Dopo l’attacco USA all’Iran, Teheran risponde militarmente mentre Mosca media sull’Ucraina e si avvicina a Washington; la Cina rischia di perdere il controllo sui BRICS e sull’ordine multipolare.
Tutti si chiedono che cosa succederà, ora, dopo il violento attacco americano agli impianti nucleari iraniani e la risposta odierna di Teheran che sta attaccando una base statunitense a Doha, prudentemente già sgomberata esattamente come era stato portato via l’uranio arricchito dalle aree colpite con l’Operazione Midnight Hammer.
Non è un gioco delle parti, ma uno schema di conflitto volto a prefigurarne l’esito: ci sono due scacchieri interconnessi, quello europeo e quello mediorientale, in cui Washington e Mosca sono coinvolte con l’Ucraina e l’Iran.
Da una parte c’è il futuro dell’Ucraina e della sua sicurezza, rispetto a cui Mosca ha già fatto intendere quali sono le sue condizioni: data per scontata l’annessione della Crimea, si tratta di definire la sorte degli oblast conquistati militarmente, un po’ come si fece dividendo la Germania in due Stati apparentemente sovrani dopo la Seconda Guerra mondiale, con la RFT di fatto soggetta al controllo occidentale e la DDR a quello sovietico. Potrebbero essere considerate repubbliche autonome sotto la protezione internazionale di Mosca, senza fare parte formalmente della Federazione russa. Di converso, Kiev e quanto rimarrebbe dell’Ucraina resasi indipendente dall’URSS rimarrebbe ancorata agli Usa con un Trattato di garanzia: la Nato resterebbe fuori dal gioco, come pure militarmente gli Stati europei, ammettendosi unicamente una adesione all’Unione europea. In pratica, Bruxelles avrebbe solo gli oneri della ricostruzione, visto che Washington e Londra si sono garantite le risorse minerarie con appositi Accordi. [...]
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