Referendum sullo stop a benzina e diesel: cos’è, cosa significa e cosa può cambiare

Giacomo Andreoli

21/09/2022

29/09/2022 - 15:16

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Il leader della Lega Matteo Salvini propone un referendum popolare sullo stop, in discussione in Europa, alla produzione dei veicoli benzina e diesel dal 2035: si può fare davvero?

Referendum sullo stop a benzina e diesel: cos’è, cosa significa e cosa può cambiare

Un referendum popolare in Italia per “fermare” lo stop alla produzione delle auto e delle moto a benzina e diesel. A proporlo è il leader della Lega Matteo Salvini nel rush finale della campagna elettorale, mentre è in visita a Rivoli (Torino) in vista del voto di domenica prossima, 25 settembre.

Ma a cosa si riferisce precisamente il numero uno del Carroccio? Davvero si può ricorrere a una consultazione popolare nel nostro Paese per bloccare una decisione europea? Vediamo nel dettaglio qual è la presunta decisione dell’Ue che Salvini vorrebbe eliminare.

Il regolamento europeo Fit-for-55

I geni dell’Europa - ha polemizzato il leader della Lega- hanno approvato una norma che mette fuori legge le auto a benzina e diesel dal 2035: è una follia”. Salvini fa riferimento al voto dello scorso giugno del Parlamento europeo al pacchetto Fit-for-55 della Commissione europea, che mira a ridurre fortemente le emissioni inquinanti in Europa entro il 2050.

Si tratta per la precisione di una proposta di regolamento, che contiene anche questo divieto di vendita delle auto a benzina, diesel e endotermiche in generale. Il Parlamento Ue ha poi chiesto alle case automobilistiche di ridurre le emissioni medie dei veicoli, rispetto al 2021, del 15% nel 2025, del 55% nel 2030 e del 100% nel 2035. Unica deroga che sarebbe concessa sarebbe per i piccoli produttori di nicchia, che costruiscono fino a 10mila auto e 22mila furgoni l’anno.

Nulla, però, è stato approvato in via definitiva. Lo schema di regolamento Ue ha ottenuto un primo via libera anche dal Consiglio Ue, ma la decisione finale attesa da qui alla fine dell’autunno.

Perché non si può fare il referendum su un regolamento Ue

Secondo Salvini, però, il regolamento “significa distruggere il settore dell’auto in Italia e licenziare a Torino per dare lavoro a Pechino”. Da qui l’idea di un “referendum popolare in Italia per bloccare questa follia: siano gli italiani a dire ’sì’ o ’no’ a un regalo alla Cina”.

In Italia, però, le uniche forme di referendum applicabili a tutto il territorio nazionale sono quello costituzionale e quello abrogativo. Il primo riguarda solo leggi costituzionali, mentre il secondo, come recita l’art. 75 della Costituzione, è applicabile solo a leggi o atti aventi il valore di legge. I regolamenti europei non sono né leggi italiane ordinarie, né di rango costituzionale. Ergo: non si possono fare referendum pubblici sul Fit-for-55.

La possibile procedura d’infrazione

Se il regolamento fosse approvato definitivamente, quindi, un eventuale governo di centrodestra potrebbe al massimo decidere di non applicarlo, magari organizzando una consultazione dei cittadini italiani tramite banchetti di partito, ma a prescindere dal suo esito scatterebbe una procedura d’infrazione contro l’Italia per violazione della normativa europea. Procedimento che porterebbe dritti a una multa almeno milionaria per il nostro Paese.

Le auto di ultima generazione continuano a inquinare

Salvini, in ogni caso si dice convinto che “le auto di ultima generazione hanno sostanzialmente emissioni zero e inquinano zero”. Secondo questo ragionamento il 100% elettrico non servirebbe. Tuttavia lo scorso anno le emissioni inquinanti delle auto nuove vendute in Europa era di 99 g/km, meno dei 117,7 g/km del 2020, ma in ogni caso distante dallo zero.

Il pacchetto Fit-for-55, per rendere effettivamente possibile la produzione e la vendita solo di auto elettriche e ad idrogeno, al momento non competitive visti i costi e con problemi di impatto ambientale legato alle batterie a litio, fissa una serie di obiettivi: aumentare le tasse sui carburanti e diminuire quelle sull’elettricità; installare punti di ricarica in parcheggi sicuri e protetti nelle principali città e agglomerati sulla rete di trasporto transeuropea; espandere la capacità di ricarica in linea con le vendite di auto a emissioni zero, installando a intervalli regolari punti di ricarica sulle principali autostrade.

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