Ecco quando è possibile chiedere un risarcimento a Caf e patronati e come fare per ottenerlo.
Quando ci si rivolge a Caf e patronati, nella stragrande maggioranza dei casi, è per affidare le proprie pratiche a persone competenti ed evitare così complicazioni, stress e perdite di tempo. Di conseguenza quando sono proprio Caf e patronati a commettere degli errori, che per il tipo di attività svolta possono tradursi in perdite economiche ingenti, i cittadini si allarmano particolarmente e pensano subito a fare causa. È quindi opportuno sapere quando effettivamente si può ottenere un risarcimento e come, ma anche quali sono le alternative a disposizione. Caf e patronati, infatti, hanno degli obblighi legali che devono rispettare.
Quando fare causa a Caf e patronati
Per pensare di intentare una causa a Caf e patronati devono essersi verificati dei problemi con le pratiche affidate loro. Non è sufficiente che le cose non si siano svolte per il meglio o che un determinato servizio non abbia raggiunto i risultati sperati. Tanto per fare esempio, non ha alcun senso ipotizzare di agire legalmente contro Caf e patronati soltanto perché la richiesta di una prestazione all’Inps è stata negata. Non bisogna quindi focalizzarsi sul risultato atteso, che non dipende certamente dal servizio, e nemmeno sulle modalità precise.
Il cittadino può chiedere chiarimenti e un confronto, ma non può imporre al Caf e al patronato di svolgere i propri compiti in un modo diverso da quello stabilito dalla legge, né di svolgere prestazioni non previste. Supponiamo che il cittadino si rivolga al Caf per presentare un’istanza di accompagnamento all’Inps. Il contribuente potrà pretendere lo svolgimento corretto della pratica, ma non può pretendere garanzie dal patronato circa l’accoglimento della stessa, né magari di essere aggiornato quotidianamente sull’iter e così via.
Se però ci sono degli errori o delle negligenze, ecco emergere una responsabilità del Caf o patronato. Tornando all’esempio, si pensi a una richiesta di accompagnamento con dati sbagliati o non inoltrata affatto. Caf e patronati hanno infatti una responsabilità contrattuale e devono svolgere i propri compiti con diligenza professionale. Ciò significa lavorare onestamente, in modo preciso e scrupoloso, portando a compimento l’incarico conferito dal cittadino con professionalità e correttezza.
Come ottenere il risarcimento da Caf e patronati
Per chiedere un risarcimento a Caf e patronati si può generalmente tentare un accordo, magari con la mediazione legale, per riparare il danno evitando lunghi contenziosi. Sarà quindi necessario chiedere chiarimenti sull’accaduto e chiedere una soluzione in merito al problema sorto, anche in riferimento al danno subito, con una richiesta formale con raccomandata a/r o pec.
Quando questa strada non porta al risultato sperato o comunque non è possibile, non resta che avviare una vera e propria causa civile (anche presso il Giudice di pace se il valore è inferiore a 5.000 euro). In questa sede sarà necessario evidenziare l’errore nella pratica affidata al Caf e la responsabilità dello stesso, quando non avvenuto per cause esterne alla volontà dell’ente. È importante quindi provare di aver fornito al Caf tutte le informazioni corrette, allegando al ricorso il mandato conferito al Caf e la fonte dell’inadempimento.
Durante il giudizio civile, che può durare diversi anni se si attraversano più gradi di giudizio, il cittadino dovrà comunque anticipare le proprie spese legali, a meno che possa usufruire del gratuito patrocinio a spese dello Stato, fatta salva la possibilità di ottenerne il rimborso dal Caf patronato, qualora soccombente. Se l’ente potrà dimostrare di aver fatto quanto possibile per evitare l’errore, non imputabile al proprio operato, non dovrà corrispondere il risarcimento. In caso contrario, il cittadino avrà diritto alla ristorazione dei danni subiti a causa dell’inadempimento, con gli interessi maturati.
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