Pittoni: “Ecco il programma della Lega per far ripartire la scuola italiana”

Simone Micocci

02/03/2018

02/03/2018 - 14:21

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Mario Pittoni (LEGA) traccia il futuro della scuola italiana: “Serve un buon meccanico che faccia ripartire la macchina”.

Pittoni: “Ecco il programma della Lega per far ripartire la scuola italiana”

A poche ore dalla chiusura della campagna elettorale per le elezioni politiche, Money.it ha intervistato Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega.

Pittoni, da sempre favorevole all’introduzione del “domicilio professionale” degli insegnanti, ha fatto chiarezza sul programma Istruzione della Lega e del Centrodestra, indicando i provvedimenti necessari per far ripartire la “macchina” della scuola italiana, impantanata a causa delle ultime riforme.

1) Ringraziamo Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega, per aver accettato di rispondere alla nostra intervista. La prima domanda che vorrei farle è la seguente: quando mancano pochi giorni alle elezioni politiche è soddisfatto di quella che è stata la campagna elettorale del Centrodestra - in particolare della Lega - per quel che riguarda il tema dell’Istruzione? Personalmente crediamo che per la maggior parte dei leader politici questo tema sia passato in secondo piano, qual è la sua opinione in merito?

Per quanto riguarda la Lega direi che è successo il contrario. Con il segretario federale Matteo Salvini ci siamo mossi in sintonia, sempre sul pezzo, generando nuova attenzione ai temi dell’istruzione.

2) Parliamo del programma scuola del Centrodestra; secondo lei qual è - nel caso di una vostra vittoria naturalmente - il primo provvedimento che il Governo dovrà approvare per riformare la scuola italiana?

Negli ultimi decenni praticamente ogni Ministro ha voluto la sua “piramide”, una riforma che portasse il suo nome. Operazioni quasi mai arrivate a regime, che si sono accavallate una sull’altra. Il risultato è che ora la macchina è impantanata e il primo compito sarà farla ripartire.

Per il dopo le idee non mancano. Come, per esempio, i concorsi su base regionale, che avranno principalmente il compito di prevenire disastri come quello dell’altro anno, quando 250 mila insegnanti - quasi un terzo dell’intero corpo docente - si sono spostati sul territorio, mettendo in difficoltà 2 milioni e mezzo di studenti (meno continuità didattica si traduce in più fallimenti scolastici).

Il “domicilio professionale” consentirà di scegliere in totale libertà la regione dove proporsi, visto che gli stipendi attuali non consentono più di gestire trasferte di centinaia di chilometri da dove si hanno affetti e interessi. Una volta chiarito che in ambito regionale il confronto sarà a pari condizioni, il candidato orienterà la valutazione di dove concorrere, anche sulla base del proprio grado di preparazione in rapporto alla qualità media degli altri iscritti e dei posti disponibili, innescando un meccanismo virtuoso ispirato ai principi del federalismo.

3) La maggior parte degli insegnanti voterà contro il Partito Democratico colpevole - secondo loro - di aver approvato una delle riforme peggiori della scuola italiana, ossia quella prevista dalla Legge 107 del 2015. Si ripete quindi lo stesso malcontento che ha seguito l’approvazione della Riforma Gelmini da parte dell’ultimo Governo guidato da Silvio Berlusconi, formato in parte anche dalla Lega. Qual è il suo parere su questa riforma?

La Gelmini è rimasta vittima dei tagli imposti dalla crisi finanziaria che stava arrivando dagli Stati Uniti e della quale stiamo ancora patendo le conseguenze. L’errore più grosso di Renzi, invece, è stato di aver calato la sua riforma dall’alto, facendo parlare tutti ma senza ascoltare nessuno. Un disastro in parte evitabile, se solo il segretario del Partito Democratico avesse prestato attenzione ad alcuni nostri suggerimenti, che credo non abbia preso in considerazione solo per motivi di “immagine”.

4) Se la coalizione di Centrodestra dovesse vincere le elezioni del 4 marzo prossimo riuscendo ad ottenere abbastanza seggi elettorali da governare il Paese, Berlusconi, Salvini e la Meloni si metteranno a tavolino per decidere la formazione del nuovo Governo. Qual è secondo lei il profilo ideale per guidare il Ministero dell’istruzione?

Più che un uomo (o una donna) “simbolo”, credo che in questa fase serva una figura che conosca la “macchina” ministeriale, tutt’altro che semplice, e sappia confrontarsi con la struttura senza per questo sentirsi “sminuita”. Qualsiasi progetto richiede che prima il “veicolo” si rimetta in movimento...

5) Vincendo le elezioni comunque non sarà semplice far coincidere le vostre intenzioni (parlo della Lega) con quelle delle altre componenti della coalizione (Forza Italia su tutte). Ad esempio lei è da sempre favorevole all’introduzione del domicilio professionale del docente; pensa che dall’altra parte ci sia lo stesso entusiasmo in merito? Riassumendo: lei crede che per quanto riguarda il futuro della scuola italiana ci sia una visione univoca all’interno del Centrodestra? Se sì quale?

Quando l’ultimo Governo di Centrodestra fu ricacciato all’opposizione, l’allora Ministro dell’Istruzione (di Forza Italia) aveva già manifestato disponibilità per il nostro progetto di aggiornamento dei meccanismi di reclutamento del corpo docente. E aperture c’erano state anche da parte delle forze sindacali: Cisl, Uil, Snals, Gilda. Solo la Cgil non si era esposta, ma senza mettersi di traverso.

Riconoscendo in un certo qual modo lo spessore della proposta...

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