La rottamazione quinquies ormai è una certezza e potrebbe essere uno strumento che permette anche di andare in pensione prima, vediamo perché.
La rottamazione quinquies non è più soltanto una speranza, ormai è una certezza. La nuova sanatoria è in arrivo a breve, si presume che arrivi entro il 2026, dato che la parte tecnica della procedura dovrebbe concludersi entro l’estate. Poi sarà la volta degli eventuali emendamenti e il testo definitivo potrebbe arrivare con la Manovra di fine anno.
Con la nuova rottamazione si offrirà ai contribuenti una modalità più flessibile per regolarizzare la propria posizione debitoria, ma quello che non tutti pensano è che la rottamazione quinquies potrebbe anche rappresentare un’opportunità per andare in pensione prima del previsto Andiamo con ordine e vediamo prima il lato fiscale della misura, per esaminare dopo anche quello previdenziale.
In arrivo la rottamazione quinquies, cosa cambia?
La rottamazione quinquies è diversa da tutte le sanatorie che l’hanno preceduta: darà più flessibilità prevedendo rate più basse e un rischio di decadenza più contenuto.
Invece di 18 rate in 5 anni, con la nuova rottamazione si potranno pagare i debiti in 120 rate in 10 anni, tutte dello stesso importo (senza maxi rate iniziali). Non più scadenze trimestrali, ma mensili e con un piano di ammortamento raddoppiato nel tempo. Questo consentirà ai contribuenti di dover versare con ogni rata un importo molto più basso rispetto a quanto previsto dalle prime 4 edizioni della rottamazione.
Inoltre è stato rivisto anche il meccanismo della decadenza: se con le precedenti rottamazioni bastava un ritardo superiore a 5 giorni per decadere dal piano di definizione agevolato, con la nuova è previsto che possano essere saltate anche alcune rate senza incorrere nella decadenza.
Perché la rottamazione favorisce il pensionamento?
La rottamazione ha degli indubbi vantaggi anche dal punto di vista previdenziale. Per lavoratori autonomi, artigiani, commercianti e professionisti che hanno maturato dei debiti nel versamento dei contributi all’Inps, è possibile con la rottamazione recuperare i contributi non versati in passato e raggiungere più facilmente i requisiti richiesti, sia per la pensione di vecchiaia sia per una delle forme di anticipo.
Con la definizione agevolata è possibile, quindi, recuperare i contributi mancanti (perché non versati) dilazionando il debito in un periodo variabile che può arrivare fino a 10 anni. I debiti previdenziali pendenti, infatti, non sono registrati nell’estratto conto contributivo e lasciano buchi nella carriera lavorativa.
Bisogna fare attenzione a un aspetto molto importante, però. Fino a quando la posizione debitoria non è interamente saldata i contributi non sono riconosciuti al lavoratore. Anche se si opta, quindi, per la rottamazione delle cartelle esattoriali che contengono contributi Inps non versati, non basta la sola domanda di rottamazione per vedersi riconoscere i contributi mancanti, ma è necessario versare fino all’ultima rata.
Anche se in diversi ambiti basta solo la domanda di adesione alla rottamazione per avere dei benefici, in ambito previdenziale non è così ed è necessario il totale pagamento del debito per il riconoscimento dei contributi.
Appare chiaro che il lavoratore che vuole aderire alla rottamazione quinquies per accedere alla pensione o per accederci prima, deve farsi bene i conti: rateizzare il debito in 10 anni rimanda la pensione di una decade. Se con i contributi pendenti, invece, si riesce a raggiungere, ad esempio, l’accesso alla pensione anticipata potrebbe essere il caso di fare un sacrificio e pagare il debito nel minor numero di anni possibile per godere appieno dell’anticipo che comporta.
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