Ricorsi estratto di ruolo e cartelle: diventa più difficile difendersi dal Fisco

Rosaria Imparato

13 Dicembre 2021 - 12:37

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Ricorsi sulle cartelle, l’emendamento al DL Fiscale prevede la non impugnabilità degli estratti di ruolo invalidamente notificati: che significa e perché diventa più difficile difendersi dal Fisco.

Ricorsi estratto di ruolo e cartelle: diventa più difficile difendersi dal Fisco

Diventa più difficile fare ricorso su cartelle e ruoli con le novità introdotte dal decreto Fiscale 2021 collegato alla Legge di Bilancio 2022. Cosa cambia dal punto di vista pratico, per contribuenti e professionisti?

In pratica, con l’emendamento al decreto 146/2021 (attualmente in conversione in legge) sulla non impugnabilità, fortemente voluto dall’Agenzia delle Entrate, ci sono molte meno possibilità di fare ricorso in caso di difetti di notifica. L’obiettivo della norma è quello di contenere il numero di ricorsi presentato proprio per difetto di notifica. Numeri che, secondo l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, sarebbero pretestuosi: su 135.000 ricorsi nel 2020, 55.000 riguardano l’estratto di ruolo.

Nel dossier messo a punto dall’AdeR e riportato nella relazione conclusiva della Commissione di riforma della giustizia tributaria, aggiornata al 21 ottobre 2021, la Riscossione sottolinea che da anni si assiste a una crescita esponenziale del numero di ricorsi presentati, per far valere “spesso pretestuosamente, ogni sorta d’eccezione”.

Il risvolto della norma però dà luogo a controversie importanti, perché se è vero che così si fermerebbero questi ricorsi, è altrettanto vero che per i professionisti diventa estremamente più complicato fare il proprio lavoro.

Ruoli e cartelle, più difficile fare ricorso: cosa cambia con DL Fiscale

Per capire cosa cambia con il DL Fiscale 2021 bisogna sapere cos’è l’estratto di ruolo. Si tratta di un documento rilasciato dall’Agenzia delle Entrate Riscossione su richiesta del debitore, e consiste in un elaborato informatico con il dettaglio delle cartelle esattoriali emesse e presuntivamente notificate al contribuente.

L’emendamento al DL Fiscale ne ha disposto la non impugnabilità, ma come specifica il Sole24Ore del 13 dicembre anche prima della modifica l’estratto di ruolo in realtà non era impugnabile. Ciò che era impugnabile, secondo la sentenza 19704/15 della Cassazione, sezioni unite, era la cartella (e il ruolo) invalidamente notificata e di cui il contribuente è venuto a conoscoscenza solo tramite l’estratto ruolo richiesto alla Riscossione.

L’emendamento restringe i casi di impugnazione della cartella e del ruolo alle tre situazioni che seguono:

  • per la partecipazione a una gara d’appalto;
  • per la riscossione di pagamenti dovuti dalla Pa superiori a 5.000 euro;
  • per la perdita di un beneficio nei rapporti con la Pa.

Le modifiche del decreto Fiscale non intervengono sull’articolo 19 del decreto legislativo 546/92, che prevede l’impugnabilità della cartella. Di conseguenza una cartella presentata in modo valido è sempre impugnabile, invece se invalidamente presentata, l’impugnazione è prevista solo in casi limitati, con ripercussioni sul diritto di difesa che (inevitabilmente) vede restringere il proprio perimetro d’azione.

Ricorsi estratto di ruolo e cartelle: diventa più difficile difendersi dal Fisco

Diventa quindi particolarmente difficile difendersi dal Fisco per il contribuente, così come i professionisti si vedono limitare il proprio operato. Facendo alcuni esempi concreti, infatti, bisogna tenere conto anche delle limitazioni temporali entro cui agire:

  • per gli avvisi di intimazione, la Riscossione deve notificare l’atto prima di procedere all’espropriazione, ma sono previsti solo 5 giorni dalla notifica dell’avviso per procedere al pagamento;
  • per il preavviso di iscrizione di ipoteca riguardante debiti superiori a 20.000 euro, la Riscossione iscrive l’ipoteca sugli immobili dopo aver mandato una notifica: il pagamento deve avvenire entro 30 giorni;
  • anche per il preavviso di fermo auto amministrativo il pagamento deve avvenire entro 30 giorni.

In tutti e tre i casi, quindi, i tempi di difesa non sono conciliabili per quelli previsti dal pagamento.

Tempi più lunghi, invece, in caso di pignoramento verso terzi: l’AdeR procede al recupero delle somme dovute entro 60 giorni (lo stesso periodo è valido anche per i conti correnti) tuttavia i tempi rimangono comunque inconciliabili con quelli per la difesa del contribuente.

Infine, con la nuova normativa, il contribuente può vedersi respingere una richiesta di finanziamento in presenza di una cartella non pagata, di cui non sapeva nulla a causa dell’invalidità della notifica, e che comunque non potrà impugnare prima della notifica di uno dei tre casi che fanno eccezione.

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