minimo in Europa (e in Italia): a che punto siamo?

A che punto siamo con il salario minimo? Sono sempre di più i Paesi che hanno introdotto il salario minimo, l’Italia è rimasto uno dei pochissimi Paesi a non averlo discusso. L’Europa va verso qualità e dignità del lavoro e questo passa anche attraverso il riconoscimento di un salario minino garantito. I salari minimi variano da Stato a Stato e dipendono totalmente dall’andamento economico nazionale. Per questo il salario minimo in Germania è più alto rispetto a quello dell’Estonia per esempio.

Ovvietà a parte, sono in molti a domandarsi perché l’Italia si ostina ancora oggi a non avere una retribuzione minima. Secondo il governo Meloni il salario minimo è un modo per far finta di occuparsi dei temi sociali e, allo stesso tempo, non risulta vincente se messo a confronto la contrattazione collettiva, per usare le parole di Meloni dello scorso mese. Una motivazione che viene sostenuta dalle azioni del governo, come per il decreto Dignità varato proprio nella giornata del 1° maggio, Festa del lavoro e dei lavoratori, nel quale si abbassano ulteriormente le tasse sul lavoro.

Il dibattito sul salario minimo in Italia è quindi finito?

Salario minimo in Europa: un segnale importante

In Europa quasi tutti i Paesi hanno introdotto il salario minimo. Fuori dai giochi sono rimasti solo Italia, Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia. Negli altri Paesi invece si può contare sulla retribuzione minima, che varia a seconda del costo della vita e dell’andamento economico.

Si possono dividere in almeno due gruppi i Paesi che hanno introdotto il salario minimo. Da una parte quelli che superano i 1.500 euro al mese, dall’altra quelli che hanno uno stipendio mensile minimo inferiore a 1.500 euro. I Paesi con salario minimo superiore a 1.500 euro al mese sono per esempio Lussemburgo, Germania (che ha toccato quota 14 euro all’ora), Belgio, Paesi Bassi, Irlanda e Francia; mentre i Paesi con stipendi inferiori a 1.500 euro sono Slovenia e Spagna. Ci sono anche i Paesi con salario minimo inferiore a 1.000 euro al mese, che in parte sono anche i Paesi dove gli stipendi negli ultimi decenni sono cresciuti di più. Tra questi troviamo: Cipro, Portogallo, Malta, Lituania (aumento medio del l’11,2%), Grecia, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Lettonia, Romania (aumento medio del 14,4%), Ungheria e Bulgaria (aumento medio 9,7%).

Salario minimo in Italia: è davvero la fine (per ora)

In Italia c’è lo stipendio minimo, ma non è intenso come salario minimo garantito. Semplicemente il lavoro viene pagato poco, il minimo. Si stima che il 18,4% dei 23,3 milioni di lavoratori e lavoratrici guadagni meno di 9 euro lordi all’ora. Eppure secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni il salario minimo creerebbe “situazioni peggiori di quelle che abbiamo oggi”. Non sono chiare le situazioni peggiori a cui fa riferimento Meloni, sappiamo però che la condizione peggiore è quella attuale, con stipendi che non crescono in maniera efficace rispetto al costo della vita, portando molti lavoratori verso la soglia del “lavoro povero”.

Il dibattito sul salario minimo non c’è, se non per bloccarlo e per ora, con il governo Meloni, non c’è un orizzonte nel quale l’Italia si allineerà alla maggior parte dei Paesi europei. Forse in futuro si tornerà a parlare di salario minimo, chissà, sicuramente non ora.

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