Putin spinge il prezzo del petrolio: il greggio risale, i motivi

Violetta Silvestri

07/09/2022

07/09/2022 - 12:42

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Petrolio sull’altalena: pesa il fattore Putin sul greggio, che registra un aumento dei prezzi dopo la nuova minaccia del presidente russo. Il settore energetico resta sotto osservazione.

Putin spinge il prezzo del petrolio: il greggio risale, i motivi

Il petrolio torna a salire, a causa della minaccia che la Russia abbandoni i suoi contratti di fornitura energetica, invertendo le perdite di inizio sessione, quando i prezzi sono scesi ai minimi da quando Mosca ha invaso l’Ucraina.

Nello specifico, Vladimir Putin ha sottolineato che il suo Paese non fornirà carburante se verranno introdotti limiti di prezzo alle esportazioni della nazione.

Il greggio West Texas Intermediate ha spazzato via un calo fino al 2,1% per scambiare al rialzo. I commenti di Putin seguono la dichiarazione di intenti del G7, che ha accettato di sostenere un tetto massimo del prezzo del petrolio per gli acquisti globali di greggio russo.

Prezzo del petrolio in rimonta: effetto Putin e non solo

Alle ore 12.32 circa, i future sul Brent scambiano a 93,44 dollari al barile, con un rialzo dello 0,66% e il WTI a 87,38 dollari al barile, +0,87%.

Il petrolio sta rimontando. All’inizio della sessione, il greggio è sceso al livello più basso da gennaio, poiché un’impennata del dollaro ha pesato sugli asset rischiosi, dalle azioni alle materie prime. L’ascesa della valuta rende il petrolio più costoso per gli acquirenti al di fuori degli Stati Uniti.

Il greggio ha avuto un inizio morbido a settembre, estendendo una serie di tre perdite mensili, che è la più lunga in oltre due anni. Con le banche centrali che alzano i tassi per reprimere l’inflazione, gli investitori temono che le economie possano cadere in recessione. In Cina, il contenimento dei virus sta smorzando la domanda, con centri da Chengdu a Shenzhen che estendono i blocchi o adottano controlli sui movimenti.

I prezzi del greggio hanno ampiamente perso lo slancio fornito lunedì dalla decisione dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati di ridurre la produzione, una mossa sostenuta dall’Arabia Saudita.

Ora, però, sta nuovamente cambiando il vento, almeno temporaneo. Il prezzo è rimbalzato dopo che il presidente Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia smetterà di fornire gas e petrolio se verranno imposti limiti di prezzo alle risorse energetiche russe.

Gli analisti si aspettano già che l’offerta di petrolio sarà limitata per l’ultimo trimestre dell’anno.

“L’interruzione del rilascio dalla SPR (riserva strategica di petrolio) degli Stati Uniti, unita all’attuazione di un embargo dell’Ue sul greggio russo, ha le carte in regola per una crisi globale dell’offerta questo inverno”, ha affermato l’analista di PVM Stephen Brennock.

Ad aggiungere ulteriore supporto sono state le aspettative di scorte petrolifere più restrittive negli Stati Uniti. Si prevede che le scorte di greggio statunitensi siano diminuite per la quarta settimana consecutiva, in calo di circa 733.000 barili nella settimana fino al 2 settembre, secondo un sondaggio preliminare di Reuters mostrato martedì.

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