Nel 2025 questi italiani pagheranno più tasse (e guadagneranno di meno)

Patrizia Del Pidio

9 Dicembre 2024 - 12:48

Anche con le stesse aliquote e gli stessi scaglioni di reddito, ci sono italiani che nel 2025 guadagneranno di meno e pagheranno più tasse. Ecco chi sono.

Nel 2025 questi italiani pagheranno più tasse (e guadagneranno di meno)

Nel 2025 ci sono italiani che pagheranno più tasse e, di conseguenza, guadagneranno di meno. Anche se, a livello di imposizione fiscale, la Legge di Bilancio 2025 non prevede un aumento della tassazione, quanto contenuto nel testo della Manovra causerà a molti lavoratori e pensionati una diminuzione del guadagno.

Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in più di un’occasione ha affermato che nessuno avrebbe pagato di più, ma in questa sua affermazione, molto probabilmente, non ha tenuto conto delle conseguenze delle novità previste.

La promessa, parte, è stata rispettata perchè non è stato modificato il meccanismo dell’Irpef (anzi, l’Irpef a tre aliquote dl 2024 è stata resa strutturale), ma nonostante questo c’è chi si troverà a pagare di più a livello di imposte.

C’è chi pagherà più imposte

Le modifiche che porteranno alcune fasce di cittadini a pagare di più sono due:

In entrambi i casi non si tratta di un aumento delle imposte vero e proprio, ma andando a ridurre le detrazioni spettanti si genera un’imposta dovuta maggiore. Ci sono, quindi, fasce di cittadini che si troveranno ad avere un’amara sorpresa nella busta paga a partire dal 1° gennaio 2025 e altri che, invece, si troveranno a pagare di più con la dichiarazione dei redditi 2026. Andiamo a vedere perché.

Giorgetti, nel corso della conferenza stampa, ha dichiarato che “Nessun altro avrà una situazione peggiore, non ci saranno nuove tasse” e non c’è un filo di menzogna in quanto detto. Questo non esclude che ci saranno contribuenti che si troveranno a pagare più Irpef rispetto al 2024 e vedranno scendere l’importo netto dello stipendio.

Chi pagherà più tasse con la Manovra 2025?

Come abbiamo detto, le misure impattanti saranno due, entrambe legate alle detrazioni.

Mentre per la detrazione delle spese sostenute (da indicare in dichiarazione dei redditi) a rimetterci saranno i redditi più alti con famiglie poco numerose (ma al contrario di quello che si pensa chi ha reddito basso e famiglie numerose non guadagnerà, bensì avrà una situazione inalterata). Con l’applicazione del quoziente familiare per il diritto alle detrazioni, infatti, ci sarà chi in sede di dichiarazione dei redditi 2026 si troverà ad avere diritto a meno sconti di imposta e, di conseguenza a versare più Irpef.

Nello specifico è stata introdotta una «detrazione base» limite per chi guadagna da 75.000 euro in su, a cui applicare un coefficiente che varia in base al numero dei figli fiscalmente a carico:

  • Per chi ha redditi fino a 75.000 euro, nulla cambia rispetto al 2024;
  • per chi ha redditi tra 75.000 e 100.000 euro la detrazione base spettante è pari a 14.000 euro;
  • per chi ha redditi superiori a 100.000 euro la detrazione base che spetta è di 8.000 euro.

La detrazione base prevista per i redditi a partire da 75.000 euro, poi, va moltiplicata per il coefficiente che dipende dal numero di figlio fiscalmente a carico secondo il seguente schema:

COEFFICIENTE DA MOLTIPLICARE PER LA DETRAZIONE BASEFIGLI A CARICO
0,50 se nel nucleo familiare non sono presenti figli a carico
0,70 se nel nucleo familiare è presente un figlio a carico
0,85 se nel nucleo familiare sono presenti due figli fiscalmente a carico
1 se nel nucleo familiare sono presenti più di due figli fiscalmente a carico o almeno un figlio con disabilità accertata ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992 n. 104, fiscalmente a carico

Taglio delle detrazioni per i figli a carico

Mentre il taglio delle detrazioni per le spese sostenute farà vedere il suo effetto solo con la dichiarazione dei redditi 2026, il taglio delle detrazioni figli a carico avrà un impatto che si sentirà già dal 1° gennaio 2025.

La misura chenon terrà conto del reddito, del quoziente familiare e del numero di componenti del nucleo è iltaglio netto applicato sulle detrazioni figli a carico: al compimento dei 30 anni saranno cancellate.

Oggi le detrazioni per i figli a carico spettano a tutti coloro che hanno figli fiscalmente a carico che hanno compiuto i 21 anni, ovvero quelli che non beneficiano dell’assegno unico. Attualmente una famiglia che ha un figlio a carico disoccupato, anche di 40/45 anni, può contare sulle detrazioni (il cui importo teorico è di 950 euro l’anno, da riproporzionare al reddito).

Dal prossimo anno quella stessa famiglia non avrà più diritto alle detrazioni per figli a carico che, ricordiamo, abbassano l’imposta direttamente in busta paga generando un aumento della retribuzione netta (grazie al taglio di parte dell’Irpef).

Nel 2025 potrebbero esserci numerose famiglie, anche a basso reddito, che vedranno la retribuzione netta percepita calare a causa della perdita delle detrazioni per i figli a carico che, oltre i 30 anni di età resteranno solo in caso di figli disabili.

Quando detto dal Ministro Giorgetti, quindi, risponde a verità, non c’è un aumento delle tasse per nessuno, ma quante saranno le famiglie che si troveranno a pagare un’Irpef più alta a causa del taglio delle detrazioni (sia per figli a carico che per spese sostenute)?

Gli effetti delle aliquote marginali

Un’altra novità di cui non si è tenuto conto è quella che riguarda le aliquote marginali effettive che andranno a incidere sull’ultima porzione di reddito guadagnata.

Erroneamente si è portati a pensare che, finché si resta in un determinato scaglione di redditi su un euro in più guadagnato si vada a pagare la stessa aliquota mentre in realtà non è così.

Secondo uno studio dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio le aliquote marginali per il 2025 passano da quattro a sette portando una percentuale di addirittura il 56% per i redditi tra 32.000 e i 40.000 euro annui.

Questo accade perché all’aumentare del reddito, per questa fascia, non solo diminuiscono le detrazioni spettanti per lavoro/pensione e per i carichi di famiglia, ma anche per l’effetto che l’aumento dei guadagni ha sul taglio del cuneo fiscale

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