Un addio che non parla solo di passato ma nasconde un messaggio sul futuro dei mercati, tra saggezza, cautela e grandi silenzi. Ecco cosa non deve sfuggire dalla lettura della «lettera di addio».
La lettera di Warren Buffett ai soci, scritta in occasione del Ringraziamento, è stata letta da molti come un saluto definitivo. In realtà è qualcosa di più complesso. Da un lato c’è il tono personale, quasi intimo, del novantacinquenne che ripercorre Omaha, le sue origini, le storie con le suore e i vecchi amici, Charlie Munger in testa. Dall’altro, tra le righe, c’è un messaggio implicito sul futuro di Berkshire Hathaway e, per estensione, sul modo in cui leggere i mercati nei prossimi anni.
Buffett scrive che smetterà di redigere la tradizionale relazione annuale e di parlare per ore all’assemblea. Dice letteralmente che sta per “going quiet”. Ma allo stesso tempo annuncia che continuerà a scrivere un messaggio annuale del Ringraziamento agli azionisti. Non è un abbandono brusco, è una trasformazione del ruolo. La voce pubblica e analitica lascia spazio a una presenza più rarefatta, quasi da patriarca che si fa sentire solo nei momenti chiave.
Per un mercato abituato a usare Buffett come bussola psicologica, questo passaggio non è neutrale. Significa meno guida esplicita e più responsabilità nel leggere i segnali impliciti. [...]
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