Versamenti volontari di contributi: utili per la pensione ma costosi. Come fare per calcolare l’esborso dovuto?
Sono diversi i modi in cui è possibile accantonare contributi utili ai fini della pensione. Durante lo svolgimento dell’attività lavorativa i versamenti sono obbligatori e, nel caso del lavoro dipendente, una parte sono a carico del datore di lavoro mentre per l’altra del lavoratore.
Tuttavia, è anche possibile pagare interamente di tasca proprio per aumentare i contributi. È il caso, ad esempio, dei contributi da riscatto, come pure per quelli volontari.
Concentriamoci su quest’ultimi e facciamo chiarezza su quanto costa, solitamente, versare un anno di contributi volontari, nonché su quali sono le regole per calcolare l’onere previsto.
Cosa sono i contributi volontari
Chi ha cessato o interrotto l’attività lavorativa può chiedere all’Inps l’autorizzazione per il versamento volontario dei contributi al fine di poter perfezionare i requisiti di assicurazione e contribuzione così da raggiungere il diritto alla pensione, come pure per incrementare l’importo del trattamento.
I contributi volontari, sono quindi quello strumento utile per coprire i periodi durante il quale il lavoratore è sprovvisto di copertura previdenziale, oppure ne coperto solo in parte. È quindi il caso di chi non svolge attività lavorativa, né dipendente né autonoma, come pure per i lavoratori che hanno chiesto periodi di aspettativa non retribuita per motivi familiari o di studio. E ancora, possono approfittare del versamento volontario dei contributi coloro che hanno un contratto part-time orizzontale o verticale, così da integrare la contribuzione riconosciuta per l’attività lavorativa.
Quanto costa versare un anno di contributi volontari
Per quanto riguarda l’onere di cui farsi carico, il calcolo prevede regole differenti a seconda di quando c’è stata l’autorizzazione dell’Inps. Per il calcolo del contributo volontario, infatti, bisogna moltiplicare la retribuzione di riferimento, ossia quanto percepito nell’ultima esperienza lavorativa, per l’aliquota contributiva vigente, la cui misura varia a seconda del periodo:
- 27,87% per gli autorizzati prima del 31 dicembre 1995;
- 33% per le autorizzazioni successive.
Quindi, chi approfitterà quest’anno di tale possibilità dovrà tener conto che per un anno di contributi dovrà pagare il 33% dell’ultima retribuzione percepita.
Mettiamo ad esempio il caso di un dipendente che nel 2022 ha percepito una Ral di 30.000 euro ma che dal 1° gennaio 2023 ha perso il lavoro. Questo chiede autorizzazione all’Inps per il versamento dei contributi: in caso di via libera dovrà farsi carico di un esborso annuo di 9.900 euro per il solo 2023, fermo restando che potrà continuare a versare i contributi volontario anche negli anni a seguire.
Qual è il costo minimo per il versamento dei contributi
Tuttavia, è bene sottolineare che esiste un importo minimo, variabile ogni anno in quanto soggetto a rivalutazione.
Mettiamo il caso che lo stipendio percepito nell’ultima esperienza lavorativa sia molto basso, oppure che colui che richiede il versamento volontario risulti inoccupato e quindi non esiste una retribuzione da prendere come riferimento.
Cosa si fa in questi casi? Semplicemente si tiene conto di un importo convenzionale che quest’anno, complice una rivalutazione dell’8,1%, è salito a 74,97 euro per una settimana contributiva, ossia il 33% del minimale della retribuzione settimanale pari a 227,18 euro. Ciò significa che per un anno, composto da 52 settimane, bisogna farsi carico di un esborso minimo di 3.898 euro, rispetto ai 3.606 euro dello scorso anno.
Qual è il costo massimo per il versamento dei contributi
Sappiamo quindi che per il calcolo dei contributi volontari bisogna:
- prendere il 33% della retribuzione di riferimento dell’ultima esperienza di lavoro;
- se inferiore a 227,18 euro settimanali viene comunque fissato un versamento settimanale minimo di 74,97 euro.
A questo punto ci resta solamente da analizzare l’importo massimo. Intanto è bene sapere che sopra una certa soglia, ossia per una retribuzione pensionabile quest’anno pari a 52.190 euro, si applica un’aliquota aggiuntiva dell’1%.
Quindi, con una retribuzione annua lorda di 60.000 euro, l’esborso complessivo sarebbe pari al 34%, anziché al 33%, di tale importo: ciò significa che versare un anno di contributi costerà 20.400 euro.
Il massimale è invece di 38.596,80 euro: questo è il massimo dell’esborso previsto in quanto il massimale per la retribuzione di riferimento è pari a 113.520 euro.
Ogni quanto si pagano i contributi volontari
Concludiamo sottolineando che i contributi volontari non andranno pagati in un’unica soluzione. Il versamento, infatti, è trimestrale e va effettuato entro l’ultimo giorno del trimestre solare successivo a quello di riferimento.
Quindi, per il trimestre gennaio-febbraio-marzo il versamento va effettuato entro il 30 giugno, mentre per quello successivo (aprile-maggio-giugno) la scadenza è fissata al 30 settembre. E così via.
L’esborso annuo va dunque suddiviso per quattro diverse tranche di pagamento: ad esempio, chi deve farsi carico del minimo indicato dalla legge dovrà versare 974,50 euro per ogni trimestre.
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