Regno Unito unica economia del G7 sotto livelli pre-Covid

Violetta Silvestri

30 Settembre 2022 - 11:51

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Il Regno Unito rimane in fondo alle economie sviluppate del G7 per la crescita rispetto al periodo pre-Covid. Il Pil mostra ancora debolezza ed è al di sotto del livello prima della pandemia.

Regno Unito unica economia del G7 sotto livelli pre-Covid

Il Regno Unito non brilla nella crescita. La nazione è l’unica economia del G7 che deve ancora riprendersi completamente dalla pandemia di coronavirus, secondo i dati ufficiali.

Il deterioramento del Pil potrebbe aumentare la pressione sul governo del primo ministro Liz Truss, colpito dall’affondo della sterlina e da una crisi finanziaria dopo il mini-budget presentato una settimana fa. Ciò è culminato in un eccezionale intervento della Banca d’Inghilterra mercoledì, quando ha promesso fino a 65 miliardi di sterline per stabilizzare i mercati in due settimane.

I dati sul Pil suggeriscono che l’economia del Regno Unito è entrata nella crisi del costo della vita prima di riuscire a riprendersi completamente dalla pandemia.

Perché il Regno Unito è in coda al G7 sulla crescita

Tra le grandi potenze economiche mondiali in questo momento non spicca il Regno Unito.

Nei tre mesi fino a giugno, il Prodotto interno lordo del Regno Unito è stato dello 0,2% inferiore al livello dell’ultimo trimestre del 2019, prima della pandemia, secondo i dati pubblicati venerdì dall’Office for National Statistics. Questo è al di sotto delle stime degli economisti di un aumento dello 0,6% del PIL rispetto ai livelli pre-pandemia.

L’economia è comunque cresciuta dello 0,2% nel secondo trimestre, un miglioramento rispetto alla contrazione dello 0,1% inizialmente stimata, ha affermato l’Office for National Statistics. Ciò significa che la Gran Bretagna non è ancora in recessione, come molti avevano ipotizzato. Tuttavia, le revisioni passate indicano che il livello di produzione era ancora dello 0,8% inferiore a quanto si pensasse in precedenza.

I dati mostrano che il Regno Unito si è ripreso, ma più lentamente rispetto ad altre economie sviluppate. Nel secondo trimestre, la produzione negli Stati Uniti e nell’Eurozona è aumentata rispettivamente del 3,5% e dell’1,8% rispetto ai livelli pre-pandemia, come in evidenza nel grafico di Financial Times: qui sono mostrate le percentuale di crescita di Pil confrontando il periodo ottobre-dicembre 2019 con aprile-giugno 2022:

Crescita Pil dai livelli pre-Covid Crescita Pil dai livelli pre-Covid Economie sviluppate

C’è da sottolineare che i consumatori e le imprese alle prese con un’inflazione quasi a due cifre sono ora preparati a forti aumenti del costo dei prestiti in seguito all’annuncio del Governo dei maggiori tagli fiscali dal 1972.

Il tasso di riferimento BoE, attualmente al 2,25%, dovrebbe raggiungere circa il 6% il prossimo anno, infliggendo un duro colpo al mercato immobiliare, agli investimenti delle imprese e alla spesa dei consumatori.

La pressione sui consumatori è stata evidente nel secondo trimestre, poiché la crescita salariale non è riuscita a tenere il passo con l’inflazione. Da allora quella stretta si è aggravata, con l’inflazione che ha raggiunto il suo massimo in quattro decenni.

Cambia la fiducia degli investitori

L’allarme, però, si sta intensificando sul Regno Unito. Alcuni analisti su Bloomberg hanno evidenziato che negli ultimi anni, la Gran Bretagna non ha avuto problemi a finanziare le sue abitudini di spesa. Gli stranieri attratti da un solido sistema legale e finanziario e dalla prospettiva di rendimenti di investimento decenti si sono rivelati impazienti acquirenti di aziende britanniche e proprietà di lusso londinesi. Hanno anche acquistato azioni e debito del Regno Unito.

Tuttavia, la caduta del mercato degli ultimi giorni suggerisce che stanno perdendo fiducia. Secondo le previsioni del FMI, il disavanzo delle partite correnti quest’anno sarà il più alto tra i paesi del G-7.

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