Allarme grano in Europa. Negli ultimi 12 anni la quantità di pesticidi usata è aumentata del 12%

Andrea Fabbri

30 Settembre 2025 - 05:22

Uno studio spagnolo lancia l’allarme sulla qualità del grano prodotto in Europa. In appena 12 anni l’uso di pesticidi è aumentato sopra i livelli di guardia

Allarme grano in Europa. Negli ultimi 12 anni la quantità di pesticidi usata è aumentata del 12%

Il grano è uno dei cereali più usati al mondo e uno dei più importanti per l’alimentazione umana. Purtroppo, però, negli ultimi 12 anni, all’aumento della richiesta a livello globale è corrisposto un peggioramento della qualità della produzione.

La causa sarebbe un aumento dell’utilizzo di pesticidi, cresciuto, nei Paesi UE del 12% in appena 12 anni. Un problema che rischia di avere conseguenze devastanti sulla salute umana.

Lo studio europeo sul grano

A lanciare l’allarme sulla qualità della produzione di grano europea è stato uno studio internazionale guidato da David Fernández Calviño dell’Università di Vigo e recentemente pubblicato sull’autorevole rivista Journal of Hazardous Materials.

Il team di ricerca ha analizzato la presenza di oltre 600 tipologie di pesticidi in 188 campi di grano distribuiti in 8 Paesi UE. Di questi campi 93 sono stati coltivati in modo tradizionale e 95 in regime biologico.

I risultati si sono rivelati inquietanti. Nel 99% dei campi sono state trovate tracce di pesticidi e sono state identificate ben 73 sostanze diverse. Tra le più presenti l’ossido di fenbutatina, un’insetticida, alcuni fungicidi e diversi derivati del glisofato.

Germania, Danimarca e Belgio i Paesi meno virtuosi

Uno degli aspetti che ha stupito di più i ricercatori è la differenza nella presenza di pesticidi tra regione e regione.

La concentrazione più elevata è stata trovata in Germania con 0,46 mg/kg e 13,5 pesticidi diversi in ogni campo.
Poco meglio hanno fatto Danimarca e Belgio mentre le coltivazioni meno “contaminate” sono risultate quelle di Serbia e Ungheria con 0,02 mg/kg.

Un problema per la salute umana e ambientale

L’aumento dell’uso dei pesticidi nel grano migliora la produzione ma rischia di distruggere l’ambiente e di avere notevoli impatti negativi sulla salute umana.

Questo perché, secondo gli esperti, soltanto il 15% dei pesticidi usati raggiunge il bersaglio, mentre il restante 85% si disperde nell’aria e va a inquinare il suolo e le falde acquifere.
Una situazione che mette quotidianamente a repentaglio gli ecosistemi e la biodiversità e che rischia di creare parassiti sempre più resistenti.

Senza contare che i residui dei pesticidi possono tranquillamente entrare nell’alimentazione umana, aumentando il rischio di patologie neurodegenerative, cardiovascolari ed endocrine.

I pesticidi abbondano anche nell’agricoltura biologica

L’altra brutta notizia è che le coltivazioni biologiche hanno lo stesso problema. Nei campi coltivati in regime bio sono stati rilevati 35 pesticidi, e soltanto uno di essi è autorizzato dalle normative vigenti.

La scoperta di questa contaminazione pone due ulteriori interrogativi: la persistenza dei pesticidi nei campi tradizionali riconvertiti all’agricoltura biologica e il trasferimento di sostanze nocive tra tipologie di campo diverso.

Una possibile via d’uscita

Lo studio spagnolo lancia una sfida importante all’intero settore dell’agricoltura: la necessità di coniugare le esigenze di mercato con prodotti rispettosi dell’ambiente e non pericolosi per l’uomo.

La buona notizia è che alcune alternative ai pesticidi esistono già e sono i bioinsetticidi, i prodotti “protettivi” di origine vegetale e le colture di microrganismi benefici in grado di depurare i terreni e proteggere le piante. Ma questo potrebbe non bastare.

Servono anche politiche di più ampio spettro come la promozione di pratiche agricole meno impattanti sul suolo, l’incentivazione della rotazione delle colture e la spinta per una riduzione complessiva delle lavorazioni.

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