Riforma pensioni: muro contro muro tra governo e sindacati, piazza inevitabile?

Alessandro Cipolla

27 Settembre 2017 - 10:11

Riforma pensioni: dopo la presentazione del Def, appare chiaro che non ci saranno i fondi per accogliere tutte le richieste dei sindacati che pensano a delle manifestazioni di piazza.

Riforma pensioni: muro contro muro tra governo e sindacati, piazza inevitabile?

Riforma pensioni: dopo che il governo ha presentato la nota di aggiornamento del Def, appare chiaro che non ci saranno soldi a sufficienza per accontentare tutte le undici richieste dei sindacati, con le confederazioni che quindi starebbero pensando a delle manifestazioni di piazza.

Continua il braccio di ferro tra governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Anche se le parti si sono promesse di aggiornarsi a ottobre, dopo che il Def verrà approvato dal Parlamento, non si fermano le trattative a distanza per poter giungere a un accordo.

La scorsa settimana tutte le sigle sindacali hanno presentato un documento unitario dove erano elencati tutti i punti che dovrebbero essere oggetto della riforma delle pensioni. I soldi però per accontentare in toto CGIL, CISL e UIL non ci sono.

Ecco dunque che torna in auge l’ipotesi di più manifestazioni di piazza nelle principali città italiane. Un modo questo per mettere ulteriore pressione al governo in vista del decisivo tavolo di trattativa programmato per ottobre.

Riforma pensioni: la coperta è corta

In merito alla riforma pensioni ormai è chiaro che non ci si possono fare più tante illusioni. Dopo aver capito quali saranno gli spazi di manovra dettati dalla nota di aggiornamento del Def, il governo sembrerebbe essere intenzionato a usare gran parte del tesoretto per interventi di natura fiscale e di contrasto alla disoccupazione.

La decisione da parte di Palazzo Tesoro di bloccare il deficit all’1,6% è un chiaro indicatore di come il governo intenda essere prudente con i conti pubblici nonostante che Bruxelles sembrerebbe essere disposto a concedere ulteriore flessibilità all’Italia.

Visto che le casse statali sono ancora traballanti non è un male cercare di fare un po’ di economia, ma i sindacati non sembrerebbero accettare l’idea che si tiri la cinghia soprattutto sulla riforma delle pensioni.

Per bocca del ministro del Lavoro Giuliano Poletti e del premier Paolo Gentiloni, l’esecutivo ha fatto intendere di essere disposto ad accettare soltanto alcune delle proposte fatte dai sindacati tramite il documento unitario.

Taglio dei contributi ai giovani, stabilizzazione dell’Ape Social e riconoscimento dei lavori di cura, dovrebbero essere tutte misure che saranno senza dubbio presenti nella riforma che sarà inglobata nella prossima manovra Finanziaria.

Trattative sono in corso per quanto riguarda le donne, con il governo che dovrebbe raddoppiare la sua idea di scontare sei mesi per ogni figlio avuto o adottato per soddisfare le richieste dei sindacati.

Il nodo più spinoso però è quello dell’aumento dell’età pensionistica a 67 anni nel 2019 dovuto al miglioramento delle aspettative di vita. Le parti sociali chiedono che il provvedimento venga stoppato, ma per farlo servirebbero circa 3 miliardi ogni anno che al momento sembrerebbero non esserci.

Si torna in piazza?

La road map per quanto riguarda il Def è serrata. Il testo infatti è appena arrivato in Parlamento e nella prima settimana di ottobre inizieranno le votazioni alla Camera e al Senato.

Soltanto una volta che il Def sarà approvato, governo e sindacati torneranno a sedersi attorno a un tavolo per trovare un accordo, questa volta definitivo, in merito alla tanto agognata riforma delle pensioni.

Visto che le precedenti iniziative intraprese in materia pensionistica, vedi Ape Social, Opzione Donna ed esodati, hanno pesato sulle casse dello Stato per 7 miliardi, il budget che sarà a disposizione per la riforma sarà contenuto.

I sindacati però continuano a non indietreggiare di un centimetro rispetto le loro undici richieste. Al termine dell’incontro al ministero del Lavoro di metà settembre, il segretario della CGIL Susanna Camusso ha dichiarato che verrà valutata ogni iniziativa per poter raggiungere lo scopo prefisso.

Visti i tempi stretti però difficile avere modo di organizzare una grande manifestazione nazionale. Ecco dunque che da giorni circola l’idea di scendere in piazza in più città italiane per chiedere che vengano accolte le proposte fatte in materia pensionistica.

Senza dubbio i sindacati sanno bene che i fondi a disposizione non sono molti, ma sono altrettanto consci che in vista delle prossime elezioni politiche questo è senza dubbio il momento più adatto per cercare di fare pressione sui partiti di governo.

Ricorrere alla piazza quindi per far uscire fuori dalle pieghe del Def ulteriori disponibilità finanziarie per la riforma. Anche manifestando però è molto concreto il rischio che diverse richieste non potranno mai essere accontentate.

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# CGIL

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