Reato di stalking, quando ci sono gli estremi e come denunciare

Giorgia Dumitrascu

25 Novembre 2025 - 11:46

Quando è stalking? Quali segnali riconoscere e come denunciarlo con prove valide. Guida chiara su effetti, tutele, misure cautelari e come evitare l’archiviazione.

Reato di stalking, quando ci sono gli estremi e come denunciare

Ti chiama dieci volte di fila, ti scrive da numeri nuovi, ti aspetta sotto casa “per parlare”, controlla le tue storie Instagram. È solo insistenza o è già stalking? Molte vittime arrivano tardi alla denuncia perché non si sentono “autorizzate” a chiamare reato ciò che stanno vivendo, ma minimizzano, pensano di esagerare, credono che serva una minaccia esplicita o un gesto violento.

In realtà, la legge considera stalking anche condotte meno appariscenti, quando ripetute nel tempo e capaci di generare ansia, paura o un cambiamento forzato delle proprie abitudini.

Quando un comportamento è stalking per la legge?

La legge fotografa con precisione il fenomeno dello stalking nel reato di atti persecutori previsto dall’art. 612-bis c.p., che punisce:

“Chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato d’ansia o di paura, […] tale da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”.

Non è il singolo episodio a integrare il reato, bensì la sequenza di comportamenti che crea nel tempo un effetto destabilizzante. L’art. 612 bis c.p. individua tre segnali che, se presenti anche solo in parte, integrano il reato di stalking:

  • insorgere di uno stato d’ansia o di paura percepibile nella quotidianità, come la necessità di controllare più volte di non essere seguiti o il timore di uscire da soli;
  • timore concreto per la propria incolumità o per quella di un familiare, che porta la persona a valutare ogni spostamento come potenzialmente rischioso;
  • modifica delle abitudini di vita, segnale che più di ogni altro rivela l’interferenza stabile dello stalker nella libertà personale.

Questi segnali distinguono lo stalking dalla molestia semplice prevista dall’art. 660 c.p., che riguarda comportamenti fastidiosi, talvolta aggressivi, ma non tali da generare un impatto duraturo sulla vita quotidiana.

È stalking o sto esagerando?

La soglia si considera superata quando la vittima inizia ad agire “in funzione dello stalker”. Ecco alcuni esempi:

  • si cambia percorso o orario di uscita, per evitare il rischio di incontrare lo stalker;
  • si smette di frequentare determinati luoghi (palestra, negozi, domicilio di amici, fermate dell’autobus) perché ormai percepiti come insicuri;
  • si richiede supporto a familiari o amici per essere accompagnati negli spostamenti o per non restare soli in casa;
  • si evitano attività prima abituali, come passeggiare da soli, portare i bambini a scuola, rientrare tardi dal lavoro.

Cyberstalking: lo stalking via WhatsApp è punibile?

Sì, lo stalking via WhatsApp è pienamente punibile. La Corte di Cassazione lo ha affermato in più occasioni, riconoscendo che tentativi di contatto tramite l’app può integrare gli atti persecutori previsti dall’art. 612-bis c.p. In particolare, la Cassazione n. 3989/2019 ha confermato che:

“WhatsApp costituisce a tutti gli effetti un mezzo informatico, rendendo la condotta non solo punibile ma anche aggravata”.

Non c’è bisogno di una storia violenta alle spalle, molti casi nascono da un’escalation di comportamenti apparentemente minimi, che con il tempo diventano un sistema di sorveglianza emotiva. Un indicatore è il cambiamento delle abitudini digitali: chi subisce cyberstalking spesso disattiva l’ultimo accesso, evita di usare WhatsApp, cambia numero o limita le interazioni online. Questo effetto (documentabile) è già sufficiente per far configurare il reato.

“Il cyberstalking è una forma di stalking che utilizza strumenti digitali per controllare, intimidire o monitorare la vittima”.

Anche l’uso di account fake per aggirare il blocco è una forma di stalking digitale, perché permette allo stalker di continuare a visualizzare i contenuti social della vittima e di monitorarne indirettamente gli spostamenti tramite storie, tag o interazioni degli amici.

Come denunciare lo stalking?

Il reato di stalking è procedibile a querela della persona offesa, presso Carabinieri, Polizia di Stato o direttamente in Procura. La querela deve essere presentata entro 6 mesi dal momento in cui si manifesta uno degli effetti previsti dalla legge (ansia, paura o modifica delle abitudini) e può essere proposta oralmente o per iscritto.

Quali prove servono per lo stalking?

Le prove per sostenere la denuncia posso essere:

  • screenshot di messaggi o chat, e-mail, note vocali;
  • registrazioni video;
  • foto degli appostamenti;
  • referti medici;
  • testimonianze di chi ha assistito a minacce o pedinamenti.

Nelle indagini assumono un ruolo importante anche la cronologia delle chiamate, la copia dei blocchi sui social, il salvataggio dei profili fake dello stalker utilizzati per aggirare le restrizioni. Sono tutti dettagli che, presi insieme, permettono di ricostruire la continuità della persecuzione. Le conversazioni vanno esportate tramite gli strumenti ufficiali delle piattaforme, backup WhatsApp, file .txt delle chat, salvataggi cloud, per evitare il rischio che gli screenshot vengano contestati come manipolabili.

Come evitare l’archiviazione della denuncia?

Per evitare che la denuncia per stalking venga archiviata, il primo passo è chiedere (nella querela) l’avviso in caso di archiviazione: in questo modo la Procura è tenuta a informare la vittima se intende chiudere il procedimento (art. 408, co. 2, c.p.p.). Solo ricevendo questo avviso è possibile presentare opposizione e chiedere nuove indagini.

“L’archiviazione non dimostra che la condotta non sia grave, ma che in quel momento le prove non sono ritenute sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio”.

Molti fascicoli vengono chiusi perché mancano elementi concreti o perché gli episodi sono descritti in modo generico. Per ridurre questo rischio è fondamentale continuare a documentare ogni evento, anche dopo la presentazione della querela: nuovi messaggi, tentativi di contatto, appostamenti, reazioni emotive significative.

Meglio l’ammonimento del Questore o la querela?

L’ammonimento del Questore è uno strumento amministrativo previsto dall’art. 8 del D.L. n. 11 del 2009, pensato per intervenire prima della querela nei casi in cui la condotta persecutoria è agli inizi e la vittima teme un’escalation ma non si sente pronta ad avviare subito un procedimento penale. È una misura rapida che si ottiene presentando una richiesta al Questore, che convoca lo stalker e gli intima formalmente di cessare i comportamenti molesti. Dopo l’ammonimento, qualsiasi nuova condotta persecutoria fa scattare il reato aggravato.

“L’ammonimento è uno strumento preventivo, la querela è lo strumento di tutela”.

Pertanto, quando il reato di stalking si è manifestato pienamente o serve una misura cautelare urgente, va presentata direttamente la querela.

Quali misure cautelari può applicare il giudice nei casi di stalking?

Quando una persona denuncia lo stalking, la tutela non arriva solo con la condanna ma può essere attivata molto prima, anche durante le indagini. Infatti, il giudice può applicare misure cautelari volte a proteggere immediatamente la vittima e a interrompere la condotta persecutoria. Si tratta di strumenti che limitano la libertà dello stalker e che, se violati, possono portare all’arresto in flagranza.

Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima

Il divieto di avvicinamento è disciplinato dall’art. 282-ter c.p.p.La norma consente al giudice di stabilire una distanza minima da rispettare (ad esempio 200 o 500 metri) e può vietare l’accesso a casa, lavoro, scuola, palestra, o altri luoghi rilevanti. Spesso viene inserito anche il divieto di comunicare con la vittima in qualsiasi forma, comprese chiamate, messaggi, e-mail e contatti indiretti tramite amici o parenti.
Nei casi più gravi o quando è già presente una situazione di violenza domestica, il giudice può applicare l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare. Tale misura impone allo stalker di lasciare immediatamente l’abitazione e di non farvi più ritorno.

Quando si applica il braccialetto elettronico?

Quando è necessario il giudice può disporre come modalità di controllo prevista dall’art. 275-bis c.p.p. l’applicazione del braccialetto elettronico. Il dispositivo permette di monitorare la posizione dello stalker e invia un alert alle forze dell’ordine se la distanza minima viene violata. Non serve una condanna ma è sufficiente un quadro probatorio che renda credibile il pericolo, anche nella fase iniziale delle indagini. In situazioni di pericolo attuale, si può intervenire anche con le misure urgenti del Codice Rosso, che permettono alla Procura di chiedere un provvedimento cautelare in tempi molto rapidi.

Qual è la pena per lo stalking e quando aumenta?

Lo stalking è un reato punito severamente. La legge prevede una pena base che va dalla reclusione da 1 a 6 anni e 6 mesi. La quantificazione dipende dall’intensità delle condotte, dalla loro durata, dagli effetti sulla vittima e dal contesto in cui si sono manifestate.

In presenza di aggravanti la pena può essere aumentata fino a un terzo o fino alla metà rispetto a quella base. Ad esempio, quando lo stalking è commesso dall’ex partner o da persona legata da relazione affettiva.
Oltre alle aggravanti, esistono situazioni in cui lo stalking diventa procedibile d’ufficio, accade quando: la persona offesa è minore o disabile, se l’autore è stato già ammonito, se vengono usate armi o quando il fatto è collegato a un altro reato perseguibile d’ufficio.

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# Reato

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