Quanto è in crisi l’economia mondiale? La risposta in 4 punti

Violetta Silvestri

30 Novembre 2024 - 16:21

Economia globale, quali tendenze? In 4 punti, ecco cosa sta accadendo alle economie sviluppate ed emergenti nel mondo. I segnali sono di crisi o di ripresa?

Quanto è in crisi l’economia mondiale? La risposta in 4 punti

Il mondo alle prese con rischi economici ancora allarmanti in questo ultimo mese del 2024.

L’anno che sta per concludersi porta con sé incertezze sul destino dell’inflazione, sulle mosse commerciali di Trump, sul livello dei tassi di interesse deciso dalle banche centrali, sulla guerra in Ucraina e sul conflitto in Medio Oriente sempre più allargato, sulle potenziali recessioni economiche di Paesi emergenti e sviluppati.

Gli ultimi dati macroeconomici aggiornati in questa ultima settimana di novembre hanno svelato punti deboli per diverse nazioni e aree del mondo. Dagli Usa all’Eurozona, fino all’Asia e alla Turchia, ecco perché questi 4 risultati economici sono cruciali per capire l’economia mondiale.

1. L’inflazione Usa è un grattacapo

Il cosiddetto indice dei prezzi delle spese per consumi personali di base, che esclude le voci volatili di cibo ed energia, è aumentato del 2,8% rispetto a ottobre dell’anno scorso e dello 0,3% rispetto al mese precedente.

Le cifre supportano i recenti commenti di molti funzionari della Fed secondo cui non c’è fretta di tagliare i tassi di interesse finché il mercato del lavoro rimane solido e l’economia continua a crescere.

Il presidente eletto Donald Trump ha promesso, intanto, tariffe aggiuntive su Messico, Canada e Cina, scuotendo i mercati con le sue prime minacce specifiche ai principali partner commerciali degli Stati Uniti dalla sua vittoria elettorale. Dazi Usa più elevate sconvolgerebbero l’industria automobilistica e altri settori di consumo, tra cui quello alimentare, in cui i tre Paesi sono altamente integrati. Non solo, essi sarebbero un motore dell’inflazione secondo molti esperti.

2. Inflazione-energia: il binomio pericoloso per l’Europa

Questa ultima settimana è degna di nota in Europa per almeno due notizie economiche.

Innanzitutto, l’inflazione nell’area dell’euro è salita oltre l’obiettivo del 2% della Bce, anche se è improbabile che i funzionari si lascino scoraggiare dal continuare ad abbassare i tassi di interesse il mese prossimo e oltre.

Poi, i riflettori si sono accesi sui dati relativi alle forniture energetiche. I venti deboli hanno ridotto la produzione di energia rinnovabile in Germania, costringendola a importare energia dalla Francia, dove la produzione nucleare ha raggiunto il livello più alto da gennaio. Le centrali atomiche francesi stanno generando quasi 50 gigawatt secondo le rilevazioni di venerdì 29 novembre, circa il 20% in più rispetto alla media annuale.

La notizia è cruciale perché riguarda il mix di forniture energetiche dei Paesi Ue, ormai alle prese con il piano di una totale indipendenza dal gas russo dal 2022. Avere altre fonti di approvvigionamento energetico diverse dal gas russo è strategico e vitale, anche per Francia e Germania che acquistano ancora Gnl russo.

3. India in difficoltà

L’economia indiana è cresciuta al ritmo più lento degli ultimi due anni, smorzando le prospettive per l’intero anno e mettendo alla prova gli ambiziosi piani di crescita del Primo Ministro Narendra Modi.

Il prodotto interno lordo è salito del 5,4% anno su anno nel periodo da luglio a settembre, hanno mostrato i dati governativi venerdì, non raggiungendo le aspettative degli analisti del 6,5% in un sondaggio Reuters. La crescita era stata del 6,7% nel trimestre precedente.

La debolezza del settore manifatturiero e la domanda dei consumatori in calo stanno aumentando la pressione sulla banca centrale affinché valuti un taglio dei tassi di interesse.

4. Economie emergenti nei guai

La Turchia è entrata in recessione tecnica nel terzo trimestre, con il crollo della produzione industriale, fornendo ulteriori prove alla banca centrale che sta valutando se iniziare a tagliare i tassi di interesse il mese prossimo. L’inflazione, però, resta elevata al 48%.

L’inflazione in Brasile è aumentata molto più del previsto all’inizio di novembre, mentre il governo prepara tagli alla spesa pubblica. Le pressioni sui prezzi stanno salendo nella più grande economia dell’America Latina, alimentate da una siccità storica e dalle preoccupazioni degli investitori per la crescente spesa pubblica.

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