Troppo lavoro, chi ha diritto al risarcimento e come richiederlo

Ilena D’Errico

6 Aprile 2024 - 22:04

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Il lavoro è troppo e stressante? Potresti aver diritto a un risarcimento danni da parte del datore. Ecco chi ne ha diritto e come richiederlo.

Troppo lavoro, chi ha diritto al risarcimento e come richiederlo

Sono tanti i lavoratori italiani che lamentano condizioni di lavoro insostenibili, giornate che sembrano non finire e uno stress generale che si ripercuote sul resto della vita, anche nei momenti che dovrebbero essere dedicati al riposo, allo svago, alla famiglia. La Corte di Cassazione ha più volte confermato che i lavoratori hanno diritto al risarcimento del danno biologico causato dal troppo lavoro, con una pronuncia recentissima.

L’1 aprile 2024, infatti, la Cassazione si è pronunciata nuovamente sull’argomento, ribadendo che si matura diritto al risarcimento non soltanto in caso di reati o illeciti (come il mobbing) ma in generale in tutti quei casi in cui il lavoratore è sottoposto a condizioni eccessivamente stressanti, costretto a prestare servizio per un tempo eccessivo rispetto a quanto consentito dal CCNL di riferimento o alla legge.

Ovviamente, tutte le professioni comportano una certa dose di stress e fatica. Non tutto è configurabile come superlavoro e in ogni caso è necessario che si sia configurato un danno biologico. Vediamo quindi quali sono le regole previste dalla legge e approfondite dalla Cassazione nel corso degli anni, quando spetta il risarcimento danni e come richiederlo.

La tutela dei lavoratori in Italia

L’articolo 2087 del Codice civile è incentrato sulla tutela delle condizioni del lavoratore, imponendo al datore di lavoro l’adozione di misure congrue alla salute fisica e psicologica dei dipendenti. Lo stress da lavoro può perciò rientrare senza problemi nelle motivazioni di un eventuale richiesta di risarcimento. Nonostante la tutela fosse già riconosciuta dal Codice civile e, peraltro, anche da diverse sentenze di tribunali ordinari e della Cassazione stessa, la recente ordinanza si configura comunque come una garanzia maggiori per i lavoratori.

Il risarcimento per i danni biologici provocati dal lavoro è infatti un punto cardine della tutela dei lavoratori nel nostro ordinamento, ma la questione circa i danni psicologici e tutto ciò che è differente dall’infortunio prettamente fisico non è sempre stata molto chiara. In particolare, la giurisprudenza è ancora attraversata da accesi dibattiti riguardo alla responsabilità del datore di lavoro in caso di superlavoro.

Il motivo principale di queste incertezze riguarda proprio la definizione di superlavoro, che non è sempre immediatamente rintracciabile. L’infortunio fisico non è fraintendibile ed è facilmente dimostrabile, così come anche tutte le lesioni contrattuali, giusto per fare alcuni esempi. Cos’è invece il superlavoro?

Si pensi ad esempio a quelle situazioni in cui al lavoratore viene chiesto di continuare l’attività oltre l’orario consentito, non saltuariamente ma come vera e propria abitudine, ma in cui le ore aggiuntive sono regolarmente pagate. Oppure, ai turni mal gestiti, a causa dei quali il lavoratore è costretto a orari improponibili che si riflettono in modo limitante e negativo perfino sulle attività quotidiane. In questo genere di circostanze non è sempre rintracciabile un vero e proprio illecito specifico del datore di lavoro, ma sono altrettanto innegabili le lesioni sulla qualità della vita del lavoratore.

È proprio in questo senso che si configura la possibilità di ottenere un risarcimento, tenuto a riparare il danno causato dalle condizioni di lavoro applicate. Non è quindi il superlavoro in quanto tale a costituire il diritto al risarcimento, quanto più la sua conseguenza sul lavoratore. Lo stress che ne deriva, ad esempio, è un vero e proprio infortunio.

Ecco sorgere il problema presentato poco più su: come provare lo stress da superlavoro e le sue conseguenze dannose? È proprio in questo senso che le sentenze della Corte di cassazione hanno intensificato la tutela dei lavoratori, stabilendo condizioni decisamente semplificate per richiedere il risarcimento.

Quando spetta il risarcimento danni da troppo lavoro

Come anticipato, affinché si configuri un diritto al risarcimento danni per il troppo lavoro è essenziale che ci siano almeno queste condizioni:

  • il superlavoro;
  • il danno biologico (con nesso logico-causale rispetto al superlavoro).

Nella definizione di superlavoro rientrano svariati elementi, non certo solo quelli apparentemente più gravi come il mobbing, gli abusi di potere, i maltrattamenti o la discriminazione. Per esempio, il continuo e perenne superamento dell’orario di lavoro e l’imposizione di straordinari, ma anche l’eccessiva pressione dovuta alla richiesta di determinati risultati e standard non realistici o raggiungibili solo rinunciando al benessere e alle pause. Anche il dipendente portato a rinunciare alle ferie o costretto a lavorare durante le ferie, nei giorni di riposo o stressato in questi periodi (anche con chiamate e sms).

In secondo luogo, le suddette condizioni devono aver portato a un danno biologico, anche se il lavoratore non è tenuto a provare il nesso causale. Quest’ultimo, secondo la Cassazione è implicito.

Come chiedere il risarcimento per il superlavoro

Il lavoratore che ritiene di aver subito un danno a causa delle condizioni di lavoro deve presentare ricorso presso il tribunale tramite il proprio avvocato. Quest’ultimo si occuperà di citare il convenuto, quindi il datore di lavoro, e assistere il lavoratore nelle motivazioni della causa. Secondo quanto emerso dalla Cassazione, l’onere probatorio del lavoratore è molto ridotto. In particolare, è necessario provare di essere stato sottoposto a condizioni di lavoro superiori alla normale tollerabilità.

Il giudice, sulla base di tutte le informazioni fornite, potrà quindi stabilire se effettivamente il ricorso del lavoratore è motivato. Gli orari di lavoro e i turni saranno quindi considerati sul lungo termine, in relazione al tempo su cui si sono protratti, alla loro differenza rispetto a quelli convenzionali e ai possibili effetti sulla vita quotidiana di una persona.

Il lavoratore dovrà dimostrare il nesso causale fra il superlavoro e l’infortunio accusato, nel caso in cui il datore di lavoro contesti le sue dichiarazioni o porti prove contrarie. Altrimenti, la dimostrazione di nocive condizioni di lavoro è sufficiente per girare l’onere della prova sul datore di lavoro, che dovrà dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni possibili per preservare l’integrità psico-fisica del lavoratore. In caso contrario, sarà condannato al pagamento di un risarcimento.

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