Quante tasse ti può chiedere l’Agenzia delle Entrate? Tutti ce lo siamo chiesti, ma solo ora è stato approvato un limite per chi aderisce al concordato preventivo biennale.
“Quante tasse ti può chiedere l’Agenzia delle Entrate?” Tutti ce lo siamo chiesti almeno una volta nella vita e per la prima volta viene approvato un limite, ma solo per pochi.
Il concordato preventivo biennale ha fatto il suo debutto nel sistema fiscale italiano nel 2024. Purtroppo nonostante il Ministero dell’Economia e delle Finanze vi avesse molto puntato per il contrasto all’evasione fiscale e aggiunto in corso d’opera dei correttivi volti a incentivare l’adesione, i titolari di partita Iva sono rimasti molto perplessi e le adesioni basse hanno caratterizzato la prima “edizione”.
Il Governo ci riprova nel 2025, campagna di adesione per gli anni di imposta 2025-2026, e nel decreto correttivo, approvato il 4 giugno 2025, inserisce un tetto massimo agli incrementi di reddito, in poche parole l’Agenzia delle Entrate nel calcolare gli incrementi di reddito non può superare determinati limiti.
Ma quante tasse al massimo ti può chiedere l’Agenzia delle Entrate? Ecco cosa dice il decreto correttivo alla riforma fiscale.
Quante tasse ti può chiedere l’Agenzia delle Entrate se aderisci al CPB 2025?
Tra gli elementi che hanno portato allo scarso successo del concordato preventivo biennale, l’incremento di reddito tra quanto dichiarato dai contribuenti titolari di partita Iva negli anni precedenti e la proposta di reddito del concordato preventivo biennale, ha avuto un ruolo preponderante, di fatto la stragrande maggioranza dei contribuenti si è trovata a dover pagare più tasse. Proprio per questo nel correttivo è stato introdotto il limite massimo alle tasse che l’Agenzia può richiedere con il concordato preventivo biennale.
Non esiste un unico tetto massimo, ma lo stesso è calibrato in base al punteggio ISA, maggiore è l’affidabilità fiscale e minore è l’incremento di reddito.
Nella proposta 2025-2026 chi ha un punteggio ISA pari a 10, il massimo dell’affidabilità fiscale, può avere una proposta di concordato con incremento di base imponibile massimo del 10%.
Chi ha un punteggio ISA tra il 9 e il 10 ha un incremento di reddito massimo del 15%.
Chi, invece, ha un punteggio compreso tra 8 e 9 può avere un incremento di reddito fino al 25%.
Ricordiamo che un punteggio simile comunque fa ritenere il contribuente molto affidabile e quindi l’incremento di reddito può essere davvero notevole.
Ad esempio, per un contribuente con un totale di ricavi e compensi di 200.000 euro, la proposta di concordato può essere di 250.000 euro. Di certo non poco, soprattutto se trattasi di un titolare di partita Iva professionista che applica gli scaglioni IRPEF e quindi ha un’aliquota fino al 43%. Si tratterebbe di una maggiore tassazione pari a 21.500 euro e se si considera che l’accordo vale 2 anni, per un contribuente che non riesce ad aumentare il suo volume d’affari si traduce in un salasso.
Il limite massimo non si applica per chi ha un punteggio massimo inferiore a 8 (cosa non difficile), insomma anche chi ha un punteggio 7,99 non fruisce dei benefici del limite alle tasse che l’Agenzia può chiedere.
Altre novità nel correttivo al concordato preventivo biennale
Si ricorda che il correttivo alla riforma fiscale non ha approvato il ravvedimento speciale correlato all’adesione al concordato, mentre ha approvato lo slittamento dei termini di adesione al 30 settembre in luogo del 31 luglio.
Confermata l’imposta sostitutiva opzionale sugli incrementi di reddito fino alla soglia massimo di 85.000 euro (comma 1 bis, articolo 20 bis decreto legislativo 13 del 2024). Dal punto di vista pratico per i soggetti IRPEF si applica l’aliquota del 43%, mentre per i soggetti IRES (l’IRES è proporzionale e non progressiva) l’aliquota del 24%.
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