Risarcimento per troppo lavoro, quando spetta e come farne richiesta

Ilena D’Errico

8 Marzo 2023 - 21:49

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Quando spetta il risarcimento per il troppo lavoro e cosa serve per farne richiesta? Ecco cosa prevede la legge e perché è importante la recente sentenza della Cassazione.

Risarcimento per troppo lavoro, quando spetta e come farne richiesta

Turni impossibili, straordinari a profusione e orari insostenibili: i lavoratori hanno diritto al risarcimento per il troppo lavoro. A confermarlo, è la recente ordinanza della Corte di cassazione, che ha riconosciuto il danno biologico causato dal cosiddetto superlavoro. Vediamo quando spetta il risarcimento e come farne richiesta.

Quando spetta il risarcimento per il troppo lavoro

L’articolo 2087 del Codice civile è incentrato sulla tutela delle condizioni del lavoratore, imponendo al datore di lavoro l’adozione di misure congrue alla salute fisica e psicologica dei dipendenti. Lo stress da lavoro può perciò rientrare senza problemi nelle motivazioni di un eventuale richiesta di risarcimento. Nonostante la tutela fosse già riconosciuta dal Codice civile e, peraltro, anche da diverse sentenze di tribunali ordinari e della Cassazione stessa, la recente ordinanza si configura comunque come una garanzia maggiori per i lavoratori.

Il risarcimento per i danni biologici provocati dal lavoro è infatti un punto cardine della tutela dei lavoratori nel nostro ordinamento, ma la questione circa i danni psicologici e tutto ciò che è differente dall’infortunio prettamente fisico non è sempre stata molto chiara. In particolare, la giurisprudenza è ancora attraversata da accesi dibattiti riguardo alla responsabilità del datore di lavoro in caso di superlavoro.

Il motivo principale di queste incertezze riguarda proprio la definizione di superlavoro, che non è sempre immediatamente rintracciabile. L’infortunio fisico non è fraintendibile ed è facilmente dimostrabile, così come anche tutte le lesioni contrattuali, giusto per fare alcuni esempi. Cos’è invece il superlavoro?

Si pensi ad esempio a quelle situazioni in cui al lavoratore viene chiesto di continuare l’attività oltre l’orario consentito, non saltuariamente ma come vera e propria abitudine, ma in cui le ore aggiuntive sono regolarmente pagate. Oppure, ai turni mal gestiti, a causa dei quali il lavoratore è costretto a orari improponibili che si riflettono in modo limitante e negativo perfino sulle attività quotidiane. In questo genere di circostanze non è sempre rintracciabile un vero e proprio illecito specifico del datore di lavoro, ma sono altrettanto innegabili le lesioni sulla qualità della vita del lavoratore.

È proprio in questo senso che si configura la possibilità di ottenere un risarcimento, tenuto a riparare il danno causato dalle condizioni di lavoro applicate. Non è quindi il superlavoro in quanto tale a costituire il diritto al risarcimento, quanto più la sua conseguenza sul lavoratore. Lo stress che ne deriva, ad esempio, è un vero e proprio infortunio. Ecco sorgere il problema presentato poco più su: come provare lo stress da superlavoro e le sue conseguenze dannose? È in questo senso che l’ordinanza della Corte di cassazione ha intensificato la tutela dei lavoratori, stabilendo condizioni decisamente semplificate per richiedere il risarcimento.

Come chiedere il risarcimento per il superlavoro

Il lavoratore che ritiene di aver subito un danno a causa delle condizioni di lavoro deve presentare ricorso presso il tribunale tramite il proprio avvocato. Quest’ultimo si occuperà di citare il convenuto, quindi il datore di lavoro, e assistere il lavoratore nelle motivazioni della causa. Secondo quanto emerso dalla Cassazione, l’onere probatorio del lavoratore è molto ridotto. In particolare, è necessario provare di essere stato sottoposto a condizioni di lavoro superiori alla normale tollerabilità.

Il giudice, sulla base di tutte le informazioni fornite, potrà quindi stabilire se effettivamente il ricorso del lavoratore è motivato. Gli orari di lavoro e i turni saranno quindi considerati sul lungo termine, in relazione al tempo su cui si sono protratti, alla loro differenza rispetto a quelli convenzionali e ai possibili effetti sulla vita quotidiana di una persona. Il lavoratore dovrà contestualmente dimostrare il nesso causale fra il superlavoro e l’infortunio accusato. In ogni caso, la dimostrazione di nocive condizioni di lavoro è sufficiente per girare l’onere della prova sul datore di lavoro, che dovrà dimostrare di aver adottato tutte le precauzioni possibili per preservare l’integrità psico-fisica del lavoratore. In caso contrario, sarà condannato al pagamento di un risarcimento.

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