Quando la legge protegge il carnefice e la vittima diventa colpevole, anche un volto distrutto e un matrimonio sfaldato non fermano la logica patriarcale.
Per chi non avesse letto la notizia, a ridurre una donna - moglie e madre - 44enne con il volto distrutto, ricostruito da 21 placche di titanio, e un nervo oculare lesionato “in maniera permanente” secondo le motivazioni del magistrato, non fu “un eccesso d’ira immotivato e inspiegabile”, ma uno sfogo riconducibile alla logica delle relazioni umane”. La donna, scrive il giudice, avrebbe “sfaldato un matrimonio ventennale” comunicando la separazione “in maniera brutale”.
Lei è stata brutale.
Lei, Lucia Regna, è dallo psicologo a farsi spiegare le motivazioni della sentenza. Ma come si può spiegare tutto ciò? In un solo modo, e ve lo dico da laureata con lode e premio Bruno Caccia in giurisprudenza: noi donne perdiamo sempre. [...]
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