Reddito di cittadinanza tolto, ma il giudice lo restituisce: ecco perché

Luna Luciano

8 Gennaio 2023 - 11:32

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L’Inps aveva tolto il reddito di cittadinanza a una donna che vive con il figlio, ma il giudice del tribunale di Palermo glielo ha restituito: ecco il perché.

Reddito di cittadinanza tolto, ma il giudice lo restituisce: ecco perché

Le era stato sospeso il reddito di cittadinanza, ma dopo un’attenta analisi il giudice del tribunale di Palermo glielo ha restituito. È questa la storia di una donna che si era ritrovata all’improvviso senza il sussidio dello Stato, mentre viveva con il suo bambino, e che dopo aver fatto ricorso ha avuto l’occasione di riaverlo indietro, in quanto indispensabile per il loro sostentamento.

L’Inps aveva riscontrato delle incongruenze nei dati acquisiti, non risultando reperibile presso la residenza anagrafica, e per tale ragione aveva deciso di interrompere istantaneamente l’erogazione del sussidio. A una più approfondita analisi, il giudice ha però deciso di restituire il reddito di cittadinanza, condannando l’Inps.

Una notizia che di certo ha la sua rilevanza, dimostrando come tale sussidio sia necessario per la sopravvivenza di numerose famiglie, senza il quale rischiano di andare al di sotto della soglia di povertà. È opportuno approfondire il fatto, tentando di capire il perché della sentenza.

Perché l’Inps aveva sospeso il reddito di cittadinanza: il caso

Nello scorso mese di giugno, l’Inps aveva deciso di sospendere l’erogazione del reddito di cittadinanza poiché, come spiegato dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale, la donna era risultata priva di residenza anagrafica dal febbraio 2020 al luglio 2020.

La donna che vive con il figlio, però, a causa dello stop alla somministrazione del sussidio economico si è ritrovata in questi mesi senza alcuna entrata, accumulando nel tempo una morosità nel pagamento di affitto e bollette.

Per tale motivo ha presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Palermo, sezione lavoro, tramite gli avvocati Pier Luigi Licari e Francesca Badalamenti, i quali hanno spiegato:

Abbiamo ritenuto che il ricorso d’urgenza fosse lo strumento più adatto alla tutela degli interessi della nostra assistita, sussistendo, a nostro avviso, entrambi i requisiti richiesti dalla legge, ossia il danno che la stessa avrebbe irreparabilmente patito, insieme alla sua famiglia, nell’attesa di una sentenza di merito e la probabile fondatezza del diritto richiesto

Reddito di cittadinanza tolto, il giudice lo restituisce: ecco perché

Dopo una lunga analisi la donna ha finalmente riottenuto la corresponsione del sussidio. Nell’ordinanza emessa dal tribunale di Palermo il giudice ha scritto che “la mancata percezione” può “pregiudicare il diritto a un’esistenza autonoma e dignitosa”. Stando a quanto si può leggere nell’ordinanza cautelare del giudice Dante Martino:

La residenza effettiva prevale sulla residenza anagrafica tenuto conto che quest’ultima costituisce solo una presunzione circa il luogo di residenza effettiva che può, quindi, essere oggetto di prova contraria, desumibile da qualsiasi fonte di convincimento e suscettibile di apprezzamento riservato alla valutazione del giudice di merito.

Il giudice per giungere alla decisione di restituire il reddito di cittadinanza ha fatto riferimento a due testimonianze. La prima è quella dell’ex convivente della donna, il quale ha dichiarato che la donna aveva vissuto con lui durante la pandemia in un’abitazione dello Zen (quartiere palermitano). Eppure, formalmente la donna non risultava vivere lì, in quanto il Comune non accettava la sua residenza, dal momento che il convivente risultava essere moroso nel pagamento del canone annuale. A confermare quanto affermato dall’ex compagno anche la testimonianza di un vicino di casa. Gli avvocati Licari e Badalamenti si sono detti pienamente soddisfatti della sentenza del giudice, in quanto ha riconosciuto principi inossidabili, come appunto il diritto a una esistenza dignitosa.

Infatti, come spiegato dai legali della donna, l’arbitraria sospensione del reddito di cittadinanza aveva determinato un pregiudizio “imminente e irreparabile” sia alle esigenze alimentari di lei e della sua famiglia, priva di altra fonte di reddito. Senza il reddito di cittadinanza la donna era stata impossibilitata a sostenere le spese per affitto e utenze di casa.

Ci riempie di soddisfazione il fatto che questa decisione abbia messo al centro la persona umana e la sua dignità.

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