Mercati: le conseguenze di una (possibile) guerra tra Cina e Taiwan

Tommaso Scarpellini

12 Aprile 2023 - 16:36

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I rapporti tra Cina e Taiwan si fanno sempre più tesi, a rischio la stabilità geopolitica dell’Asia orientale. Quali sarebbero le conseguenze di un conflitto sulla borsa e sull’economia mondiale?

Mercati: le conseguenze di una (possibile) guerra tra Cina e Taiwan

Nella giornata di martedì, la Cina ha completato le esercitazioni militari nelle vicinanze di Taiwan. Sono durate tre giorni e durante la domenica di Pasqua sono stati avvistati cacciabombardieri cinesi e navi da combattimento nei pressi dell’isola per simulare un attacco combinato. In risposta, gli Stati Uniti hanno mostrato la propria presenza nel mare cinese col fine di assicurare il passaggio nei pressi delle esercitazioni. Ciò ha provocato un certo allarmismo in Cina in quanto secondo il governo cinese quella è una zona di propria competenza. Uno scontro di questa portata comporterebbe con ogni probabilità l’inizio di un profondo conflitto globale.

Queste movimentazioni hanno creato preoccupazione anche in Giappone. Non a caso, il ministro della Difesa giapponese Yasukazu Hamada, nonostante non si sia ancora ufficialmente schierato, non ha espresso un giudizio di favore riguardo le scelte fatte dal governo cinese. Il sostegno arriva invece chiaro dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, il quale ha dichiarato che la Cina ha diritto di rispondere alle azioni provocatorie diretta da Washington.

Cosa potrebbe comportare un peggioramento delle relazioni geopolitiche globali in borsa?

Le conseguenze di uno scontro fra Cina e Taiwan su economia e mercati

In caso di aggravamento del conflitto si innescherebbero diverse incertezze e possibili conseguenze a livello economico, politico e sociale. Le preoccupazioni riguardano le possibili ripercussioni sul commercio internazionale, sui prezzi delle materie prime e sulla stabilità geopolitica dell’Asia orientale.

L’effetto sulle borse potrebbe naturalmente variare a seconda dell’evoluzione degli eventi, delle risposte politiche e militari degli altri Paesi. Naturalmente sarebbe possibile aspettarsi un’immediata reazione negativa, con una caduta dei mercati finanziari a livello globale, come accaduto per l’invasione della Russia in Ucraina. In parallelo, potrebbe verificarsi anche un nuovo aumento dei prezzi delle materie prime, come il petrolio e il gas naturale.

La Cina è diventata un partner commerciale sempre più importante per l’Europa negli ultimi decenni e, come confermato da dal presidente francese Macron, non è interesse dell’Ue accelerare la crisi. La Cina è uno dei maggiori investitori esteri in Europa, con investimenti concentrati soprattutto nel settore dell’energia, dei trasporti e della tecnologia, senza considerare che l’Europa importa molti beni dalla Cina, come prodotti elettronici e di prima necessità.

Allo stesso modo, Taiwan ricopre un ruolo centrale nelle catene di approvvigionamento globali e l’interruzione di quest’ultime comporterebbe squilibri fondamentali nell’industria dei semiconduttori e di altri prodotti ad alta tecnologia.

In sintesi, i settori da monitorare con attenzione in caso di aggravamento del conflitto sarebbero il tecnologico e degli energetici.

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