Il Reddito di cittadinanza può essere riattivato: per chi e quando

Simone Micocci

1 Agosto 2023 - 09:36

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Reddito di cittadinanza addio ad agosto? In alcuni casi è stato solo sospeso e potrà essere riattivato con tanto di pagamento degli arretrati.

Il Reddito di cittadinanza può essere riattivato: per chi e quando

Il Reddito di cittadinanza è stato tolto a circa 160 mila nuclei familiari ma per una parte di loro potrebbe anche essere riattivato. A prevedere questa possibilità è direttamente il ministero del Lavoro che nelle Faq relative al nuovo Assegno di inclusione (che entrerà in vigore a gennaio 2024) contempla questa situazione per tutti i nuclei familiari presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro.

È importante sapere, infatti, che i nuclei familiari con al loro interno almeno un minore, un disabile oppure un ultrasessantenne non sono gli unici che possono godere del Reddito di cittadinanza fino al 31 dicembre prossimo. Tale possibilità, infatti, è stata riconosciuta anche ai nuclei che appunto risultano essere presi in carico dai servizi sociali.

Tuttavia, potrebbe essere che l’Inps non abbia ricevuto per tempo questa informazione e che quindi abbia tolto il Reddito di cittadinanza anche a chi ha soddisfatto la suddetta condizione. Per questo motivo presto potrebbe esserci la riattivazione del beneficio che verrebbe così corrisposto per tutto il 2023 (a patto ovviamente di soddisfarne gli altri requisiti), con tanto di pagamento delle mensilità arretrate.

Cosa significa presa in carico dai servizi sociali?

Nella platea vanno considerati tutti i nuclei presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro. Ciò significa che deve essere già stata finalizzata l’analisi preliminare con esito diverso da “A”, così da escludere tutti coloro che sono indirizzati ai centri per l’impiego.

Quindi, non basta aver completato l’analisi multidimensionale: è anche necessario che questa abbia rilevato la non attivabilità al lavoro per i componenti del nucleo, provvedendo così alla stipula del Patto di inclusione sociale senza rimandare ai centri per l’impiego di zona.

Come va comunicata la presa in carico all’Inps?

Sono i Comuni a dover dare comunicazione all’Inps di aver preso in carico il nucleo familiare. Comunicazione che deve arrivare entro il termine dei 7 mesi e comunque non oltre il 31 ottobre 2023 attraverso la piattaforma GePI.

Come anticipato, però, ci sono Comuni che non hanno ancora completato questo passaggio ed è per questo motivo che tra le 160 mila famiglie (a cui presto se ne aggiungeranno altre 80 mila) che in questi giorni hanno ricevuto l’Sms che comunica lo stop al Rdc a partire da agosto 2023 ce ne sono anche alcune che sono state prese in carico dai servizi sociali comunali e che quindi dovevano essere risparmiate dal taglio.

Ma niente paura: in tal caso l’erogazione del beneficio è stata solamente sospesa e potrà essere riattivata - con tanto di pagamento delle mensilità arretrate - una volta che l’Inps ne riceverà la suddetta comunicazione (entro il termine categorico del 31 ottobre 2023).

Reddito di cittadinanza riattivato, c’è un problema

Tuttavia, secondo l’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) molti nuclei che ne avrebbero diritto rischiano comunque di non godere della riattivazione del Reddito di cittadinanza.

Questo perché, come sostiene Anci, l’Inps non ha messo a disposizione dei Comuni tutti i dati delle famiglie “fragili che quindi meriterebbero di un’analisi multidimensionale da parte dei servizi sociali con conseguente presa in carico.

Ci sono famiglie che pur avendo beneficiato del Reddito di cittadinanza sono “invisibili” ai Comuni e per questo motivo non sono mai state convocate per la stipula del Patto d’inclusione. Per queste a luglio c’è stato l’addio al Reddito di cittadinanza ma ne avrebbero avuto diritto fino a dicembre 2023; difficile che ci sia il tempo per procedere con la riattivazione, a meno che non dovesse esserci un intervento del Governo per risolvere questa impasse, ad esempio estendendo il limite temporale entro cui la presa in carico va comunicata all’Inps.

I Comuni, preoccupati, lo sperano: sempre più persone, infatti, in questi giorni si stanno rivolgendo agli sportelli dei servizi sociali comunali che tuttavia in rari casi possono fare qualcosa per risolvere questa situazione.

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