Da quando esistono i computer, una regola non è mai cambiata: fare il backup dei dati. Ignorarla, per un’azienda, può avere conseguenze ben più gravi di quanto si immagini. Ecco come prevenirle.
Fin dagli albori dell’informatica esiste una regola semplice ma imprescindibile, soprattutto per le aziende: fare sempre il backup dei dati. Eppure, c’è chi spesso la trascura, con risultati che possono rivelarsi disastrosi.
Perdere i propri dati può comportare danni complessi per le organizzazioni, in alcuni casi addirittura irreparabili: perdita di denaro, problemi legali e di reputazione. In molti casi, poi, il costo complessivo causato dalla perdita può superare di molto la spesa per il recupero - che non è sempre certo - dei dati smarriti. Ecco cosa può comportare una situazione del genere.
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Perdita di dati: i danni economici per le imprese
La conseguenza più immediata di una perdita di dati è economica. Quando i file diventano inaccessibili, l’intera attività rischia di bloccarsi: gli ordini si accumulano, il personale non riesce a portare avanti le proprie mansioni e i clienti si trovano di fronte a ritardi o interruzioni del servizio. Per le grandi aziende, anche pochi minuti di fermo possono tradursi in perdite enormi. Basti pensare ad Amazon, che durante il Prime Day del 2018 subì un malfunzionamento al database che rallentò le operazioni di magazzino e le spedizioni, con un impatto significativo sui ricavi.
Ma il problema non riguarda solo i colossi. Anche realtà di piccole dimensioni possono subire danni ingenti. Ad esempio, una scuola del nord-est della Pennsylvania, negli Stati Uniti, fu costretta a pagare oltre 38.000 dollari dopo un attacco ransomware che paralizzò i suoi sistemi. Per un’istituzione con risorse limitate, questa somma può rappresentare una perdita pesante che, teoricamente, potrebbe anche mandare in rovina l’attività.
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Protezione dei dati e rischi legali
Ma la perdita dei dati può comportare danni enormi anche dal punto di vista legale. Oggi, settori come quello sanitario o finanziario devono attenersi a normative stringenti sulla protezione dei dati sensibili. Il mancato rispetto di tali regolamenti comporta sanzioni severe: il Regolamento Europeo sulla Protezione dei Dati Personali (GDPR) consente di infliggere sanzioni fino al 4% del fatturato annuo globale, mentre negli Stati Uniti l’Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA) prevede multe fino a 1,5 milioni di dollari.
Inoltre, anche i clienti, dipendenti o partner commerciali coinvolti in una violazione dei dati possono intentare causa, avviando contenziosi che possono durare anni e generare costi elevati in termini di spese legali e accordi extragiudiziali. Spesso, la somma di questi costi supera la perdita finanziaria iniziale, aggravando ulteriormente le conseguenze di un singolo incidente informatico.
I danni d’immagine derivati
Le multe si pagano, ma la fiducia è difficile da riconquistare. Il danno d’immagine derivante da una violazione dei dati può compromettere in modo permanente la credibilità di un’azienda. Secondo un’analisi della società di consulenza statunitense Gartner, il 43% delle imprese non riesce a riaprire dopo una perdita grave e oltre la metà chiude entro due anni dall’incidente.
Inoltre, anche nel caso in cui i sistemi vengano ripristinati e le sanzioni saldate, la notizia di una violazione rimane impressa nella memoria dei clienti. Nei settori in cui la sicurezza dei dati è cruciale - come banche, sanità ed e-commerce - basta un singolo episodio per spingere potenziali partner e clienti verso la concorrenza.
Come recuperare i dati persi (e quanto costa)?
Nonostante vengano considerati molto costosi, i servizi professionali di recupero dati sono dotati di una tecnologia altamente specializzata. Il recupero non consiste semplicemente nell’uso di un software, ma spesso richiede l’apertura fisica dei dispositivi nelle camere bianche, ambienti sterili dove anche una particella di polvere può compromettere il processo. Gli specialisti, forti di una competenza tecnica maturata in anni di formazione ed esperienza, utilizzano strumenti sofisticati e costosi che richiedono una manutenzione regolare o, talvolta, la sostituzione.
Nella visione d’insieme, poi, il costo del recupero si riduce a pochi spiccioli. Secondo il rapporto Cost of a Data Breach di IBM del 2024, il costo medio globale di una violazione dei dati ha raggiunto i 4,88 milioni di dollari, in aumento del 10% rispetto all’anno precedente. Questa cifra comprende non solo il recupero tecnico, ma anche le spese legali, le sanzioni, la perdita di produttività e il danno d’immagine.
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Prevenire è meglio che curare
Se i servizi di recupero rappresentano un’ancora di salvezza, la prevenzione resta la strategia più efficace. Backup regolari, soluzioni di archiviazione sicure e software di protezione aggiornati costano molto meno rispetto alle operazioni di recupero successive a un disastro informatico.
Oggi investire in sistemi di sicurezza non è più una semplice precauzione, ma una vera e propria necessità per chi vuole garantire la sopravvivenza della propria azienda. I dati non sono più solo file digitali, ma rappresentano il centro nevralgico delle organizzazioni moderne. Perderli significa mettere a rischio non solo i conti, ma l’intera esistenza dell’impresa.
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