Reddito di cittadinanza, non è finita: in arrivo una nuova stretta, ecco per chi

Simone Micocci

9 Gennaio 2023 - 11:10

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Reddito di cittadinanza, alcuni dei risparmi preventivati dalla legge di Bilancio 2023 sono a rischio. Ecco perché una nuova stretta è dietro l’angolo.

Reddito di cittadinanza, non è finita: in arrivo una nuova stretta, ecco per chi

Reddito di cittadinanza, potrebbe essere in arrivo una nuova stretta.

Come noto la legge di Bilancio 2023 ha modificato alcuni aspetti del Reddito di cittadinanza: la novità più importante è quella per cui quest’anno se ne potrà usufruire per un massimo di 7 mensilità (con alcune eccezioni). Una stretta che ha permesso al governo di recuperare delle risorse da destinare ad altri interventi, come ad esempio alle misure per far fronte al caro energia.

Tutte le misure adottate - come anche le modifiche che rendono più complicato mantenere il diritto alla misura (vedi ad esempio le novità in materia di obbligo scolastico) - contribuiscono a ridurre la spesa annua del Rdc, eccetto una.

Ci riferiamo alle novità sull’offerta di lavoro congrua: dalla legge di Bilancio 2023, infatti, l’aggettivo “congruo” è sparito ma sono rimasti i riferimenti all’articolo 4 del decreto che ha istituito il Rdc, ossia il n. 4/2019 poi convertito dalla legge n. 26 del 2019. E qui viene chiaramente detto che le offerte di lavoro presentate ai beneficiari devono rispettare i requisiti dettati dal D.lgs. 150/2015.

Per questo motivo, lato offerta congrua non dovrebbero esserci cambiamenti rispetto al 2022, visto che in ogni caso queste dovranno soddisfare alcuni requisiti fondamentali: ad esempio dovranno essere attinenti a esperienze e competenze del beneficiario, e dovranno soddisfare alcune condizioni in merito a retribuzione e distanza.

Non ci sarà, quindi, alcun giro di vite come invece prospettato e ciò potrebbe mettere a rischio le stime di risparmio previste dalla manovra. Ecco perché nelle prossime settimane potrebbe esserci un’ulteriore stretta al Reddito di cittadinanza, dove l’indiziata principale è appunto l’offerta di lavoro congrua.

Per il momento l’offerta congrua resta così com’è

Ricapitolando: il legislatore ha provato a rivedere le regole per l’offerta di lavoro congrua riferita ai beneficiari del Reddito di cittadinanza, ma con scarsi risultati.

Nei giorni tormentati che hanno portato all’approvazione del pacchetto di emendamenti alla manovra, infatti, è stato dato il via libera all’emendamento Lupi che anche se da una parte cancella il concetto di offerta di lavoro congrua dall’altra ne lascia i riferimenti normativi.

Come spiegato dal giuslavorista Michele Tiraboschi, una tale situazione rischiava di legittimare i ricorsi di quei beneficiari del Reddito di cittadinanza a cui la misura sarebbe stata tolta a seguito di un rifiuto di un’offerta di lavoro non considerata congrua ai sensi del D.lgs. 150/2015. Per questo motivo anche il governo Meloni per il momento ha scelto di lasciare tutto invariato, mantenendo quindi le regole per quanto riguarda la congruità di qualsiasi offerta di lavoro.

Ma come detto sopra, una tale decisione potrebbe costare alcuni dei risparmi preventivati in manovra: ecco perché una nuova stretta potrebbe essere dietro l’angolo, anche perché il governo ha annunciato un nuovo decreto per il Rdc che dovrebbe essere approvato entro la fine di gennaio.

Nuova stretta al Rdc, cosa può cambiare

Come spiegato dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, l’intenzione del governo non è di cancellare il concetto di offerta di lavoro congrua, ma solamente di rivederne alcuni aspetti.

Oggetto delle critiche è infatti la sola parte in cui viene stabilito che l’offerta di lavoro deve essere attinente ad esperienze e competenze del beneficiario. Ad esempio, come dichiarato dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, è lecito aspettarsi che un laureato in cerca di lavoro sia disposto “anche a fare il cameriere pur di avere un impiego”.

Ecco quindi che con il prossimo decreto il governo potrebbe rivedere una tale parte, mantenendo però le altre due condizioni basilari per definire un’offerta di lavoro congrua:

  • la retribuzione, che deve essere almeno superiore alla quota minima erogabile a titolo di Rdc maggiorata del 10%. Lo stipendio, quindi, non può essere inferiore a 856 euro;
  • la distanza tra residenza e lavoro, che nel caso della prima offerta non può superare gli 80 chilometri.

Discussioni a riguardo, però, sono ancora in corso, anche perché il tema centrale è un altro: bisognerà fare in modo, infatti, che i centri per l’impiego comincino effettivamente a presentare delle offerte di lavoro ai beneficiari, visto che negli anni scorsi questo non è accaduto o per lo meno non ce n’è stato il tracciamento che avrebbe consentito di applicare le relative sanzioni previste in caso di rifiuto.

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