Quanto sarà aggressiva (ancora) la Bce? Lo scenario peggiora, i motivi

Violetta Silvestri

17 Luglio 2023 - 12:39

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La Bce sarà ancora aggressiva e di quanto? Se lo chiedono gli analisti, mentre il clima peggiora in Europa tra incertezza sull’inflazione e tassi sempre più alti.

Quanto sarà aggressiva (ancora) la Bce? Lo scenario peggiora, i motivi

La Bce sotto i riflettori, in attesa della prossima riunione del 27 luglio: quanto sarà aggressiva ancora la politica monetaria dell’Eurotower?

La domanda interessa analisti, investitori e politici dell’area euro visto che, mentre l’inflazione mostra segnali evidenti di rallentamento, il tempo di uno stop all’aumento dei tassi non è maturo secondo Lagarde.

Questo significa che la Banca centrale europea potrebbe diventare una delle più “falco” tra le maggiori, considerando che l’inasprimento della Fed si sta allentando. L’interesse - e il crescente timore - sulla strategia severa di Francoforte è per le ricadute sull’economia reale.

La stretta creditizia sta impattando su mutui, prestiti, investimenti e sentiment dei consumatori, con esternazioni nemmeno troppo velate da parte dei Governi sulla contrarietà alla politica Bce (come accaduto in Italia con le critiche di Meloni).

Intanto, però, l’inflazione non è scesa abbastanza e venti contrari al calo dei prezzi sono sempre pronti a soffiare (con l’incertezza della guerra in Ucraina tra i primi motivi di preoccupazione).

Tutto lo scenario per l’Eurozona sta peggiorando secondo alcuni esperti: come si muoverà la Bce e cosa aspettarsi? Alcune considerazioni.

Le previsioni sui tassi Bce: picco a 4,50%, più alto delle attese

La Banca centrale europea aumenterà i costi di indebitamento fino a un picco del 4,50% a settembre, secondo un sondaggio tra economisti che stanno diventando più aggressivi mentre l’inflazione si dimostra vischiosa.

Un risultato del genere significherebbe altre due mosse di un quarto di punto, a partire da una il 27 luglio. Gli analisti intervistati da Bloomberg avevano precedentemente previsto che il tasso sui depositi avrebbe raggiunto un massimo del 3,75% e tasso di interesse di riferimento quindi del 4,25%.

Dietro il loro cambiamento di opinione c’è un peggioramento delle prospettive per l’inflazione. Mentre gli aumenti dei prezzi nella zona euro a 20 nazioni si modereranno nei prossimi mesi, non lo faranno così rapidamente come previsto in precedenza. Inoltre, l’inflazione nel 2025 è ora al 2,1%, in aumento rispetto al 2% precedente.

La crescita dei prezzi di base - l’obiettivo a Francoforte anche quando l’inflazione principale svanisce - è vista un po’ più bassa quest’anno rispetto a prima. Ma le proiezioni per il 2024 e il 2025 sono salite al 2,8% e al 2,4%. Quest’ultimo numero supera la proiezione della stessa Bce per quell’anno.

C’è tensione in Bce?

I risultati arrivano mentre si accende il dibattito alla Bce sul punto finale del suo periodo di aumenti senza precedenti. Alcuni funzionari si rifiutano di escludere un’estensione della campagna oltre l’estate, anche se molti si preoccupano per l’economia, che stenta a uscire dalla lieve recessione in cui è caduta durante l’inverno.

I politici respingono i discorsi su un atterraggio duro e gli analisti concordano, prevedendo progressi dello 0,2% del prodotto interno lordo in ogni trimestre dopo il primo e mantengono le loro prospettive di crescita dell’1% e dell’1,6% nel 2024 e nel 2025.

Nonostante questo ottimismo, si aspettano che il primo taglio dei tassi di interesse avvenga nell’aprile 2024.

Nei verbali della riunione di giugno, intanto, sono emerse valutazioni discordanti sul valore e sul peso da attribuire all’inflazione core e su come proseguire, con alcuni membri convinti si fosse dovuto procedere con altri 50 punti base già il mese scorso.

Questo clima di incertezza dimostra che l’Europa è giunta in un momento davvero cruciale e la Bce vede il suo operato sempre più difficile e nel mirino delle critiche.

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