Rinnovo contratto statali, una montagna da scalare: poche risorse, nuovo aumento una tantum?

Simone Micocci

25 Agosto 2023 - 14:23

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Pubblico impiego, contratto scaduto: urge il rinnovo per il triennio 2022-2024. Ma sarà molto complicato reperire le risorse necessarie in legge di Bilancio.

Rinnovo contratto statali, una montagna da scalare: poche risorse, nuovo aumento una tantum?

Attraverso i propri canali ufficiali, il ministero della Pubblica amministrazione ha riportato le dichiarazioni del ministro Paolo Zangrillo in merito al rinnovo del contratto degli statali, per il quale si conta di arrivare a un accordo già nel 2024.

Durante l’intervista con PaMagazine, il ministro della Funzione pubblica ha indicato la Nota di aggiornamento al Def di settembre come un viatico essenziale per il rinnovo di contratto, poiché in quell’occasione verranno specificate le risorse a disposizione per procedere con l’aumento di stipendio in favore dei dipendenti pubblici.

Tuttavia, per quanto Zangrillo si dica ottimista in merito, le ultime notizie in merito alla legge di Bilancio ci dicono che non sarà facile reperire le risorse necessarie per riconoscere un aumento che perlomeno permetta di recuperare una parte del potere d’acquisto andato perso a causa dell’inflazione.

Ecco perché cominciano a esserci indiscrezioni rispetto alla possibilità che laddove non dovessero esserci risorse adeguate verrà riconosciuto solamente un aumento parziale e una tantum rinviando le discussioni sul rinnovo di contratto all’anno successivo. Un po’ come fatto nel 2023, quando a titolo di anticipazione del rinnovo di contratto è stato riconosciuto ai dipendenti pubblici un incremento una tantum pari all’1,5% della retribuzione tabellare.

A tal proposito, facciamo il punto della situazione riguardo al rinnovo del contratto del pubblico impiego così da porre l’attenzione su cosa possiamo aspettarci il prossimo anno.

Rinnovo del contratto 2022-2024, accordo il prossimo anno?

Il contratto dei dipendenti pubblici è scaduto il 31 dicembre 2021.

E pensare che per alcuni comparti il rinnovo per il triennio 2019-2021 è stato sottoscritto solo qualche mese fa. Quando è arrivato al governo, infatti, il ministro Zangrillo ha ereditato una situazione di stallo in diversi comparti e per questo fin dal suo insediamento a Palazzo Vidoni ha posto questo tema in cima alle sue priorità così da recuperare il ritardo accumulato.

Un percorso che ha portato nello scorso autunno alla firma del contratto per 2,2 milioni di dipendenti di enti locali e comparto Sanità, oltre al raggiungimento dell’accordo per la parte economica del comparto Scuola. E ancora, i rinnovi per la Ricerca sanitaria, Istruzione e Ricerca e l’avvio del confronto sulla dirigenza Funzioni locali.

Adesso l’obiettivo riguarda il contratto 2022-2024, per il quale il ministro Zangrillo ritiene che possano esserci le condizioni per arrivare a un accordo già il prossimo anno grazie alle risorse che verranno stanziate nel 2024. A renderlo ottimista ci sono le recenti stime al rialzo del Fondo Monetario Internazionale, secondo il quale nel 2023 il Pil dell’Italia crescerà più rispetto a Francia e Germania, nonché della media dell’Eurozona.

Governo già al lavoro per il rinnovo di contratto, ma tutto dipende dalla Nadef

Già in queste settimane il ministero della Pubblica Amministrazione si è confrontato con il ministero dell’Economia e delle Finanze visto l’appuntamento con la Nadef di settembre.

Entro il 27 settembre, infatti, il governo dovrà presentare alle Camere il documento con cui aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica del Def, il che è possibile grazie alla maggiore disponibilità di dati e informazioni sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica.

Dal Def non è emersa una situazione ottimale per il governo che quindi spera in un miglioramento della Nadef per poter disporre delle risorse necessarie per raggiungere tutti gli obiettivi prefissati. Tuttavia le prime indiscrezioni non sembrano sorridere all’Esecutivo visto che lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha parlato di “manovra complicata dove non si potrà fare tutto”.

Rinnovo di contratto o emolumento una tantum?

Le difficoltà della legge di Bilancio in parte si notano anche dalle dichiarazioni di Zangrillo che dopo un entusiasmo iniziale sembra tornare sui propri passi adottando un approccio più attendista. Lo fa ricordando che per l’ultimo rinnovo di contratto “sono state necessarie quattro leggi di Bilancio”, come pure che in ogni caso il governo si muoverà “tenendo i piedi saldi a terra e con attenzione alla stabilità dei conti pubblici”.

La sensazione è che tra riforma fiscale, taglio del cuneo, rinnovo dei bonus bollette e pensioni, le risorse per il rinnovo del contratto potrebbero essere limitate. Ecco perché non è da escludere una mossa in stile legge di Bilancio 2023, dove sono state stanziate le risorse per riconoscere ai dipendenti pubblici un incremento pari all’1,5% dello stipendio lordo (parte fissa) per tutte le tredici mensilità di quest’anno.

Uno strumento che, come sottolineato dal ministro Zangrillo, “ha rappresentato una prima risposta per attenuare, pur parzialmente, l’aumento dell’inflazione”. In realtà molto “parzialmente”: d’altronde l’inflazione registrata per il 2023 è stata pari all’8,1%, quindi siamo molto lontani dal recuperare il potere d’acquisto andato perso.

Un esperimento che verrà ripetuto nel 2024? Il ministro - per adesso - smentisce ribadendo che l’impegno del governo è di “reperire le risorse per avviare i rinnovi già dal prossimo anno”.

Ma una decisione definitiva verrà presa solo dopo l’approvazione della Nadef.

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