Che fine ha fatto il vaccino italiano contro il Covid-19 di ReiThera

Stefano Rizzuti

3 Novembre 2021 - 12:59

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ReiThera ha ricevuto 1,4 milioni di dollari di finanziamento dalla Fondazione Gates per lo sviluppo di nuovi vaccini. Ma intanto che fine ha fatto il vaccino contro il Covid-19 dell’azienda italiana?

Che fine ha fatto il vaccino italiano contro il Covid-19 di ReiThera

Doveva essere il vaccino italiano contro il Covid-19. Avevo ricevuto la promessa di finanziamenti per oltre 80 milioni di euro dallo Stato. Ma alla fine quei soldi non sono più stati stanziati e la biotech italiana ReiThera ha dovuto fermare la sperimentazione sul vaccino contro il Covid.

Il vaccino di ReiThera ha terminato la sperimentazione di fase 2 ma si è fermata prima della fase 3 per la mancanza di fondi. L’azienda di Castel Romano (provincia di Roma) non potrà comunque andare avanti con la fase 3 nonostante l’arrivo di 1,4 milioni di dollari dalla Fondazione Bill & Melinda Gates. Per portare a conclusione lo sviluppo del vaccino contro il Covid si attendono ancora i finanziamenti - se mai ci saranno - del ministero dello Sviluppo economico.

Cosa farà ora ReiThera

Con la Fondazione Gates ReiThera proverà ora a sviluppare nuovi vaccini. Uno contro le varianti del Covid e un altro contro l’Hiv. Nella nota in cui l’azienda ha comunicato l’arrivo dei finanziamenti da parte della Fondazione ha precisato i due nuovi obiettivi che cercherà di raggiungere:

Sviluppare vaccini di seconda generazione in grado di fornire una copertura più ampia contro le varianti di Sars-CoV-2 che destano preoccupazione, e supportare l’iniziativa contro l’Hiv della Fondazione Bill & Melinda Gates per la generazione di vaccini innovativi”.

Il vaccino di ReiThera contro il Covid

L’azienda italiana ricorda quale sia la situazione del vaccino contro il Covid-19 che stava sviluppando. Gli studi di fase 1 e 2 hanno dimostrato che il vaccino GRAd-CoV2 è “sicuro e ben tollerato negli adulti e negli anziani, così come nei soggetti con comorbidità, con tassi di sieroconversione contro Sars-CoV-2 superiori al 93% dopo una singola dose e di oltre il 99% con un regime a due dosi”.

Sulla base di questi risultati la biotech ritiene che si possa procedere con uno studio di fase 3 per cui mancano però i finanziamenti. Il vaccino di ReiThera codifica la proteina Spike del Sars-Cov2 e si basa su un vettore adenovirale derivato dal gorilla che viene reso incapace di replicarsi.

L’azienda di Castel Romano sottolinea anche di aver investito nell’area Gmp (Good manufacturing practices) con l’acquisto di tecnologie all’avanguardia come i bioreattori a tecnologia monouso in grado di supportare un volume di lavoro fino a 3.000 litri. Grazie a questi strumenti sarebbe possibile - sottolinea ancora ReiThera - produrre il vaccino su larga scala.

Inoltre il processo di produzione di GRAd-Cov2 “potrebbe essere facilmente trasferito a siti esterni per la produzione locale nei Paesi in cui la domanda di questo nuovo vaccino è maggiore”.

Le speranze per il vaccino italiano

ReiThera ha ricevuto i primi 8 milioni di euro di finanziamento ma non i restanti 80 circa. La Corte dei Conti ha bloccato lo stanziamento chiedendo maggiori dettagli sull’investimento e lo sviluppo del vaccino anti-Covid resta fermo al palo. L’azienda intanto si era offerta per creare un polo produttivo dei vaccini in Italia ma anche su quel fronte la situazione non si è sbloccata.

Per quanto riguarda lo sviluppo del vaccino restano però dubbi sui risultati delle prime fasi di cui mancano, almeno in parte, i dati. Il direttore dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, difende comunque il progetto e crede che si possa andare avanti: “Non si sono sprecate risorse, la fase 2 è in corso ma siamo andati oltre. Io stesso ho chiesto ad autorità internazionali e a paesi esteri di finanziare la fase 3”.

Vaia parla ancora dei risultati emersi dalle prime fasi e spiega:

La fase 1 si è conclusa con successo e si è passati alla fase 2 che noi abbiamo continuato a coordinare con un nostro ricercatore i cui risultati non sono stati resi noti ma ci sono segnali buoni anche se non ufficiali. Se la fase II si concluderà con segnali positivi e se le autorità a noi sovraordinate ci diranno di continuare nella sperimentazione, come soggetto attuatore, saremo i più felici del mondo”.

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