Putin ci toglie anche il grano? Quanti cereali stanno arrivando in Italia dall’Ucraina

Alessandro Cipolla

9 Settembre 2022 - 11:07

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Putin con la sponda di Erdogan ha minacciato di tagliare all’Europa anche il grano dopo il gas. Ma quanti cereali stanno arrivando adesso in Italia dall’Ucraina?

Putin ci toglie anche il grano? Quanti cereali stanno arrivando in Italia dall’Ucraina

Il grano e il gas sono diventati armi non convenzionali in mano a Vladimir Putin in questa guerra ibrida e a bassa intensità che, ormai da quasi sette mesi, si sta strascinando avanti senza che la diplomazia sia chiamata in causa per cercare di arrivare a un cessate il fuoco.

Mentre le bombe continuano a cadere, i soldati e i civili a morire e le nostre bollette, per non parlare dei prezzi dei prodotti alimentari e non, schizzano alle stelle con la previsione di un inverno dove dovremo fare i conti con il razionamento energetico, a Bruxelles e a Washington si continua a parlare solo di sanzioni e mai di pace, come se ormai fosse dato per scontato che questa guerra debba andare avanti fino alla sconfitta di uno dei due eserciti.

Vladimir Putin, come ampiamente previsto, a inizio mese ha deciso di interrompere la fornitura di gas all’Europa fino a quando “restano le sanzioni”, ma adesso ha alzato il tiro minacciando anche lo stop al grano.

Come noto uno dei primi effetti della guerra in Ucraina è stato il fermo dell’esportazione di grano e altri cereali dall’Ucraina, uno dei principali fornitori a livello globale, vista l’impossibilità per le navi di salpare in sicurezza dai porti del Mar Nero.

Una situazione che sta esponendo diversi Paesi africani e mediorientali al rischio di carestia, ma che è stata risolta soltanto in piena estate grazie alla mediazione dell’Onu e della Turchia: adesso però il grano potrebbe diventare il nuovo fronte caldo del braccio di ferro tra Putin e l’Occidente.

Grano: la minaccia di Putin

Grazie all’accordo siglato chez Erdogan tra Ucraina e Russia, dal primo agosto circa cento navi cariche hanno lasciato i porti del Mar Nero per un totale, all’8 settembre, di oltre 2,3 milioni di tonnellate di grano e altri cereali.

Queste navi dopo essere salpate dai porti ucraini devono fare tappa Istanbul, dove vengono ispezionate da funzionari russi, ucraini, turchi e dell’Onu. Soltanto dopo questo passaggio possono riprendere il viaggio e raggiungere la loro destinazione.

Nei giorni scorsi nel corso di un forum economico a Vladivostok, Vladimir Putin però ha denunciato che “quasi tutto il grano esportato dall’Ucraina non viene inviato ai paesi in via di sviluppo e poveri, ma ai paesi dell’Unione europea”.

Solo due navi su ottantasette sono state caricate nell’ambito del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite - ha accusato Putin - Sono state esportate 60.000 tonnellate di cibo su 2 milioni di tonnellate. Voglio dire che, come molti paesi europei negli ultimi decenni e secoli, hanno agito come colonialisti, e continuano ad agire oggi. Ancora una volta, i paesi in via di sviluppo sono stati ingannati e li continuano a ingannare”.

Per il presidente russo di conseguenza “forse dovremmo pensare di limitare l’esportazione di grano e cibo commerciale lungo questa rotta, di questo parlerò con il presidente della Turchia Erdogan”.

La sponda di Erdogan

In sostanza visto che il grano andrebbe a finire tutto in Europa invece che nei Paesi a rischio carestia, Putin vorrebbe parlare con Erdogan per stoppare o comunque limitare la fornitura di grano all’Ue proveniente dall’Ucraina.

Come si è affrettata a spiegare Kiev, naturalmente non sono la Russia o la Turchia a decidere dove debbano andare la varie navi, ma Ankara se dovesse chiudere questa rotta andrebbe a bloccare tutto di nuovo. In questo scenario, il leader russo nella sua nuova “crociata” sembrerebbe aver trovato la fondamentale sponda di Erdogan.

Non è giusto l’atteggiamento che l’Occidente ha nei confronti della Russia - ha dichiarato Erdogan da Belgrado durante una visita al presidente serbo Vucic - In quanto starebbe portando avanti una politica di provocazione”.

Dopo il ricatto del gas Putin adesso potrebbe avanzare quello del grano che, da quanto sono riprese le esportazioni dall’Ucraina, stando ai dati Onu sta finendo soprattutto in Europa e Turchia e poco nei Paesi a rischio carestia, anche se le stime fatte da Putin sono un po’ esagerate.

Quanto grano ucraino finisce in Italia

Da quando è stata riaperta la rotta dall’Ucraina c’è un report dell’Onu che, con cadenza giornaliera, indicando anche la loro destinazione tiene conto di tutte le navi cariche di grano e altri cereali che partono dai porti del Mar Nero.

Stando ai dati forniti dal Joint Coordination Center che supervisiona l’accordo, dal primo agosto il 36% delle consegne è stato effettuato a paesi dell’Ue, il 20% alla Turchia mentre in Africa è arrivato il 17% dei carichi.

Sia la Turchia sia l’Ue però poi girano parte di questi prodotti ad altri paesi africani o mediorientali, con il Jcc che ha dichiarato come “il 30% delle merci è andato a paesi a reddito basso o medio-basso”.

E l’Italia? Stando a questo dati nel nostro Paese dal primo di agosto è arrivato meno del 6% dei prodotti, circa 130.000 tonnellate in totale, soprattutto olio di semi di girasole e mais che è indispensabile per gli allevamenti.

In generale all’Ue stanno arrivando carichi in proporzione superiori al periodo pre-guerra, mentre in totale nei Paesi più a rischio carestia come Sudan. Somalia e Yemen, sono arrivati in totale 150.000 tonnellate di grano, meno di quanto si aspettassero.

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