L’Italia sta sprecando i fondi per il vaccino?

Antonio Cosenza

2 Ottobre 2021 - 19:30

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La scorsa primavera l’Italia ha annunciato di voler raggiungere l’autosufficienza vaccinale. Tuttavia, a oggi non sono stati fatti passi concreti e rischiamo di aver solo sprecato tempo e risorse.

L’Italia sta sprecando i fondi per il vaccino?

Oggi in Italia sono perlopiù tre i vaccini somministrati contro il Covid: il Pfizer-Biontech, il Moderna e Johnson&Johnson. Già da questo autunno, stando ai proclami del Governo, a questi si doveva aggiungere il vaccino italiano, ossia prodotto direttamente negli stabilimenti presenti sul nostro territorio.

Tuttavia, almeno secondo il quadro descritto da Repubblica, sembra che per il momento non ci siano novità in tal senso, con l’Italia che rischia di aver solamente sprecato risorse. Per avere un vaccino italiano, infatti, sembra essere ancora presto e dal Governo tutto tace a riguardo.

Che l’Italia abbia rinunciato, nonostante l’ingente investimento in denaro, ad avere un vaccino proprio? Facciamo il punto della situazione.

Vaccino italiano: le promesse del Governo

Il 3 marzo 2021 il Ministro per lo sviluppo economico (MISE), il leghista Giancarlo Giorgetti, annunciava l’avvio dei lavori per la produzione del vaccino italiano. Nel dettaglio, il Governo aveva verificato la disponibilità di alcune aziende a produrre il principio attivo e gli altri componenti del vaccino, trovando ben quattro imprese pronte a produrre il vaccino utilizzando i propri bioreattori e fermentatori. Una ricerca finalizzata a raggiungere, entro la fine del 2021, la cosiddetta “autosufficienza vaccinale”.

Vaccini prodotti in Italia: a che punto siamo oggi

Siamo ad un punto morto, o almeno cosi pare. Le promesse di Giorgetti sembrano ormai archiviate e in Italia non si parla più di un vaccino “fatto in casa”. L’unica voce, ma neppure confermata, è quella secondo cui Pfizer sarebbe pronta a infialare il proprio vaccino a Monza, mentre Moderna sfrutterebbe uno stabilimento ad Anagni.

Ma si tratta solo d’indiscrezioni, gli annunci ufficiali tardano ad arrivare.

La storia della fondazione Enea Biomedical e Tech

Quando si parla di vaccino italiano non si può dimenticare la storia della fondazione Enea Biomedical e Techm, nata nel 2020 - sotto la vigilanza del MISE - grazie a uno stanziamento di 500 milioni di euro. L’obiettivo iniziale era quello di “occuparsi di tecnologie strategiche di frontiera e d’interesse nazionale”, una mission in realtà poco chiara. Tant’è che con il Decreto Sostegni questa ha cambiato obiettivo, dovendosi occupare di “sostenere la produzione di vaccini anti Covid in Italia”, specialmente per quanto riguarda la biotech italiana ReiThera, che allora stava affrontando la terza fase di sperimentazione del vaccino. E per questo nuovo traguardo da raggiungere vennero stanziati altri 400 milioni di euro.

Risorse che oggi non si sa a cosa siano servite, visto che comunque la terza fase di sperimentazione del vaccino ReiThera non è mai partita, e quei 600 volontari che hanno preso parte alla fase due non possono neppure ricevere il green pass (anche perché non possono neppure sottoporsi a un’altra tipologia di vaccino).

Va detto che mentre i 500 milioni iniziali sono rimasti in dote alla fondazione, i 400 milioni promessi dal Decreto Sostegni sono stati tolti e tornati a Invitalia per il sostegno all’occupazione.

Per il vaccino Covid è ormai troppo tardi?

Va detto che potrebbe anche essere solamente una questione di mesi, ma è anche vero che potremmo essere ormai fuori tempo limite. Tant’è che ci sono delle Big Pharma che stanno abbandonando la corsa al vaccino per il Covid.

L’ultima è stata la francese Sanofi, la quale ha annunciato che non continuerà la sperimentazione del prodotto a base di Rna visto che ormai quella fetta di mercato è “abbondantemente occupata da Pfizer e Moderna”. Si lavorerà a un’alternativa, come ad esempio un vaccino basato sul metodo più tradizionale delle proteine ricombinanti.

Ma da parte delle più importanti case farmaceutiche c’è la convinzione che ormai si dovrà guardare oltre il Covid. Anche perché sembra che non ci sarà il rischio di un richiamo ogni anno: spiega ad esempio Thomas Triomphe, direttore della sezione vaccini della Sanofi, che per il Covid saranno sufficienti quattro dosi di vaccino mRna con la quale si raggiungerebbero “livelli di anticorpi altissimi”.

Alla luce di ciò, ha senso ancora investire tempo - e risorse - per un vaccino italiano? D’altronde, si stima che il prossimo anno la capacità di produzione mondiale di dosi raggiungerà i 24 miliardi, sufficiente per far fronte a un’eventuale somministrazione della terza dose.

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