Sindacati in fermento contro Enel e Accenture Outsourcing, che obbligheranno 400 dipendenti dei servizi di customer care a scegliere se trasferirsi a centinaia di chilometri o essere licenziati.
Terremoto negli appalti del customer care collegato al mondo Enel. Circa 400 dipendenti impiegati nel servizio di assistenza, attualmente gestito da diverse società esterne, si trovano di fronte a un bivio drastico: accettare un trasferimento a centinaia di chilometri da casa oppure affrontare il rischio del licenziamento.
A far esplodere il caso sono stati i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, che accusano Accenture Outsourcing - subentrata nel segmento “back office e quality” assieme a Datacontact - di voler spostare in blocco il personale.
Il cambio di appalto porta con sé una richiesta precisa: trasferire gli attuali addetti, distribuiti tra Castelfranco Veneto, Tito e Sant’Angelo Le Fratte, verso nuove sedi situate tra Bari, Matera e Padova. Una mossa giudicata “forzosa” dai rappresentanti dei lavoratori, soprattutto perché incide su persone che fino a oggi hanno sempre operato all’interno del proprio territorio.
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Cosa prevede il contratto e cosa denunciano i sindacati
Secondo le organizzazioni sindacali, il contratto collettivo delle Telecomunicazioni tutela espressamente la continuità della sede di lavoro all’interno della stessa area geografica. Inoltre, anche la gara indetta da Enel conteneva una clausola di salvaguardia occupazionale che avrebbe dovuto evitare situazioni di questo tipo.
Invece, le nuove sedi sono, nella maggior parte dei casi, centinaia di chilometri lontane da quelle attuali e spesso in regioni non limitrofe. Per i sindacati, questa strategia rischia di trasformarsi in un “modo indiretto” per ridurre il personale senza aprire procedure esplicite di esubero. Molti dipendenti, impossibilitati a spostarsi, sarebbero così spinti alle dimissioni.
La preoccupazione è che, se l’impostazione scelta dalla Accenture e Datacontact dovesse realizzarsi, anche altre società coinvolte nel customer care di Enel - tra cui SDC, Gruppo Distribuzione e Synt - possano replicare lo schema. L’effetto domino, avvertono i sindacati, potrebbe riguardare oltre 6.000 addetti nei prossimi rinnovi.
Le accuse a Enel
Nella gara relativa al back office, Enel aveva stimato un potenziale esubero del 35% su 1.500 addetti, prevedendo un sistema di incentivi per le aziende che avrebbero ricollocato i lavoratori in esubero su attività esterne a Enel. Secondo i sindacati, però, il comportamento delle società aggiudicatarie - e la presunta accondiscendenza di Enel - avrebbero di fatto eluso questi obblighi, andando oltre gli impegni sulla territorialità.
I sindacati puntano il dito anche contro il colosso energetico, accusandolo di un comportamento immorale per un’azienda sotto controllo pubblico che genera utili milionari. Secondo loro, Enel starebbe aumentando i propri margini scaricando i costi della transizione digitale sulla forza lavoro degli appalti.
Per fermare l’operazione, Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno proclamato uno sciopero per il 9 gennaio e chiesto un confronto urgente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. L’appello è stato rivolto anche al Ministero dell’Economia, azionista di riferimento del gruppo energetico.
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