La Russia ha trovato un nuovo modo per chiamare i Paesi ostili

Alessandro Nuzzo

18 Settembre 2025 - 19:50

Nel 2022 la Russia ha stilato una lista di Paesi ritenuti ostili. Oggi questo termine è stato sostituito: ecco come vengono chiamati.

La Russia ha trovato un nuovo modo per chiamare i Paesi ostili

La Russia sta gradualmente abbandonando la dicitura «Paesi ostili» per sostituirla con un nuovo termine volto a indicare quegli Stati considerati nemici perché autori o complici di attacchi o sanzioni contro Mosca. Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, sottolineando come la terminologia assuma un valore politico e diplomatico rilevante.

Già nel 2021, dopo le prime sanzioni, la Russia compilò una lista di Paesi ostili e quindi ritenuti nemici di Mosca. Tale elenco venne poi aggiornato a marzo 2022, includendo quasi 50 Stati dopo un’ondata di misure punitive che isolarono progressivamente la Russia dal resto del mondo e rafforzarono l’idea di un blocco contrapposto a quello occidentale.

Quel termine, «Paesi ostili», a distanza di tre anni resta ancora utilizzato nel linguaggio giuridico russo ma, secondo il ministro degli Esteri, Putin lo starebbe progressivamente abbandonando per adottarne uno nuovo, ritenuto più corretto e meno generalizzante.

In una recente conferenza stampa, il presidente russo ha ribadito che non esistono Paesi ostili alla Russia bensì «governi ostili». Il presidente ha voluto sottolineare come i popoli non siano nemici della Russia, mentre lo sono i governi che, attraverso le loro politiche e le sanzioni, hanno scelto di schierarsi contro Mosca. Un concetto che mira a separare i cittadini dai vertici politici, presentando la Russia non come nemica dei popoli ma come bersaglio di scelte governative ostili e guidate da interessi geopolitici.

Quali sono i Paesi ostili alla Russia

L’ultima lista ufficiale stilata dal Governo russo risale a marzo 2022 e comprende circa 50 Stati ritenuti ostili. In questo elenco figura anche l’Italia, insieme a tutti i Paesi dell’Unione Europea e agli Stati Uniti. Ma non solo l’alleanza atlantica: compaiono infatti anche Stati asiatici come Taiwan, Corea del Sud e Giappone. Nemmeno la piccola San Marino ne è rimasta esclusa, a testimonianza di quanto ampio fosse il fronte ritenuto ostile. Ecco la lista completa:

  • U.S.A. e Canada;
  • tutti i Paesi dell’UE (inclusa l’Italia);
  • Regno Unito (tra cui Jersey, Anguilla, Isole Vergini britanniche, Gibilterra);
  • Ucraina;
  • Montenegro; Svizzera;
  • Albania;
  • Andorra;
  • Islanda;
  • Liechtenstein;
  • Monaco;
  • Norvegia;
  • San Marino;
  • Macedonia del Nord;
  • Giappone;
  • Corea del Sud;
  • Australia;
  • Micronesia;
  • Nuova Zelanda;
  • Singapore;
  • Taiwan.

Cosa comportava essere inclusi in questa lista? In sostanza, si trattava di Stati che avevano imposto sanzioni economiche contro la Russia, provocando conseguenze pesanti sul piano finanziario. Ai cittadini russi indebitati con uno o più Paesi compresi nell’elenco era consentito saldare i debiti in rubli, invece che nelle più solide valute straniere.

I Paesi non inseriti nella lista, al contrario, potevano essere pagati in valuta estera, dunque in monete che conservavano tutto il loro valore. Si trattò di una mossa di Putin in risposta diretta alle sanzioni inflitte a Mosca, volta a rafforzare la moneta nazionale e a ridurre la dipendenza dalle valute occidentali, ma anche a dare un segnale politico di resistenza e indipendenza. La scelta terminologica, oggi, diventa così parte integrante della strategia russa per ridefinire le relazioni internazionali e controllare la narrazione del conflitto.

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