Questo colosso della fotografia (che tutti conoscono) potrebbe chiudere presto

Giorgia Paccione

21 Agosto 2025 - 13:34

Un debito da $500 milioni mette a rischio la sopravvivenza della storica Kodak dopo oltre un secolo di leadership nel settore fotografico. Si salva dai dazi, ma paga la mancata transizione digitale.

Questo colosso della fotografia (che tutti conoscono) potrebbe chiudere presto

Con 133 anni alle spalle, Kodak rappresenta un pezzo importante della cultura industriale mondiale. Dalla macchina fotografica che rese accessibile a tutti l’arte di immortalare ricordi, fino al possesso di oltre 79.000 brevetti, la società ha segnato un’epoca.

Eppure oggi, l’iconico marchio della fotografia è di fronte a una delle sfide più gravi della sua storia. Nelle scorse settimane infatti, il gruppo statunitense, fondato nel 1888 da George Eastman e per decenni leader incontrastato del settore, ha comunicato ufficialmente agli investitori di non avere liquidità sufficiente né linee di credito sicure per ripagare un debito da 500 milioni di dollari con scadenza a maggio 2026.

Nel documento trasmesso alla Securities and Exchange Commission (SEC), la società ha parlato di “sostanziali dubbi sulla capacità di continuare a operare”. Un annuncio che ha spaventato i mercati, provocando un crollo immediato del titolo in Borsa.

L’eventuale chiusura non sarebbe soltanto la fine di un’impresa, ma un duro colpo simbolico a un marchio che ha fatto parte della vita quotidiana di intere generazioni.

Kodak rischia di chiudere: il peso della transizione digitale

Per oltre un secolo Kodak è stata sinonimo di innovazione e qualità. Dalla prima fotocamera portatile del 1888, ai rullini cinematografici, fino ai materiali per la stampa, il gruppo ha dominato la scena mondiale della fotografia analogica, accumulando un patrimonio di decine di migliaia di brevetti.

Ma l’avvento della rivoluzione digitale ha cambiato le sue sorti. Mentre concorrenti come Canon, Sony e Nikon hanno saputo cavalcare il passaggio al digitale, Kodak ha esitato a lungo, temendo che le nuove tecnologie potessero erodere il business tradizionale dei rullini. Il risultato è stato un progressivo ridimensionamento, culminato già nel 2012 con una procedura di bancarotta e una difficile ristrutturazione.

Oggi, nonostante gli sforzi del management per diversificare le attività - dalla stampa industriale agli inchiostri fino ai materiali avanzati per il packaging - la società resta in forte difficoltà. Il CEO Jim Continenza ha ribadito che il piano di rilancio procede, ma ha ammesso che il contesto di mercato è “particolarmente complesso e incerto”.

500 milioni di debiti e liquidità insufficiente

La questione più urgente resta la montagna di debiti. Kodak deve far fronte a circa 500 milioni di dollari da rimborsare entro maggio 2026. Al momento, però, non ha né liquidità sufficiente né garanzie di finanziamento approvate per coprire la cifra.

Secondo i dati al 30 giugno 2025, Kodak disponeva di 155 milioni di dollari in cassa e mezzi equivalenti, di cui circa 70 milioni negli Stati Uniti. Un livello in calo di 46 milioni rispetto alla fine del 2024.

Per cercare di guadagnare tempo, la società sta valutando diverse misure, tra cui il rimborso anticipato di una parte del prestito a termine, la rinegoziazione delle condizioni residue e la sospensione di alcuni impegni, come già avvenuto per i versamenti al piano pensionistico.

Una strategia che punta a rinviare lo spettro dell’insolvenza, ma che non offre certezze. Se le trattative con i creditori dovessero fallire, Kodak rischierebbe infatti di trovarsi senza strumenti per onorare i propri impegni finanziari.

Interessante notare che, nonostante il contesto globale di tensioni commerciali, l’impatto dei dazi e delle tariffe risulta marginale per Kodak, dato che gran parte della produzione di fotocamere, pellicole, inchiostri e materiali è concentrata negli Stati Uniti.

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