La previsione aggiornata del Congressional Budget Office: con l’aumento dei dazi gli Stati Uniti avranno una boccata d’ossigeno sul deficit.
Con le entrate derivanti dai dazi, gli Stati Uniti riusciranno ad abbassare il deficit federale. La nuova stima aggiornata del Congressional Budget Office indica una riduzione di 4.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Secondo il rapporto del CBO, l’aumento dei dazi, che interessa in gran parte importazioni da Cina, Messico, Canada e Unione Europea, oltre a comparti come auto, acciaio e altri beni, ha fatto salire le aliquote tariffarie effettive di circa il 18% rispetto all’anno precedente. Se tali livelli venissero mantenuti, il deficit primario si ridurrebbe di 3,3 trilioni di dollari, mentre la spesa per interessi calerebbe di altri 700 miliardi, per un totale di circa 4 trilioni di dollari di riduzione del disavanzo nell’arco di dieci anni.
Maggiori entrate tariffarie dovute all’aumento dei dazi comporteranno una minore necessità di indebitamento con conseguenti risparmi significativi sul pagamento degli interessi del debito nazionale. A seguito delle più alte aliquote tariffarie e di una copertura più ampia delle principali importazioni, le stime di giugno sono state riviste al rialzo. A giugno si prevedeva una riduzione di 2,5 trilioni di dollari nei disavanzi primari e una riduzione di 500 miliardi di dollari nella spesa per interessi. Questo dimostra come le previsioni economiche possano cambiare rapidamente quando vengono introdotte nuove misure fiscali e commerciali di portata così ampia.
Il debito federale ammonta attualmente a circa 37.000 miliardi di dollari. È importante dunque con le entrate derivanti dai dazi cercare di ridurre il deficit. Alcune settimane fa era emersa l’ipotesi di destinare il gettito extra alle famiglie americane con figli a carico. Nulla di tutto questo: i dazi sono stati introdotti per abbassare l’enorme debito pubblico statunitense. In primo luogo le entrate extra serviranno a ridurre il deficit, successivamente si potrà discutere di un’eventuale erogazione alle famiglie, magari come misura di sostegno in caso di nuove tensioni economiche o crisi dei consumi.
Se è vero che i dazi aiuteranno il governo degli Stati Uniti a ridurre il deficit, esiste però l’altra faccia della medaglia da valutare: gli effetti sui consumi. I critici mettono in guardia sulle possibili conseguenze economiche, tra cui l’aumento dei prezzi al consumo, un maggiore costo per le imprese che importano beni e nuove tensioni commerciali che potrebbero ripercuotersi anche sulle esportazioni americane.
Trump minaccia nuovi dazi in caso di digital tax
A volte basta la semplice minaccia di nuovi dazi per ottenere lo stop. Anche in questo caso Trump sembra sfruttare la leva dei dazi extra per criticare e bloccare la digital tax, la tassa sul digitale che colpirebbe duramente soprattutto le Big Tech americane. Trump ha annunciato dazi punitivi e restrizioni nella fornitura di chip in risposta a tasse e regolamenti sul digitale. Sul suo social Truth, il presidente USA ha dichiarato che «tasse digitali, legislazione sui servizi digitali e normative sui mercati digitali sarebbero tutte progettate per danneggiare o discriminare la tecnologia americana».
La replica dell’Ue non si è fatta attendere ed è arrivata tramite la portavoce Paula Pinho. «È un diritto sovrano dell’Ue e dei suoi Stati membri regolamentare le attività economiche sul proprio territorio», ha dichiarato, sottolineando come Bruxelles non abbia alcuna intenzione di arretrare di fronte a pressioni bilaterali.
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